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IL CASO – Guerre e profughi: i due volti della Polonia, l’ipocrisia dell’Europa e lo show dei sindaci

Tutti con i profughi Ucraini, ormai in tv, sui media e sui social non si parla d’altro. Ci sono loro, quelli che scappano dalla follia di una guerra voluta dalla Russia ma “stuzzicata” a dovere dagli Americani che avevano l’unico obiettivo di piazzare missili e armamenti a pochi centimetri dal confine russo. La Polonia sta recitando, in questo caso, il ruolo di salvatore accogliendo e rifocillando i profughi ucraini. E sulla stessa linea tanti paesi europei fra cui l’Italia che è pronta ad ospitare rifugiati. Una “tendenza” che ha investito tanti sindaci di tanti paesi italiani. Prima hanno fatto la corsa per condannare, attraverso consigli comunali, l’aggressione sovietica all’Ucraina, ora fanno a gara per chi accoglie più profughi.  Giusto, giustissimo.
Ma dove erano tutti quanti, dove era l’Europa, dove era l’Italia e dove erano tutti questi sindaci che ora mostrano un grande cuore, quando migliaia per profughi venivano ammassati al freddo proprio ai confini polacchi? Quelli erano civili da “macellare”? Quelli erano profughi di serie B? Che fine hanno fatto? Purtroppo stanno ancora lì, nel silenzio totale del mondo. E muoiono di stenti e di freddo.
Ora, alle frontiere della Polonia i profughi ucraini vengono giustamente fatti passare. E gli altri? Niente. Quelli che scappano da guerre che non consideriamo “nostre” rimangono respinti. Nel silenzio complice di Europa e Italia. Per loro i sindaci non hanno fatto consigli comunali, nè proclami d’accoglienza.
La Polonia appare a tutti il paese buono che “salva vite umane”. Conviene sapere, però, che la Polonia è quello stesso Paese che con l’assenso dell’Ue ha approvato la legge sui “push-back” illegali, quella dei respingimenti, quella dello stato di emergenza al confine con la Bielorussia per impedire l’azione degli operatori umanitari e dei giornalisti che denunciano ripetute aggressioni dalle forze armate polacche. La Polonia è il Paese che lascia uomini, donne e bambini a ghiacciarsi nei boschi senza acque né cibo, che li rinchiude in centri di detenzione illegali dove non possono incontrare operatori umanitari e avvocati. Sono quelli che stanno costruendo una barriera al confine (tra l’altro distruggendo la foresta Białowieża, patrimonio Unesco). Sono gli stessi che hanno lasciato morire al confine almeno 21 persone l’anno scorso.  Le organizzazioni umanitarie continuino a ricevere richieste di assistenza da persone che fuggono da conflitti armati che hanno luogo in altre parti del mondo, tra cui Siria, Yemen e Afghanistan. Incapaci di utilizzare le vie legali per entrare in Polonia, queste persone rischiano la vita nelle foreste di confine.  Il modo in cui sono stati accolti i rifugiati e i richiedenti asilo dall’Ucraina ha dimostrato che la Polonia è in grado di garantire la sicurezza delle persone che cercano protezione. Peccato che non lo ha fatto sempre, mostrandosi con altri persone bisognose di aiuto con la faccia peggiore. E anche l’Europa si è girata dall’altra parte.