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NAPOLI – Regali per insabbiare i procedimenti penali, avvocati e cancellieri nei guai

Il Nucleo Polizia Tributaria di Napoli ha oggi eseguito 14 ordinanze cautelari – due applicative degli arresti domiciliari e 12 di obblighi di presentazione alla Polizia Giudiziaria -emesse dal GIP del Tribunale di Napoli su richiesta di questa Procura della Repubblica, nell’ambito di più ampia indagine relativa a fenomeni corruttivi negli uffici giudiziari del distretto.  In seguito all’esecuzione della prima ordinanza cautelare, avvenuta in data 15 gennaio 2013, che ha riguardato taluni avvocati, cancellieri e dipendenti pubblici, nonché faccendieri impiegati per molteplici imprese corruttive, poste in essere nell’ambito di una vera e propria associazione a delinquere, sono stati acquisiti ulteriori elementi attraverso le perquisizioni, le intercettazioni telefoniche ed ambientali, nonché attraverso l’acquisizione di documentazione ed atti processuali e le dichiarazioni rese da alcune persone a conoscenza dei fatti, che hanno consentito di accertare il coinvolgimento di altri due avvocati penalisti in episodi corruttivi e di contestare nuove condotte di corruzione nei confronti degli avvocati e dei cancellieri e dipendenti pubblici già destinatari della prima ordinanza cautelare. Tra le nuove condotte contestate figura anche un’ipotesi di concussione posta in essere da un cancelliere del Tribunale di Sorveglianza che non ha esitato a minacciare un commerciante del napoletano che aveva rifiutato una proposta di “intervento” su un fascicolo che lo riguardava, rappresentandogli che lo avrebbe pregiudicato facendo “risalire a galla” il fascicolo processuale che lo riguardava se non avesse consegnato un televisore di ingente valore.  In particolare, dalla documentazione acquisita nel corso delle perquisizioni è emerso che gli indagati avevano nella propria disponibilità delle liste contenenti i procedimenti sui quali intervenire ed accanto a ciascun numero di fascicolo vi erano apposte annotazioni contenenti gli importi da versare e da recuperare per Pinteressamento” con precisa distribuzione delle quote spettanti ad ognuno. La condotta si è consumata, come nella precedente indagine, anche nella materiale sparizione dei fascicoli processuali secondo lo schema già accertato e collaudato: i dipendenti pubblici, funzionari o commessi, su sollecitazione di vari professionisti e faccendieri, intervenivano, illecitamente, su fascicoli processuali, occultandoli o sottraendo dagli stessi atti, in cambio di denaro ed altre regalie, al fine di condizionare il normale iter giudiziario.

I rapporti frequenti e confidenziali tra gli avvocati ed i cancellieri, fotografati attraverso lé intercettazioni audio-video negli uffici della Corte d’Appello, oltre a sfociare in vere e proprie condotte corruttive secondo lo schema sopra analizzato, consentivano anche ai legali di ottenere una corsia preferenziale rispetto ai loro colleghi, nell’acquisizione di informazioni e di copie di atti in assenza di istanza e di pagamento dei diritti di cancelleria.  Emblematica è anche la circostanza, che pure non ha potuto formare oggetto di specifica contestazione, che alcuni cancellieri in possesso della postazione per effettuare accertamenti alle banche dati, consentissero a determinati soggetti di sedersi comodamente a tale postazione e di eseguire in prima persona tutte le interrogazioni al sistema informatico utilizzando le credenziali del cancelliere anche in assenza dello stesso.  Gli episodi accertati sono numerosissimi e danno atto della diffusività dell’alterato rapporto tra alcuni dipendenti pubblici ed alcuni avvocati, che seguivano anche apposite tabelle per determinare le somme di denaro da richiedere ai propri clienti per poter intervenire sui fascicoli.

Alcuni episodi riguardano, poi, come accaduto nella precedente attività di indagine, procedimenti a carico di imputati per reati di criminalità organizzata, anche detenuti, della cui posizione giuridica gli indagati sono ben consapevoli, e che non hanno esitato a favorire. E’ il caso, per esempio, di un noto esponente del clan Aprea/Cuccaro operante a Barra che si è adoperato, attraverso la moglie, perché fosse eseguito un intervento su una procedura relativa ad una sentenza di condanna per fatti di criminalità organizzata divenuta definitiva.  La prima parte delle attività di indagine ha già ricevuto un vaglio positivo dal Tribunale del Riesame di Napoli, che ha confermato sostanzialmente l’ipotesi accusatoria, e si trova, allo stato, in fase dibattimentale. Alcuni degli imputati destinatari della precedente ordinanza hanno patteggiato la pena, altri hanno aderito al rito abbreviato che si celebrerà a breve.

 

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