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Caserta – Arriva in città il trash della De Crescenzo ed esce il mito di Vanvitelli, portato, suo malgrado, ad Ancona.

Caserta – quest’anno ricorrono i 250 anni dalla morte dell’illustre architetto Luigi Vanvitelli ovvero colui che ha realizzato il progetto della Reggia di Caserta oltre a centinaia di altre opere minori dando vita allo stile vanvitelliano. Architetto nel Regno delle due Sicilie, Vanvitelli fu chiamato da Re Carlo di Borbone a realizzare un’opera che potesse segnare l’avvio di un periodo di rinascita politica, di forza economica e di sviluppo culturale. Qualcosina (il Lazzaretto), Vanvitelli l’ha realizzata anche ad Ancona divenuta inspiegabilmente la città guida e capofila delle celebrazioni. Qui, oltre al Convegno internazionale voluto in maniera ferma dalla direzione della Reggia, si sono create alcune attività collaterali, al punto da far nascere un articolo che cita Ancona come “la città di Vanvitelli”. Eppure Vanvitelli è nato a Napoli ha lavorato a Roma e ovunque, ma a Caserta ha realizzato le opere più importanti della sua vita. La Reggia è unica al mondo per bellezza e fu voluta dai Borbone a Caserta per superare quella di Versailles. Qui in città Vanvitelli ha voluto essere seppellito. Qui c’è stata la sua casa inizialmente individuata in un palazzo diverso da quello della residenza attigua alla Chiesa di Sant’Elena dove, attraverso un finestrino, era autorizzato all’ascolto della Messa, visto che era impedito al movimento da una artrite reumatoide invalidante. Vero è che “nessuno è profeta in Patria”. Ma il detto per il famoso architetto della Reggia è ricorso mille volte, come dire che per Caserta è quasi sempre stato un estraneo, un parente lontano, uno di cui si dice, ma forse è meglio evitare. Chissà perché? Finisce che l’amministrazione comunale, non solo non ha avuto la forza di contrastare le iniziative della direzione della Reggia, ma ha fatto sì che la parte più importante degli eventi celebrativi venissero svolti ad Ancona che non ha l’impronta del genio vanvitelliano che solo Caserta può vantare. L’amministrazione non ha avuto la volontà di organizzare un solo evento per celebrare i 250 anni dalla morte di questo grande architetto che ha solo colpa di aver accettato un incarico e di averlo realizzato in maniera geniale tanto da regalare a Caserta edifici e possedimenti che le conferissero la struttura di città.

Al vuoto sul piano storico e culturale, generato dalle scelte dell’amministrazione corrisponde (risultando già autorizzato) un concerto trash di tiktoker e neomelodici napoletani che si dovrà tenere il prossimo 22 ottobre nell’area mercato della città. Un concerto addirittura a pagamento che va a diffondere, soprattutto tra i più giovani, l’immagine di un Sud volgare e lontano da qualsiasi idea di cultura. Un contrasto assurdo tra una città che si abbandona alla leggerezza di una frivolezza inopportuna e limitata ad un apparire vano e inutile nascondendosi dietro al luogo comune del “così va di moda” a totale discapito di chi studia, approfondisce, lavora esercitando qualsiasi mestiere o professione ma difendendo la propria dignità. Stili di vita e facili guadagni che annientano quanto di buono c’è e che minano le fondamenta etiche della città. Finisce così che Vanvitelli diventa l’altra notizia, l’elemento pesante perché fa pensare e avrebbe richiesto un comitato scientifico per l’organizzazione per celebrarlo adeguatamente, mentre è più facile concedere ad altri, in modo irriverente, un pezzo importante di storia e di prestigio tutto casertano e rendere Ancona la città vanvitelliana che non è.
E se allora Ancona è la città di Vanvitelli, Napoli è la città di Pulcinella e Caserta è mai possibile che sia diventata la città del trash?

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