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VILLA DI BRIANO – Agguato Cirillo-Letizia, i carabinieri hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Setola e altri tre affiliati al clan dei Casalesi

VILLA DI BRIANO. A conclusione delle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, in relazione all’agguato, organizzato in Villa di Briano (CE) tra il marzo e l’aprile del 2008 ai danni di CIRILLO Alessandro e LETIZIA Giovanni, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Casal di Principe hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Napoli, nei confronti di quattro affiliati al “clan dei casalesi”, tra i quali il boss Giuseppe SETOLA, ritenuti tutti responsabili del duplice tentato omicìdio e porto abusivo di armi, delitti aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare il clan dei casalesi, fazione BIDOGNETTI. La misura cautelare della custodia in carcere è stata notificata a:

SETOLA Giuseppe, alias “o cecato”, classe ’70 (già detenuto), quale mandante;

ALFIERO Massimo, alias “o capritto”, classe 72′ (già detenuto), quale organizzatore e co­esecutore materiale;

DI BONA Metello, classe 70′ e GRANATO Davide, classe 75′ (già detenuti), quali agevolatori e co-esecutori.

L’agguato, autorizzato da Giuseppe SETOLA, si sarebbe dovuto consumare presso l’abitazione ubicata in Villa di Briano (CE), via Virgilio 26, ove le vittime erano state invitate per incontrarsi con ALFIERO Massimo, luogo ove i correi avevano predisposto la loro eliminazione o, in alternativa, qualora non fosse stato possibile ucciderli all’in terno della dimora, agendo anche all’esterno sulla pubblica via; erano infatti presenti due gruppi di fuoco, uno all’interno dell’abitazione e uno all’esterno, e nel piano si prevedeva, una volta assassinate le vittime, di occultare il luogo dell’esecuzione, gettando altrove i corpi e darli alle fiamme.

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L’agguato non si realizzò poiché le vittime designate, compresa la pericolosità di tale appuntamento, inviarono una donna vicina al clan che giustificò la loro assenza con i numerosi controlli delle forze di polizia.

Il gruppo dì fuoco deteneva, per eseguire l’agguato, un fucile mitragliatore tipo “Kalasnikov” (arma da guerra), un fucile a pompa marca “Safari”, una mitraglietta calibro 7,65, tre pistole calibro 9, una pistola calibro 9 short modello 380 munita di silenziatore e relativo ingente munizionamento. Prima dell’agguato venne esploso un colpo proprio con quest’ultima arma, all’interno del soggiorno dell’abitazione, per provarne il buon funzionamento, consentendo poi agli investigatori di rilevare tracce materiali dell’agguato. Il duplice omicidio venne autorizzato da Giuseppe SETOLA avendo quest’ultimo ritenuto il CIRILLO e il LETIZIA responsabili dell’appropriazione di denaro dalle casse del clan, risorse finanziarie frutto di estorsioni, somme trattenute e non consegnate all’ALFIERO Massimo, quale gestore prò tempore della cassa del gruppo criminale-fazione BIDOGNETTI.

Il Gruppo risultava all’epoca diretto da Giuseppe SETOLA, ancora ristretto agli arresti domiciliari, e gestito da ALFIERO Massimo, unitamente all’apporto dell’allora latitante DI CATERINO Emilio.

Nel corso dell’indagine, che ha portato all’individuazione degli autori del fallito agguato, i militari del Nucleo Operativo della Compagnia di Casal di Principe hanno raccolto riscontri oggettivi alle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, TARTARONE Luigi, GRASSIA Luigi e DI CATERINO Emilio, avvalorati anche da alcune intercettazioni ambientali eseguite dallo stesso Comando nell’ambito dell’attività di indagine svolta a seguito dell’omicidio ORSI.

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