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foto di repertorio

DRAGONI / ALIFE / PIETRAMELARA – Elisir, l’Alto Casertano a luci rosse: assolto Di Nuzzo. Ecco la sentenza

DRAGONI / ALIFE / PIETRAMELARA – E’ finito il processo di primo grado nato dall’inchiesta Elisir. Lo stesso nome del locale notturno lungo la provinciale per Alife in cui alcune donne venivano usate come macchine da sesso. Le vittime sono tutte donne, povere sventurate – alcune per mero bisogno economico – erano costrette ad avere decine e decine di rapporti sessuali ogni notte con decine e decine di sconosciuti, giunti da diverse regioni d’Italia. Per quei fatti, davanti al giudice sono finite tredici persone. Oggi la sentenza del primo grado che assolve, fra gli altri, anche Pasqualino Di Nuzzo, di Pietramelara. Ecco la decisione del giudice per ogni imputato:
Luciano Sgambato (Dragoni) assolto;
Pietro Maenza (Presenzano) 6 anni;
Emine Smail (Presenzano) 4,3 anni;
Pasqualino Di Nuzzo (Pietramelara) assolto;
Giuseppe Fallarino (Vasto) 6 anni;
Maria Saveria Brattoli (Vasto) 5 anni;
Svitiana Oshkina (Acerra) 4,3 mesi;
Raffaele Flocco (Giugliano in Campania) assolto;
Vasyl Sydoruk (Melizzano) assolto;
Michele De Martino (Castel Volturno) 4,3 mesi;
Salvatore Vicidomini (Salerno) 4,3;
Oksana Romaso (Bacoli) 4,3 mesi;
Vincenzo Rossi  (San Vittore del Lazio) assolto.

Un locale notturno trasformato in un luogo di incontro per consumare rapporti sessuali e per soddisfare le esigenze più intime dei clienti maschili  e femminili. Donne sfruttate costrette per poche decine di euro a ripetuti rapporti intimi con numerosi clienti. Centinaia gli “utenti” finali identificati nel corso delle indagini. La parte consistente dei guadagni finiva nelle tasche degli organizzatori.  I gestori del club sono accusati, fra le altre cose, di aver indotto, favorito e sfruttato la prostituzione di diverse donne. Organizzavano gli incontri, contattavano ragazze coordinavano le attività dei collaboratori, riscuotevano l’importo dei clienti e successivamente pagavano le donne per le prestazioni rese. Attraverso una serie di annunci su giornali e riviste il club era sempre pieno, i clienti arrivavano anche dalla Puglia dal Lazio dalla Basilicata. L’inchiesta che ha condotto al processo parte dalla denuncia, presentata ai carabinieri della compagnia del Matese, da una donna – Anna Maria – che per mesi era stata costretta a prostituirsi all’interno del Club.
Nel collegio difensiovo, fra gli altri, gli avvocati Emilio Russo, Ercole Di Baia, Federico Simoncelli e Giancarlo Fumo.

 

 

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