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MIGNANO MONTE LUNGO – Muore dopo cura con cellule staminali, scatta la denuncia contro la clinica Villa Flora

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MIGNANO MONTE LUNGO –  Arriva da una clinica della provincia di Caserta un nuovo presunto caso che ricorda la vicenda Stamina è stato denunciato dalla moglie di un paziente di Roma, Fabio Petroni, 57 anni, deceduto il 28 gennaio scorso all’ospedale di Cassino in quanto affetto da Sla e da mieloma al terzo stadio. La donna, Antonella Albertini, ha presentato alla fine del 2013 denuncia alla Procura di Roma contro la clinica Villa Floria di Mignano Montelungo, accusando espressamente il direttore sanitario Giovanni De Luca di aver utilizzato «un trattamento con le cellule staminali» e di non aver mai consegnato le cartelle cliniche del marito.

«Il reato ipotizzato, per ora – afferma il legale della donna, Michele Figus Diaz – è l’omissione di atti d’ufficio per le cartelle. Vorremmo farle esaminare da nostri consulenti». Il professor Giovanni De Luca, interpellato dall’agenzia di stampa Ansa, nega ogni addebito. «A Villa Floria non abbiamo mai fatto trattamenti con le staminali e la signora lo sa bene. Negli ultimi mesi – prosegue il direttore sanitario di Villa Floria – abbiamo avuto quasi 10 controlli: sono venuti i Nas di Caserta e Roma, l’Asl, le commissioni dell’ospedale civile di Caserta da cui dipendiamo per il protocollo clinico. Nessun ci ha mai contestato nulla. Ripeto: siamo una clinica chirurgica regolarmente autorizzata e trattiamo Prp, ovvero plasma ricco di piastrine per problemi osteo-articolari».

La vicenda del trattamento clinico si intreccia poi con quella dei pagamenti; l’Albertini denuncia «spese mediche, che l’Asl non ha voluto pagare, per quasi 20mila euro; la beffa – spiega – è che dopo la morte di mio marito la clinica mi ha anche inviato un sollecito di pagamento». «È vero – spiega De Luca – non so esattamente a quanti ammonti il credito ma Petroni è stato ricoverato quasi sei mesi e la moglie non ha pagato». Oltre alla denuncia alla Procura la donna si è poi rivolta all’associazione «Viva la Vita Onlus», che ha diffuso la vicenda durante la Giornata Mondiale della Sla. «Siamo arrivati al dottor De Luca per passaparola il 29 agosto 2013 – racconta la moglie del 57enne – mio marito già non parlava, camminava con molta difficoltà, faticava a respirare ed era nutrito tramite Peg (alimentazione artificiale direttamente nello stomaco, ndr)». In aggiunta alla Sla Petroni aveva un mieloma avanzato che non lasciava nessuna speranza. «’Muove l’ugola! Tra sei mesi tornerà a parlarè: questo – prosegue la donna – ha riferito il medico alla prima visita e ci siamo aggrappati a questa unica speranza con tutte le nostre forze». Partono così le cure, in totale Petroni, tra un intervallo e l’altro resta ricoverato quasi sei mesi. «Effettuavano – spiega Antonella – un prelievo alla cresta iliaca e dopo un ‘certo trattamentò iniettavano il preparato sul collo e sulla colonna vertebrale. Con un laser a caldo, poi, bruciavano a punti tutta la schiena per aumentare – così dicevano – la produzione di cellule staminali». «Continuavano a somministrare – prosegue – questo composto di staminali alla gola di Fabio nonostante avesse le metastasi intorno alla trachea. Fabio continua a peggiorare, pesa 40 chili, ma per i medici di Villa Floria sta migliorando e le promesse si susseguono. A novembre dichiarano che si poteva togliere la Peg, così a dicembre Fabio avrebbe potuto mangiare da solo ma la situazione precipita nel breve volgere di un mese e Fabio muore tra le più indicibili sofferenze».

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