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Riardo – Spionaggio a Ferrarelle: nuova denuncia contro la “postina”. Il giudice deciderà l’accorpamento

Riardo – Lo scandalo dello spionaggio a Ferrarelle si amplia. A carico della “postina” riardese grava una nuova denuncia presentata dal sindacalista licenziato. Nella prima udienza del processo il difensore della vittima (il sindacalista licenziato) ha chiesto al giudice di accorpare nel procedimento in corso anche quella denuncia. Il difensore di Angela Montalto si è opposto. Il giudice si è riservato la decisione, riserva che sarà sciolta nella prossima udienza fissata a dicembre 2023.
Avrebbe, in sintesi, consegnato la registrazione di una conversazione ai vertici dell’azienda, probabilmente, senza ponderare troppo sulle conseguenze della sua azione. Angela Montalto, poco più che 40enne, è accusata di aver violato l’articolo 617 septies e 371 ter del Codice Penale. E’ stato il Pubblico Ministero Camerlingo della Procura di Santa Maria Capua Vetere, a decretare il rinvio a giudizio della ex dipende di Ferrarelle accusandola (617 septies) del reato “… al fine di recare danno all’altrui reputazione o immagine, diffonde con qualsiasi mezzo riprese audio o video, compiute fraudolentemente, di incontri privati o registrazioni, pur esse fraudolente, di conversazioni, anche telefoniche o telematiche, svolte in sua presenza o con la sua partecipazione…”. Inoltre Montalto è accusata (371 ter)  di “… aver fornito false dichiarazioni durante un interrogatorio…”. La Ferrarelle è stata individuata come parte offesa nel processo che partirà nei primi giorni del prossimo ottobre e che nasce proprio da una denuncia presentata dall’azienda di proprietà della famiglia Pontecorvo.
Angela Montalto è stata licenziata diversi mesi fa; avrebbe avuto un ruolo chiave nell’intera vicenda – intrigata e per molti versi strana – che ha portato anche al licenziamento di Luigi Cipro,  sindacalista RSU dello stabilimento riardese di Ferrarelle. Montalto afferma di aver ricevuto un importante documento relativo ai massimi vertici di Ferrarelle. Senza un attimo di esitazione avrebbe portato quel materiale all’azienda, innescando così la “bomba”. L’amletico dubbio è: la dipendente postina è stata coinvolta per caso? Oppure fa parte di una strategia ben precisa ordita per colpire il sindacalista di Calvi Risorta?

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