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SPARANISE / CARINOLA – Caso Cantile, Assunta Di Caprio torna libera. Lo hanno deciso i giudici del riesame

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SPARANISE / CARINOLA –   Caso Cantile, i giudici del riesame annullano l’ordinanza di custodia cautelare contro Assunta Di Caprio e la rimettono in libertà. La decisione è stata assunta  dal tribunale di Napoli. La difesa della donna è affidata agli avvocati Fabrizio e Giovanna Zarone. L’azione della procura nasce alcune settimane fa  nei confronti degli indagati, ritenuti gravemente indiziati, tra l’altro, dei reati di associazione per delinquere (art.416 c.p.), rivelazione di segreto d’ufficio continuato (art. 81, 326 c.p.), frode nell’esercizio del commercio (art. 515 c.p.), vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine (art. 516 c.p.), vendita di prodotti industriali con segni mendaci (art. 517 c.p.), commercio di sostanze alimentari nocive (art.444 c.p.), falso ideologico (art. 479 c.p.), rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro (art. 437 c.p.), lesioni colpose conseguenti a infortuni sul lavoro (art. 590 c.p.), violazione di sigilli (art. 349 c.p.) e smaltimento illecito di rifiuti (art. 6 del D.L. 172/08 conv. in legge 210/08). L’indagine, svolta dal 2011 al 2013, ha avuto inizio dall’approfondimento investigativo conseguente a un grave infortunio sul lavoro verificatosi nel caseifìcio CANTILE, in Sparanise, il 20 febbraio 2011, nel corso del quale un operaio aveva perso le dita di una mano. L’incidente, che era stato segnalato dalla società CANTILE s.r.l. come fortuito, nascondeva, invece, la manomissione di un macchinario, dal quale, al fine di aumentare la produzione, erano stati eliminati i sistemi di sicurezza per gli operatori.  Le investigazioni, basate soprattutto su intercettazioni telefoniche, e iniziate proprio per monitorare l’operaio che, dopo aver denunciato il fatto, aveva ritrattato le accuse (a fronte – come poi si sarebbe accertato – di offerta di danaro), ben presto si erano concentrate anche su altre condotte illecite, che a mano a mano venivano evidenziate dalle indagini e che risultavano afferire pressoché ad ogni aspetto dell’attività di impresa della CANTILE s.r.l. L’attività d’indagine ha disvelato l’esistenza di un’autentica associazione per delinquere, al cui vertice vi erano Guido CANTILE, dominus della società CANTILE s.r.l. – uno dei più importanti caseifici produttori di mozzarella di bufala campana DOP del casertano – e i suoi due figli, Pasquale e Luigiantonio, con l’importante e fattivo contributo di alcuni dipendenti e alcuni collaboratori dell’azienda e con la complicità e connivenza di veterinari dell’A.S.L. Questa organizzazione aveva realizzato un sistema ben collaudato negli anni, che le ha consentito di raggiungere importanti traguardi economici, a discapito delle più elementari norme di sicurezza dei lavoratori e di tutela della salute pubblica.

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