VITULAZIO – Tutto si svolgeva all’interno del caseificio ABC, struttura ubicata lungo la statale Appia, nel comune di Vitulazio, esattamente in località Marotta. I tre indagati, raggiunti ieri mattina da un’ordinanza cautelare che impedisce loro di entrare in provincia di Caserta, sono i tre soci dello storico caseificio dell’Agro Caleno: Angelo Piccirillo, poco più che 50enne, originario di Dugenta, in provincia di Benevento, già presidente del consorzio di tutela della Mozzarella. Diana Beniamino, 60 anni, di San Cipriano d’Aversa; Raffaele Caterino, 30enne, di San Cipriano d’Aversa.
Ieri mattina i carabinieri della stazione di Vitulazio, guidarti dal luogotenente Iannarella, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale emessa dal Gip di Santa Maria Capua Vetere nei confronti dei tre indagati , tutti sottoposti alla misura cautelare del divieto di dimora nella provincia d i Caserta. I reati contestati sono quelli di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti di frodi aggravate nell’esercizio del commercio: in particolare, attraverso l ‘attività commerciale dell’azienda a loro riferibile mettevano in commercio “mozzarella di bufala campana” con marchio DOP che per origine, quantità e qualità, era diversa da quella dichiarata nell’etichetta; si deve ricordare che la mozzarella di bufala campana ha denominazione di origine e caratteristiche protette dalle norme vigenti in materia e la produzione della MBC è sottoposta a rigido disciplinare. Il provvedimento cautelare costituisce l’epilogo di una serrata indagine condotta dai Carabinieri della Stazione di Vitulazio coadiuvati da quelli del Reparto Tutela Agroalimentare di Salerno, avviata nell’agosto del 2023 e conclusa ad ottobre 2023 , sotto la direzione di questa Procura della Repubblica. La presente indagine ha come oggetto l’esistenza ed operatività di un gruppo dedito alla produzione di prodotti caseari con modalità difformi a quanto previsto per legge, con particolare riferimento a leggi e regolamenti europei oltre che nazionali, ed i cui disciplinari, severi e precisi , ne garantiscono la qualità, la produzione e la provenienza. In particolare, attraverso una mirata, ed ampia attività investigativa, è stato accertato che la società in questione poneva in vendita, in modo sistematico, presso il proprio punto vendita e presso altri punti vendita in Italia ed all’estero, mozzarelle di bufala campana con etichetta DOP e mozzarelle di latte di bufala asseritamente composte dal 100% di latte di bufala, che in realtà erano composte con una miscelazione di latte di bufala e di latte vaccino , quest’ultimo prodotto spesso risultato in prevalenza rispetto all’altro (laddove il disciplinare esclude la presenza di latte vaccino per la produzione di mozzarella di bufala campana). E’ stato acclarato, inoltre, che le mozzarelle venivano distribuite ad altri caseifici della zona, a caseifici del nord e del sud Italia, oltre che in Francia e in Austria. In particolare alcuni di questi prodotti erano destinati anche alla grande distribuzione. In questo modo si poteva ottenere un vantaggio economico rilevante, in danno dell’acquirente finale, che comprava un prodotto difforme da quello indicato nell’etichetta. Il preciso lavoro di raccolta ed analisi, dei dati GPS, telefonici , nonché l’ascolto delle intercettazioni telefoniche ed i servizi di osservazione, unitamente ai risultati delle analisi sui prodotti sequestrati consentivano di ricostruire i fatti oggetto del procedimento, sebbene, ci si trovi nella fase delle indagini preliminari e quindi senza aver ancora acquisito la ricostruzione dei fatti alternativa da parte delle difese degli indagati.
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