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CASERTA – Terra dei fuochi, il 98% del territorio è sano. Ancora una volta Carmine Schiavone si mostra inaffidabile

CASERTA –  Il 98% dei terreni monitorati da organismi scientifici accreditati e autorevoli risulta esente da rischi. Solo il 2% deve essere sottoposto ad azione di bonifica.  I dati pubblicati dal Governo dovranno essere resi pubblici nel dettaglio al più presto possibile, perchè, come dice giustamente la Coldiretti casertana, questi irresponsabili, a partire dal prete di Caivano, sempre alla ricerca di una telecamera che lo inquadri, hanno mandato per strada e ridotto alla semipovertà migliaia di agricoltori della provincia di Caserta. I risultati delle indagini tecniche per la mappatura dei terreni destinati all’agricoltura della regione Campania, nella cosiddetta Terra dei fuochi, hanno dato un risultato forse inatteso: il 98% dei terreni nei 57 comuni, della provincia di Napoli e Caserta, non è a rischio, le aree sospette sono solo il 2%, poco più di 9 chilometri quadrati di terreni agricoli.

In ogni caso oggi il ministero dell’Ambiente, Salute e Politiche agricolo hanno firmato il decreto che rende obbligatorie ulteriori analisi e nelle more blocca la vendita dei prodotti nei terreni più a rischio. Ecco nel dettaglio i risultati dell’indagine e cosa prevede il decreto.

I territori oggetto della mappatura sono 57 Comuni: 33 in provincia di Napoli, ovvero, Acerra, Afragola, Caivano, Calvizzano, Casalnuovo di Napoli, Casamarciano, Casandrino, Casoria, Castello di Cisterna, Cercola, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Giugliano in Campania, Marano di Napoli, Mariglianella, Marigliano, Melito di Napoli, Mugnano di Napoli, Napoli, Nola, Palma Campania, Pomigliano d`Arco, Qualiano, Roccarainola, San Giuseppe Vesuviano, Sant`Antimo, Saviano, Scisciano, Somma Vesuviana, Striano, Terzigno, Villaricca; 24 comuni in provincia di Caserta, ovvero Aversa, Carinaro, Casal di Principe, Casaluce, Casapesenna, Caserta, Castelvolturno, Cesa, Frignano, Villa di Briano, Gricignano di Aversa, Lusciano, Maddaloni, Marcianise, Mondragone, Orta di Atella, Parete, San Cipriano d`Aversa, San Marcellino, Sant`Arpino, Succivo, Teverola, Trentola-Ducenta, Villa Literno.

Conclusioni e risultati principali

E` stata realizzata una mappatura completa dei 1.076 kmq dei 57 Comuni prioritari: – Sono stati individuati 51 siti “per i quali risulta necessario prioritariamente proporre misure di salvaguardia per garantire la sicurezza delle produzione agroalimentare, per un totale di 64 ettari di suolo agricolo”; – E` stato messo a punto un metodo di lavoro ed un Gruppo di Lavoro che potrà replicare tale metodologia di indagine su qualsiasi altra area, nonché procedere agli ulteriori approfondimenti nell`area prioritaria; – E` stata realizzata per la prima volta una banca dati centrale accessibile facilmente con interfaccia grafica, di tutti i dati del territorio; – E` stato definito un modello scientifico condiviso fra gli enti coinvolti (AGEA, CRA, ISS, ISPRA, ARPAC, UniNA, Regione Campania, IZS).

Ecco le “aree sospette”

Su un totale di 1.076 Km2 di terreni mappati, le aree ritenute sospette rappresentano il 2%, per un totale di 21,5 Kmq, di cui 9,2 Kmq destinati all`agricoltura. Quindi la mappatura evidenzia che “il 98% dei terreni non è a rischio”: “Allo stato dei risultati attuali e delle informazioni complessivamente disponibili non esistono elementi per definire a rischio il 98% dei terreni sottoposti a mappatura nei 57 comuni identificati nella Direttiva”, si legge nella relazione.

E’ stata definito dal gruppo di lavoro anche un indice di rischio, il modello scientifico sulla base delle informazioni raccolte ed integrate, contiene infatti la classificazione di quattro classi di vulnerabilita dei suoli relativamente alla qualità delle produzioni agricole: Classe A, idoneo alle produzioni alimentari, Classe B, limitazione a determinate produzioni agroalimentari in determinate condizioni, Classe C, idoneo ad altre produzioni non alimentari, Classe D, divieto di produzioni agricole.

Sono state quindi individuate alcune classi di rischio: cinque classi da 1 a 5, dove la più grave è 5, bandierina rossa, mentre la classe due è divisa in sottocategorie (a-d, in base ai valori di fondo degli inquinanti e analisi foto aeree. Al livello di massimo rischio sono individuati 7 siti, ovvero 16,5 ettari di superficie agricola, ed entro 90 giorni dovranno essere effettuate indagini analitiche e conoscitive come carotaggi trincee et similia. A livello 4 individuati 40 siti, 40 ettari, analisi analitiche entro 90 giorni, a livello 3, 4 siti, 8,1 ettari, analisi entro 90 giorni. Aumenta invece il periodo per le analisi da effettuare sui terreni rientranti nelle altre classi di rischio, fino a oltre i 360 gironi per la classe 1.

Il Decreto interministeriale per la Terra dei fuochi stabilisce che entro 90 giorni verranno effettuate indagini dirette a indicare i terreni “no food” e quindi interdetti da produzione alimentare; quelli destinati solo a colture diverse dalla produzione agroalimentare in considerazione delle capacità fitodepurative; quelli destinati solo a determinate produzioni agroalimentari. Le indagini dovranno essere svolte, come indicato dalla Relazione, partendo dai terreni qualificati nella classe di rischio 5 fino alla classe 2. Nelle more dell`esecuzione delle indagini dirette, “è vietata l`immissione in vendita dei prodotti ortofrutticoli dei terreni classificati a rischio (classi di rischio 3 – 4 – 5)” E “l`immissione sul mercato delle singole colture è consentita ad almeno una di queste condizioni: che le colture siano state già oggetto di controlli ufficiali con esito favorevole negli ultimi 12 mesi; che siano state effettuate indagini, su richiesta e con spese a carico dell`operatore, dall`Autorità competente, con esito analitico favorevole”.

Tre erano gli obiettivi dichiarati dell’indagine: individuazione dei siti interessati da sversamenti e smaltimenti abusivi sul territorio dei 57 comuni prioritari; definizione di un modello scientifico di riferimento per la classificazione dei terreni ai fini delle diverse tipologie di utilizzo, e individuazione dell’insieme delle informazioni necessarie all’applicazione del modello sulla base delle diverse tipologie di sito o agenti contaminanti; predisposizione della relazione con i risultati delle indagini svolte e delle metodologie tecniche usate, con le relative proposte operative ai ministri competenti sulle misure da adottare.

Il gruppo di lavoro che ha condotto alla mappatura della Terra dei fuochi era composto dai seguenti enti: Agea, Agenzia per le erogazioni in agricoltura, Cra, Consiglio per la ricerca e sperimentazione in agricoltura, Arpa Campania, Iss, Istituto Superiore di Sanità, Ispra, stituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Izsme, Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, Izsam, Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Abruzzo e Molise, Regione Campania, Università di Napoli.

E` stata effettuata una raccolta e selezione dei dati in possesso degli Enti rappresentati nel Gruppo di Lavoro e i dati sono stati in una prima fase armonizzati e resi omogenei per essere organizzati in una piattaforma di condivisione. Sono stati inoltre forniti dati da altri Enti quali il Commissario di Governo Delegato, Corpo Forestale, Comando dei Carabinieri per la Tutela dell`Ambiente, Procura della Repubblica di Napoli, Guardia di Finanza, Comando regionale di Napoli e Roan, Ministero dell’Ambiente.

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