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PORTICO DI CASERTA – Clan Bifone, decreto di fermo per fretello e moglie del boss

PORTICO DI CASERTA. Dalle prime ore dell’alba in provincia di Caserta è in corso un’altra operazione nei confronti del clan camorristico “Bifone” operante in Portico di Caserta e Comuni limitrofi, condotta dai Carabinieri della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere, coordinati dalla Procura di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, che ha emesso un decreto di fermo nei confronti di BIFONE Nicola (fratello di BIFONE Antonio, capo omonimo clan, attualmente detenuto al regime del 41 bis) considerato l’attuale reggente della consorteria criminale, e DI CAPRIO Giuseppina moglie di BIFONE Antonio. I soggetti tratti in arresto sono responsabili a vario titolo di reati di usura ed estorsione aggravati dall’art. 7 L.203/1991.

In particolare l’attività investigativa ha evidenziato in maniera chiara ed inequivocabile un’attività usuraria ed estorsiva, particolarmente virulenta e con le caratteristiche tipiche dell’aggravante di cui all’art. 7 della Legge 203/91, posta in essere dai due arrestati odierni.

La fonte principale di prova per i reati oggetto di imputazione è costituita dalla denuncia sporta presso il comando Stazione Carabinieri di Macerata Campania da una vittima che, per problemi economici connessi alla sua attività professionale, denunciò di essersi rivolto ai fratelli BIFONE, Antonio e Alfredo, per un prestito di decine di migliaia di euro, che gli fu concesso applicando alla somma prestata un tasso usuraio mensile.

Dalla successiva attività investigativa emergeva che la vittima, non potendo essere contattata da BIFONE Antonio ed Alfredo poiché detenuti, è stata più volte minacciata sia dalla DI CAPRIO Giuseppina che da BIFONE Nicola, che lo convocava “manu militari” per pressarlo sulla restituzione dei soldi.

I soggetti oggi colpiti da provvedimento, approfittando ovviamente anche del fatto di appartenere alla consorteria criminale di Portico di Caserta, famiglia camorristica da sempre affiliata al clan dei “Belforte di Marcianise”, pretendevano la restituzione del denaro con l’aggiunta di un interesse usuraio mensile piuttosto elevato sulla somma prestata, non mancando di utilizzare minacce nei confronti della vittima allorquando non era in grado di restituire quanto pattuito nei tempi concordati.

Nel corso delle operazioni sono inoltre state eseguite anche perquisizioni a soggetti contigui alla citata consorteria criminale a seguito delle quali è stata rinvenuta documentazione utile alle indagini e 4.600 euro in contanti.

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