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FORMIA – Così Gomorra stava conquistando Formia e Gaeta: otto arresti

FORMIA – In nome degli affari e del denaro erano tornati ad allearsi dopo una guerra sanguinosa, costata molti morti ad entrambi i clan: i Bardellino e gli Schiavone, gruppi un tempo nemici all’interno della grande «famiglia» dei Casalesi, avevano colonizzato il basso Lazio e in particolare la zona di Gaeta.  Otto le persone arrestate oggi nel corso di un’operazione di polizia e Guardia di Finanza, coordinate da un pool di pm della Dda di Napoli: Giovanni Conzo, Antonello Ardituro, Catello Maresca, Cesare Sirignano, Alessandro D’Alessio; sequestrati beni per otto milioni e mezzo di euro, tra cui un ristorante a Ponza ed uno yacht. I casalesi avevano preso di mira, in particolare, l’Aeneàs Landing, un complesso turistico di Gaeta frequentato da molti nomi noti. In spiaggia, al ristorante o in discoteca i vip spesso si trovavano, a loro insaputa, gomito a gomito con i camorristi. Il titolare del complesso turistico era infatti costretto ad ospitare gratuitamente esponenti dei due clan. Carmine Iovine, cugino del capoclan Antonio, aveva addirittura imposto come addetto alla sicurezza della discoteca Vincenzo Tonziello, nipote dell’altro boss Francesco Schiavone; Tonziello riservava ai casalesi non solo tavolini gratuiti, ma anche posti auto nel parcheggio. La presenza dei casalesi nella struttura era così assidua e massiccia che, come si evince da un’intercettazione, un dipendente della discoteca suggeriva ironicamente di appendere nel locale un cartello con la scritta «Gomorra». Oltre che dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, un importante contributo alle indagini è arrivato dalle intercettazioni.

Emerge in particolare l’arroganza del boss Calisto Bardellino, figlio di Ernesto, che negli anni Ottanta fu sindaco di San Cipriano d’Aversa. Bardellino chiama continuamente i titolari dell’Aeneàs per chiedere ingressi omaggio,
consumazioni e parcheggio gratuiti per amici e conoscenti: «Tu mi devi dire solo a me: Calisto, falli venire e non ti preoccupare che ti faccio fare bella figura! Non mi devi precisare niente, nè prezzo nè niente». Anche Carmine Iovine fa analoghe richieste: pretende addirittura che entri in discoteca un ragazzo che ne era stato cacciato dopo avere provocato una rissa ed essersi avventato armato di bottiglia contro il personale che cercava di bloccarlo.

LIBERA: E’ LA QUINTA MAFIA. «Lo diciamo da tempo e gli omicidi di Ostia come l’operazione Golfo sono la dimostrazione di come sia impossibile parlare nel Lazio e nella Capitale solo di infiltrazioni ma che al contrario siamo già in una fase avanzata di radicamento delle mafie. Le mafie nei nuovi territori, dapprima investono, poi tendono a contaminare. Creano metastasi. Si diffondono, corrompono lentamente, in silenzio. Il pericolo è rappresentato da un sistema di criminalità economica che contamina anche i territori dal punto di vista sociale e culturale». Lo dichiara in una nota Antonio Turri, coordinatore di Libera Lazio sull’operazione Golgo che ha permesso di smantellare il clan Bardellino nel Lazio. «Certe presenze – prosegue Turri di Libera – alcune famiglie delle mafie campane, vivono nel sud pontino da circa trent’ anni. La prova del radicamento è la penetrazione capillare della camorra attraverso gli investimenti persino nelle isole pontine, con il riciclaggio di enormi quantità di denaro che vengono tuttavia indirizzate anche da persone del posto». (LatinaOggi)

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