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CELLOLE – Città violenta: 3 omicidi in 7 mesi. Numeri impressionanti. Ma la scia di sangue è più lunga

CELLOLE – I numeri, quelli ultimi, sono davvero impietosi: 3 omicidi in 7 mesi. Numeri ancor più impressionanti se si considera che nell’intero anno 2023 in tutto il territorio della provincia di Caserta sono avvenuti, in totale, 6 omicidi. In confronto, quindi, il dato di Cellole, piccolo comune con circa 8 mila abitanti, è impressionante: 3 omicidi da giungo 2023 a gennaio 2024. Una scia di sangue resa ancor più drammatica dall’efferatezza dei delitti. Come mai tanto sangue a Cellole? Sicuramente le spiegazioni a tanta violenza non sono semplici e non si può analizzare un fenomeno così complesso in poco tempo e senza uno studio approfondito e articolato. Di certo parte della società cellolese appare attraversata da un profondo malessere che sfocia facilmente in assurda e cieca violenza.

Il delitto Sasso:
I fatti avvennero venerdì 9 giugno 2023, quando un 17enne uscì con lo zio da un negozio di barbiere mangiando arachidi e gettando i gusci a terra; i due passarono davanti alla concessionaria dell’imprenditore Giovanni Sasso, 40enne, attivo nel settore auto, che rimproverò il ragazzo. “Smettila di gettare gusci a terra” gli intimò Sasso, provocando la reazione del 17enne. Dalle parole si passò alle mani. Partì qualche spintone e un pugno che colpì al volto il 40enne. Sasso cadde battendo violentemente la testa sul marciapiede. Ricoverato alla clinica Pineta Grande di Castel Volturno, il 40enne apparve subito in condizioni molto gravi, riportando una frattura alla base cranica e finendo in coma. La notte del 17 giugno 2023 il suo cuore si fermò. Il 17enne è stato processato per omicidio preterintenzionale.

Omicidio Caprio:
Nella tarda mattina dello scorso 4 novembre 2023 una guardia venatoria scoprì, in località Pantano, una vettura bruciata. Dentro i resti carbonizzati di Pietro Caprio, 58enne del posto, insegnante. Un delitto le cui ragioni restano ancora senza risposta. L’uomo accusato del delitto, Angelo Gentile 82 anni, attualmente agli arresti domiciliari si è sempre dichiarato estraneo alle accuse. Un delitto atroce messo in campo, probabilmente, da chi nutriva forti rancori verso la vittima. Si indaga anche nel mondo dell’usura.

Omicidio Fusciello:
Tutto prende avvio domenica pomeriggio 14 gennaio 2024 quando durante una banale lite Roberto Fusciello, 40enne del posto, padre di tre figli ancora piccoli, viene colpito violentemente con calci, pugni e una testata in pieno volto. Trasportato al pronto soccorso di Sessa Aurunca Fusciello è morto ieri, 16 gennaio 2024. Per quel delitto è stato arrestato l’aggressore: Gianluca Sangiorgio, 40 anni, anche lui di Cellole.

Gli autori di questi tre delitti sono stati tutti identificati e arrestati dai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile – al comando del capitano Russo – della compagnia di Sessa Aurunca.

La precedente scia di sangue:
Questi tre delitti sono maturati, appunto, negli ultimi 7 mesi (giugno 2023, gennaio 2024). Purtroppo la scia di sangue e di omicidi si allunga se andiamo a ritroso nel tempo:

Omicidio Capraro:
Fu ucciso con 90 coltellate. Tutto avvenne il 10 giugno 2017, in Cellole, alle ore 07.00 circa, quando l’assassino, Giovanni Calenzo, si presentò a casa dell’imprenditore Giuseppe Capraro. Fu un delitto premeditato tanto che l’assassino su un biglietto chiese scusa ad alcuni familiari per il gesto che stava per compiere. Calenzo, in quelle poche righe, spiegò che non sopportava la convivenza dell’ex moglie con il suo nuovo compagno; inoltre avrebbe spiegato che subito dopo il duplice omicidio da lui pianificato si sarebbe tolto la vita. Il piano criminale di Calenzo non riuscì, pienamente, per la reazione delle vittime e per il tempestivo e determinato intervento dei carabinieri. L’assassinio di Capraro fu particolarmente efferato, cruento. Il suo carnefice, Calenzo, si accanì contro il suo rivale in amore. Lo colpì ben 90 volte che devastarono il volto, il collo della vittima, alcune sono finite anche sul torace. In primo grado l’assassino venne condannato all’ergastolo.

Omicidio Neiviller:
Il titolare di un distributore di benzina in Cellole venne accoltellato da un suo dipendente. Massimo Neiviller, il 7 dicembre 2016 venne ucciso con tre coltellate, inferte dal tedesco Krebs durante una colluttazione. Morì qualche giorno dopo all’ospedale Monaldi. Il gesto di Krebs resta inspiegabile considerato che la vittima lo aveva sempre aiutato, anche economicamente. Le indagini sul caso condotte brillantamente dai carabinieri della compagnia di Sessa Aurunca.

Omicidio Passero:
Fu delitto di Camorra, come confermò il pentito Celardi. La morte di Antonio Passero fu omicidio di camorra. Passero, 38 anni, fu investito e ucciso il 20 marzo del 2012 nei pressi del ristorante «Il Gabbiano» di Cellole. Carmelo Arcieri, unico imputato per quell’omicidio fu condannato soprattutto grazie alle dichiarazioni del pentito Cosimo Celardi, ex affiliato al clan «Gagliardi Fragnoli», attivo sul Litorale Domitio. Passero fu travolto da una vettura e ucciso, simulando quindi un incidente stradale, per uno sgarro verso il clan. Indagini condotte dai Carabinieri della Compagnia di Sessa Aurunca.

Ci sono poi delitti avvenuti fuori dal territorio del comune di Cellole attuati per mano di assassini cellolesi. Ricordiamo il delitto dell’artigiano  Rosario Orefice  di Cellole, da anni trasferitosi a Pistoia. I resti dell’uomo vennero ritrovati nel 2014  e per quel delitto venne condannato il fratello, Luigi Orefice.
Rosario Orefice, fatto a pezzi, venne ritrovato in un bidone all’interno del capannone dove aveva sede la Italverniciatura, l’azienda intestata a Luigi (fratello della vittima) ma di fatto di proprietà di Rosario.
C’è poi il delitto dell’avvocato Mario Piccolino, avvenuto a Formia il 29 maggio del 2015, ucciso per una banale lite relativa ad una grotta di tufo adibita ad abitazione sull’isola di Ventotene.  Per quel delitto, avvenuto a Formia, fu arrestato Michele Rossi, 59 anni, imprenditore ortofrutticolo di Cellole. Piccolino assisteva gli avversari del fermato.  Rossi è stato poi condannato.

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