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CASTEL VOLTURNO – Giallo Belmonte-Grande, svolta nelle indagini: “il padre abusò della figlia”

CASTEL VOLTURNO (maria giovanna pellegrino) – Inquietante lo scenario nella ricostruzione dei fatti e nelle indagini sulla morte di Elisabetta Grande e Maria Belmonte dopo l’arresto di Domenico Belmonte, marito e padre delle due donne, accusato di duplice
omicidio e occultamento di cadavere. Il mostro avrebbe abusato sessualmente della figlia. Il trauma  portò al deterioramento dei rapporti della giovane con il padre padrone facendo cadere Maria Belmonte  in un profondo stato di depressione al punto da essere ricoverata nel mese di novembre del 2003 presso la clinica Villa Serena di Pescare dove vi rimase per venti giorni. In merito gli inquirenti hanno già assunto sommarie informazioni da Marco Giorgio, circa i rapporti di Mimmo Belmonte con la moglie Elisabetta Grande e la figlia Maria  ed hanno acquisito anche le dichiarazioni rese dalla compagna di camera di Maria,  Rosa Anna Orticello. Nel sit di Orticello la paziente rivela agli investigatori quanto aveva appreso proprio da Maria. Costei le confidò che si trovava  in quello stato di angoscia a causa delle violenze e degli abusi sessuali subiti dal padre. Maria Belmonte le confidò anche che si era recata da sola nella clinica di Pescara dopo aver contratto l’epatite C a causa di svariati rapporti sessuali promiscui e che nel corso della degenza in clinica si era anche prostituita. In quel contesto chiese alla sua compagna di camera di aiutarla a morire con una iniezione di insulina.  Nonostante ciò, il gip Francesco Caramico D’Auria del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, non crede affatto alla tesi di un duplice suicidio. Lo attesterebbero delle circostanze importanti come il fatto che le due donne decisero di cambiar vita e di tagliare con il passato aprendo una attività commerciale lungo la Domitiana, proprio nel 2003. Mamma e figlia avrebbero deciso di tagliar fuori definitivamente dalla loro vita l’uomo che le aveva tenute in una sudditanza psicologica per una vita intera. Belmonte se ne tornò nel suo appartamento a Napoli,  mentre Elisabetta e Maria restarono a Baia Verde fino a quando non rientrò Belmonte. Subito dopo sparirono nel nulla, nel 2008. Belmonte agli inquirenti ha detto che provò a rintracciarle in un primo periodo facendo numerose telefonate sul cellulare della moglie senza risposta. Ciò però non corrisponde al vero in quanto il telefonino di Elisabetta è stato trovato sul comodino della camera da letto  e Belmonte ha detto di non averci mai fatto caso. Dal momento della scomparsa delle due donne è finita anche la vita  di Belmonte. Questi  ha tagliato da qual momento i ponti con la vita al di fuori della villetta, con la realtà.  Pur avendo i requisiti per chiedere il trattamento pensionistico si ritirò nella villa degli orrori vivendo di risparmi senza mai far richiesta della pensione che pur gli spettava in attesa della morte come egli stresso ha poi ammesso al gip nell’interrogatorio di convalida. Il fatto che la moglie e la figlia lo avessero lasciato per una nuova vita lo avrebbe umiliato al punto da commettere una follia e da seppellirsi anch’egli nella casa insieme ai cadaveri. “Non ero nessuno per i miei familiari” – ha confessato al giudice per le indagini preliminari. Una umiliazione che lo avrebbe fatto desistere dal denunciare la scomparsa delle congiunte, secondo il racconto di Belmonte. Così l’ex dirigente sanitario del Carcere di Poggioreale si sarebbe chiuso in sé ad aspettare la propria fine. Ma era ben consapevole che nel vespaio c’erano i corpi della moglie e della figlia, perché, secondo quando afferma il gip nella sua ordinanza, la grata del vespaio era stata rimossa leggermente in una prima ricognizione della polizia giudiziaria, dopo un primo sopralluogo nel mese di agosto scorso. Nel corso della seconda perquisizione, fatta a novembre quando vennero scoperti i cadaveri, la grata era stata sistemata ed incastrata per impedire l’accesso. Lavoro che solo Belmonte avrebbe potuto fare o aiutato da una persona di fiducia dato che non lasciava più entrare alcuno nella sua abitazione. Intanto la difesa di Domenico Belmonte, l’avvocato Rocco Trombetti , sta preparando già il ricorso al tribunale del Riesame per la Libertà, mentre questa mattina riprenderanno  gli accertamenti bioptici sui resti cadaverici di Elisabetta Grande e Maria Belmonte,   ritrovate nella loro villetta di Baia Verde, dopo otto anni dalla loro prima denuncia di scomparsa. Saranno degli accertamenti tecnici ed anche tossicologici su ciò che resta dei loro corpi. Dai primissimi esami che sono stati esperiti dai consulenti  è stata esclusa la morte violenta. Si dovrà aspettare l’esito degli esami tossicologici per capire se le due poverine abbiano assunto sostanze mortali. Intanto il gip nella sua ordinanza ha chiesto ulteriori accertamenti per capire le reali condizioni psichiche delle due vittime al momento della loro scomparsa e l’escussione di altri testi, come il dottor Salvati, circa i ricoveri in strutture sanitarie chiedendo anche il sequestro delle cartelle cliniche. Sulla posizione di Salvatore Di Maiolo, ex genero di Belmonte, difeso dall’avvocato Ferdinando Letizia, la magistratura sta cercando di far luce sui suoi rapporti morbosi con l’ex suocero.

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