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PIETRAMELARA – Gufo ferito, riuscito l’intervento eseguito a Napoli. Ma sul volo i veterinari non si sbilanciano ancora

PIETRAMELARA – E’ stato operato il gufo  ferito dai bracconieri e  soccorso dagli operai della comunità montana del Monte Maggiore. L’intervento, eseguito presso il centro specializzato di Napoli, è tecnicamente riuscito e la frattura nell’ala è stata perfettamente ricomposta. Purtroppo non è ancora certo se il magnifico rapace riuscirà a volare nuovamente, dopo la riabilitazione. Infatti, secondo alcune indiscrezioni, non ci sarebbe, almeno per ora,  la necessaria sensibilità nell’ala. Il rapace è stato ritrovato alcuni giorni fa da un  gruppo di operai, guidati dal capo squadra Giovanni Izzo. Non è la prima volta che Izzo e la sua squadra soccorre e salva animali feriti lungo i pendii del Monte Maggiore.

Il gufo comune ha una taglia di 33-40,5 cm e una massa corporea di 178–435 grammi, non può muovere gli occhi, in compenso però riesce a ruotare la testa di ben 270 gradi. Nidifica tra marzo e maggio, in base alla zona; quando c’è cibo a sufficienza può fare due covate. La femmina depone 3-10 uova, la media è di 4 o 5 per covata, nel nido di un’altra specie o in quello di uno scoiattolo. Se non trova nidi di questo genere depone le uova sul suolo, sotto un albero o un arbusto. Cova le uova per 26-28 giorni, in questo periodo e fino a dopo la schiusa, la femmina viene nutrita dal maschio. I piccoli lasciano il nido dopo 3-4 settimane.  È l’unico rapace notturno che in inverno si riunisce appollaiato. Da dicembre a febbraio, infatti, i gufi comuni trascorrono le proprie giornate sullo stesso albero dal quale poi s’involano la sera, per andare a caccia.

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