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CASTEL DI SASSO – Droga, scoperta e sequestrata piantagione di cannabis sativa

forestale

CASTEL DI SASSO – Durante un ordinario servizio di controllo del territorio finalizzato alla prevenzione dei reati ambientali, il personale del Comando Provinciale di Caserta, unitamente al personale delle Stazioni forestali di Formicola, Calvi risorta e Caserta, rinveniva in un bosco ceduo n. 136 piante di sostanza stupefacente, Cannabis Sativa. Alle prime luci dell’alba i dieci forestali, coordinati direttamente dal Comandante Provinciale di Caserta, Ing. Michele Capasso, si portavano in località “Querceto Monte Maiulo” sita nel comune di Castel di Sasso e procedevano alla perlustrazione del versante collinare di superficie pari a circa sette ettari. La zona, impervia e scoscesa, ha creato non poche difficoltà al personale impegnato, che ha dovuto “rastrellare” con accuratezza l’area di interesse avendo cura di selezionare le varie essenze vegetali ivi presenti che, in questo periodo dell’anno, sono in una stato vegetativo particolarmente rigoglioso. Ad un certo punto,  lungo la parte di bosco esposta a sud, gli agenti rinvenivano 136 piante di cannabis poste a dimora in ordine sparso nei sette ettari di bosco, abilmente occultate tra specie di bassa macchia mediterranea, rovi e sterpi, tipiche di quell’areale. Si procedeva, pertanto, ad estirpare tutte le piante rinvenute ed al sequestro probatorio delle stesse. Va precisato che nel corso di svolgimento delle attività, gli uomini del Corpo forestale dello Stato, munititi di attrezzature avanzate, mediante apparecchiatura GPS,hanno individuato l’esatta posizione della piantine, riuscendo ad ottenere una visione satellitare dell’area boscata. Attraverso il Sistema Informativo della Montagna –S.I.M., programma di elaborazione dati in uso al Corpo Forestale, le coordinate rilevate, sono state riportate su ortofoto ed è stato individuato il proprietario dell’area che, dalle prime ricostruzioni, sembrerebbe estraneo ai fatti. Si continua ad indagare e non si esclude alcuna pista.

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3 commenti

  1. Cannabis Sativa, la canapa legale da coltivare

    Il 2013 è stato in Italia l’anno della riscoperta di un’antica coltivazione, quella della canapa. Da nord a sud sono stati numerosi gli agricoltori che hanno deciso di convertire i loro terreni a questa coltura. Ad Asti si coltiva addirittura a scuola. La canapa in questione non ha nulla a che fare con la sua più famosa cugina al centro dei dibattiti pubblici e della cronaca. La canapa di cui si sta parlando è la “Cannabis Sativa”, detta canapa da fibra o canapa industriale. La sua coltivazione in Italia è legale dal 1998, perché a basso tenore di THC (inferiore allo 0,2%). «Nel nostro Paese la coltivazione della canapa era conosciuta già nell’Età del Bronzo. Fino agli anni ’40 del Novecento se ne coltivavano circa 100.000 ettari e le varietà italiane erano le migliori al mondo in termini di qualità e produttività» ripercorre Cesare Quaglia, di Assocanapa Coordinamento Nazionale per la Canapicoltura.
    «La sua coltivazione è stata abbondonata negli anni ’50 a causa della concorrenza delle fibre sintetiche – spiega Quaglia – Con un importante sforzo queste varietà sono state ri-costituite e moltiplicate e oggi la canapa è stata re-introdotta nell’agricoltura italiana Assocanapa da alcuni anni sta cercando di riproporla come risorsa per un’agricoltura naturale ed innovativa, come occasione di sviluppo delle imprese in svariati settori e come strumento per recuperare terreni abbandonati.
    La canapa è, infatti, una pianta versatile che può essere utilizzata in diversi settori: dal tessile all’edilizia (è un ottimo isolante), dalla cucina (semi, olio e farina sono considerati un “vaccino nutrizionale” grazie ai suoi principi) alla riconversione di terreni inquinati.
    La canapa è, inoltre, una pianta sostenibile dal punto di vista ambientale perché è una risorsa rinnovabile, coltivabile laddove si sono abbandonati terreni, e dal punto di punto di vista economico e sociale perché è una coltivazione redditizia che offre un’opportunità di sviluppo per il territorio.
    «È una coltivazione che si adatta a quasi tutti i tipi di terreni. Difende la biodiversità, cattura CO2 non neccessita di irrigazione, antiparassitari e diserbanti. Le piante di canapa crescono, infatti, più velocemente delle infestanti, lasciando il terreno totalmente diserbato. Ottima per l’avvicendamento colturale, s’inserisce facilmente nelle pratiche agro-meccaniche delle aziende agricole».

    Attualmente la canapa è presente in quasi tutti i continenti: Canada, Cile, Cina, Australia, Nuova Zelanda e Marocco. In Europa è coltivata soprattutto in Francia e Germania (circa 15.000 ha). In Italia nel 2013 Assocanapa ha promosso coltivazioni dalla Valle d’Aosta al Friuli passando per la bassa padana, il cento Italia dalla Toscana all’Abruzzo fino alla Puglia. Ci sono coltivazioni sperimentali nella Valle del Fucino, in Piemonte, in Calabria, Basilicata e Sicilia, anche in Sardegna nel Sulcis.
    «Esistono coltivazioni praticamente in quasi tutte le regioni d’Italia – continua Quaglia – Dopo anni di sperimentazione siamo all’esordio della filiera agricola italiana. Possiamo dire che il 2013 sia stato l’anno della canapa».
    Una dimostrazione dell’interesse è data dalla grande partecipazione ai convegni che Assocanapa ha organizzato in tutta Italia dall’inizio dell’anno. Uno degli ultimi è stato ospitato a Palazzo Canavese, in provincia di Torino, dove hanno partecipato oltre 100 persone tra cui molti sindaci della zona.
    E proprio nel Canavese diverse aziende locali si sono impegnate a seminare nella primavera-estate 2014 la canapa sui loro terreni per un totale di circa 20 ettari.
    Ma non sono solo gli agricoltori a mettersi in gioco con questa coltura. Ad Asti cinque diplomandi dell’Istituto Agrario Penna hanno deciso di dedicarsi alla coltivazione di alcune piantine di cannabis nel laboratorio della scuola. Obiettivo: scrivere una tesina di maturità sulla storia di questa pianta e sulle sue applicazioni nei settori della bioingegneria, della bioedilizia e della produzione di materiali riciclabili per l’industria automobilistica.

  2. Al via la prima semina di cannabis legale in Puglia.
    Cannabis sativa.
    La rivoluzione antiproibizionista parte dalle campagne della località Chiesa Nuova, frazione di Polignano a Mare (BA). Una delle piante storicamente più utili e produttive delle nostre terre, torna ad essere piantata con il bene placido delle istituzioni, grazie ad un progetto dell’associazione CanaPuglia, che ha vinto l’ultimo bando dei Bollenti Spiriti 2010, una dei tanti successi del buon governo pugliese di Nichi Vendola, grazie al progetto della pizza con farina di cannabis, alimento consigliato anche ai celiaci.La piantagione di Canapa servirà a sensibilizzare le scuole ed il territorio sulla cultura sostenibile, dato che da questa pianta possono esere prodotti tessuti, farmaci, combustibile, materiali da costruzione, carta, energia, alimenti e molto altro. Si tratta di canapa sativa certificata, che contiene la sostanza psico-attiva ma nei limiti imposti dall’Unione Europea, e non c’è rischio che tale prodotto arrivi fra le mani di spacciatori e consumatori. Claudio Natile e Carmine Campaniello, anime e responsabili di questo progetto affermano: «Dobbiamo passare prima per la coltivazione per poi arrivare alla trasformazione. Non essendoci la possibilità in Puglia di trattare la canapa, la nostra priorità è quella di porre le basi perché questo avvenga. L’intento è passare alla coscienza tramite la conoscenza».In uno tzunami di cattive notizie, finalmente un raggio di sole… «in Puglia si semina il futuro».

  3. Orfido Canestri

    Distruggere una pianta per i suoi derivati è come distruggere la vite perchè ci si fa il vino, il luppolo perchè ci si fa la birra, la noce perchè ci si fa il nocino, l’orzo perchè ci fa il wisky, o l’agave perchè ci si fa la tequila e che messi insieme fanno centinaia di morti l’anno (la canapa ZERO!)
    Ed è un paradosso che la forestale scopra una piantina di pochi cm e non veda la devastazione della pineta di Raviscanina di alberi alti trenta metri sotto gli occhi di tutti e vergogna della COMODITA’ montana del matese, con tutti i rischi per incendi ed incolumità della gente che ne conseguono. Evidentemente fanno più rumore poche piantine ine ine che una foresta che muore e quindi si guarda solo dove ci si può guadagnare l’articoletto roboante su qualche blog o su qualche giornale locale per fare un pò di passerella a buon mercato.
    In tutto questo: povere piante, qualunque esse siano, canapa compresa, perchè sono anch’essa è opera di DIO!