ALIFE – La chiesa è mia e qui comando io! Il vescovo chiude la chiesa dei ribelli di Totari. Così, la prossima volta, impareranno, avrà pensato, a mettersi contro un “ministro di Dio”. Ma la chiesa non è la casa di tutti? La chiesa non è la casa di Dio capace di accogliere tutti, anche i peccatori più gravi? La chiesa non dovrebbe proprio servire a unire? Perché il vescovo – Don Valentino Di Cerbo – non va a Totari e scambia con tutti quel classico segno di pace che ogni giorno, durante qualsiasi messa, si usa scambiare? Altro che segno di pace, Di Cerbo, ha inteso mettere le cose in chiaro: se non vi sta bene quello faccio allora ecco la mia punizione: chiesa chiusa e messa solo la domenica alle 10e30. Così imparate.
Eppure da un ministro di Dio, da un pastore di anime ti aspetti ben altro; ti aspetti segni evidenti di bontà, di fratellanza e di comprensione. Invece arrivano atti d’imperio, richieste di scuse, minacce “a bibbia armata”. Insomma è proprio vero: fra il dire e il fare ci passa il mare. E’ facile, infatti, predicare fratellanza, umiltà, opere buone, altruismo. Attuarle è ben altra cosa.
Sembrano cose (fratellanza, umiltà, altruismo), delle “sciocchezze” che possono permettersi solo certi preti, magari colombiani. Chi comanda, non può farlo. Chi comanda, anche nella casa di Dio, non può permettersi “debolezze”, ed è “costretto” a soffocare sul nascere anche la più piccola ed innocente delle “rivolte”. E che serva da esempio per altri, non si sa mai!
Tagsalife chiesa chiusa a totarei diocesi alife caiazzo don ovidio totari valentino di cerbo vescovo di cerbo
Guarda anche
ALIFE – Giovane travolto dal trattore dell’amico: migliorano le condizioni di Giovanni
ALIFE – Le notizie che giungono dall’ospedale di Piedimonte Matese sono buone e riempiono di …
Ma che vada a zappare.Parassita.
se fosse x me il tizio vestito di rosso potrebbe anche fare i bagagli subito
Questo è un altro esempio di religiosità ( fare i dispetti a chi non ubbidisce al “capo”).