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IL CASO – Sgominata banda di bracconieri, catturati illegamente 11mila uccelli protetti per 350mila euro di guadagno

IL CASO – Questa mattinata, al termine di una complessa attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, i militari della Sezione Operativa  Antibracconaggio e Reati a Danno degli Animali del Raggruppamento Carabinieri CITES e del Nucleo Carabinieri CITES di Napoli, coadiuvati nella fase esecutiva dai militari del Gruppo Carabinieri Forestali di Napoli e Latina e del Comando Provinciale di Napoli, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza emessa dal G.I.P. del Tribunale di SMCV avente ad oggetto n. 7 misure cautelari personali. I soggetti destinatari dell’ordinanza sono gravemente indiziati per il reato di associazione per delinquere, art. 416 c.p., per essersi stabilmente associati allo scopo di commettere una serie indeterminata di reati inerenti l ‘illecito commercio (ricettazione art. 648 c.p) sul territorio nazionale di avifauna protetta e particolarmente protetta dalla Convenzione di Berna, proveniente da illecita cattura (furto venatorio – artt. 624 e 625 cp).  La complessiva attività d’indagine ha consentito di disvelare un ampio commercio  illegale  d i  un numero cospicuo d i uccelli appartenenti a specie protette, che venivano  sistematicamente  catturati  da alcuni degli indagati in svariate parti dell’Italia meridionale, utilizzando metodologie illegali (trappole,  richiami acustici, etc), nonché successivamente custoditi presso depositi improvvisati, in condizioni di tale disagio da causare loro evidenti sofferenze, e infine venduti nel mercato clandestino sia a privati che a stabile nucleo di esercenti commerciali compiacenti, alcuni dei quali provenienti dall’Italia del nord. L’esecuzione dei provvedimenti cautelari costituisce l’epilogo di un’articolata attività di indagine, iniziata nel 2018, che ha  permesso di individuare i soggetti coinvolti, di delieare l’entità del fenomeno nonché di svelare l ‘esistenza di una ramificata compagine criminale. Gli associati, attraverso prelievi vietati e indiscriminati di migliaia di esemplari di volatili protetti e particolarmente protetti, alimentavano il mercato illegale sul territorio nazionale , di avifauna viva per finalità di richiamo e ornamentale, con relativo depauperamento della avifauna e conseguente danno ambientale rilevante in termini di perdita  di biodiversità e alterazioni delle relazioni esistenti tra le specie viventi e i loro habitat, causate dall ‘attività antropica illecita, con un pericolo per l’equilibrio dell’ecosistema e conseguente danno al patrimonio ambientale incalcolabile.  Alla  luce delle  attività  poste  in essere  e dei riscontri  avuti,  il fenomeno de quo appare  ben  radicato nel territorio campano. Il commercio dei fringillidi è un mercato molto florido in  quanto  gli  esemplari  migliori, ovvero i più canterini, hanno un  elevato valore di mercato. Il “modus operandi” adottato dai soggetti coinvolti nella indagine in oggetto ha evidenziato molte similitudini con quello messo in  pratica  in  altre  regioni  italiane,  vale  a dire  l’util izzo  in  contemporanea  di richiami naturali (con soggetti vivi di cattura) e artificiali (magnetici o elettronici) riproducenti il classico canto dei fringillidi (metodi vietati dagli a1tt. 21 e 30 della Legge 157/97), che posizionati a terra in prossimità di reti da uccellagione o reti in nylon, a volte con azionamento a scatto (vietate dagli a1tt. 21 e 30 della Legge 157/97) hanno lo scopo di attirare esemplari della specie. Solitamente, nel punto di insorgenza della fonte sonora è facile trovare anche della pastura per attirare ed abituare l’avifauna al luogo in cui poi verranno posizionate le reti; zone di pastura che variano dal fondo agricolo alle aree marginali dei boschi a secondo della specie da bracconare. Dalle attività tecniche svolte è emerso chiaramente, da parte degli indagati, una conoscenza profonda dei luoghi ove mettere  in atto la loro pratica  illecita e come tutti  i sodali abbiano frequentato costantemente  quei posti  in modo tale da predare,  la fauna selvatica aviaria e le specie protette  ricercate  sul mercato  clandestino. Gli attori  di  queste  azioni di  cattura  illegale della avifauna  erano disposti,  grazie ad  attrezzature, tempo e mezzi a disposizione, a raggiungere località molto distanti dalle loro residenze in un raggio di centinaia  di chilometri: sono state monitorate parate in  Calabria,  in  provincia  di Cosenza,  ma  anche  in provincia  di  Salerno ed in Puglia, soprattutto  in provincia di Foggia, e non ultima  la provincia di Potenza.  Gli elementi raccolti hanno  dimostrato l’esistenza di una rete di rifornimento dell’uccellagione verso il territorio   campano   e   il   Nord   Italia,   la   previsione    dei   mezzi   e   dei   veicoli   necessari   per    il   trasporto, l ‘individuazione  di un  luogo/deposito  dove le prede venivano  stoccate in attesa dei transiti,  l’esistenza di una rete di rifornimento interna in caso di necessità, la creazione di  vigilanza  e  di  macchine  vedetta  per  i  trasporti rilevanti e la possibilità che gli  animali  selvatici  venissero  inanellati  con  la  connivenza  di  professionisti (allevatori  e veterinari)  per  la creazione  della documentazione  a corredo  delle  successive  vendite. Dagli atti di indagine, in particolare dalle perquisizione e  sequestri e  dai servizi di osservazione ed intercettazione, sono emerse chiaramente i caratteri di un  accordo  criminoso  per  commettere  una  serie indeterminata  di  condotte  penalmente  rilevanti. In particolare, si denota una particolare cura e accortezza da parte dell’organizzazione durante gli spostamenti sia dei carichi di uccelli sia durante l ‘avvicinamento dei sodali ai depositi o luoghi di scambio attraverso l’utilizzo di auto staffetta e cortili riparati alla vista e facilmente tenuti sotto controllo. Le intercettazioni hano dimostrato, altresì, l’importanza della creazione di una rete  articolata  di fornitori e compratori e il costituirsi di una pluralità di gruppi, capaci di operare sia tra loro che con altri compratori, a volte carpendoli dalle altre organizzazioni.  I vantaggi di natura economica derivanti dal l’attività criminosa posta in  essere  erano  immediati  e diretti, favorendo e consol idando l ‘illecito arricchimento. Infatti dalle comunicazioni intercettate e dai sequestri effettuati è stato possibile stimare il numero di avifauna depredata intorno alle 2.750 unità per il periodo oggetto di indagine, che proiettato su base annuale arriva a quantificarsi in 11.000 esemplari ogni anno, con un giro di affari del traffico di avifauna selvatica quantificabile in circa € 350.000 anno.

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