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ALIFE – INTERROGATORIO SANSONE, L’EX FUNZIONARIO SI DIFENDE: MI SONO SEMPRE MOSSO IN UN SISTEMA CONSOLIDATO, NON SONO STATO IL SOLO A “GODERE DEI BENEFICI”

ALIFE – Pietro Sansone risponde alle domande del giudice –   Marcello De Chiara – e si difende. Mette in evidenza come molti dei mandati incassati, relativi alle competenze extra stipendio, erano normalmente incassati da tutti gli altri dipendenti  della “complessa” macchina amministrativa alifana. Poi, riferiscono voci, avrebbe riferito nomi e circostanze con la quali avrebbe tentato di coinvicere il giudice della sua estraneità rispetto alle accuse mosse dalla Procura.
Non solo: Sansone avrebbe anche “indirizzato” l’azione della Procura su fatti e personaggi che seppur lontani dal caso specifico avrebbe comunque agito in maniera “diversa” dal curare l’interesse della collettività.
Alla fine dell’interrogatorio il Gip avrebbe confermato la misura cautelare in carcere a carico dell’ex dipendente della macchina pubblica alifana.
Una figura che per quasi venti anni è stat praticamente rispettato e riverito da tutti: amministratori, politici e semplici cittadini. Davanti al suo ufficio c’era la fla, quasi ogni giorno. Ora, invece, sembra essere stato dimenticato di tutti.
Ieri mattina si è  svolto l’interrogatorio di garanzia presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere alla presenza del suo legale, l’avvocato Dario Mancino.  Pietro Sansone è stato tratto in arresto lo scorso 28 febbraio per i reati di peculato e falso ideologico continuato in relazione a fatti commessi in Alife e Piedimonte Matese tra il 2007 e il 2010. Le indagini hanno preso inizio a seguito di notizie su presunte irregolarità amministrative e contabili perpetrate dal dirigente nell’esercizio delle sue funzioni. L’attenzione investigativa si concentrava, nella sua fase iniziale, sull’intervento durante un consiglio comunale di un consigliere di minoranza del Comune di Alife, Daniele Cirioli, il quale contestava, in particolare, delle anomalie nella riscossione di alcuni mandanti di pagamento (tra cui l’arcinota e famosa delibera delle banane). Si accertava in capo al Sansone un’ appropriazione indebita di somme di denaro di spettanza degli Enti, negli anni compresi tra il 2007/2010, per l’importo complessivo di € 285.696,62. La condotta illecita del dirigente, che svolgeva un ruolo apicale in entrambi gli enti, era consistita nella emissione indebita o falsificazione dei mandati di pagamento dell’Ente, emettendoli a suo favore oppure predisponendo delle determine di impegno, atto propedeutico al mandato stesso – false o non corrispondenti. Ciò gli consentiva di eludere i controlli da parte del revisore dei conti e di predisporre dei falsi bilanci degli di esercizio prevedendo negli stessi la sussistenza di residui attivi e passivi.
Ma tutto questo, ora, potrebbe solo rappresentare l’inizio della storia; una vicenda che potrebbe arricchirsi di nuovi e importanti sviluppi nei prossimi mesi

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