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TEANO – Teatri d’Anima per ricordare Borsellino

TEANO. Sabato 20 ottobre alle ore 21 all’Auditorium di Teano in scena Paolo Borsellino: essendo Stato. Nel segno di un nome e di una storia noti, si apre la Terza edizione del Festival Teatri d’Anima. Una riproposizione storica? Una biografia presuntuosa? Una storia epica troppo lontana da noi? No, un diario immaginario, quello dell’uomo e non del giudice. Così l’ha presentato Ruggero Cappuccio che, sabato 13 ottobre, nella cornice del Salone dell’Episcopio di Teano, insieme col Vescovo Arturo Aiello, ha narrato ai numerosi presenti la genesi di quell’opera: il come e il perché lui, campano, sia giunto a offrire la propria sensibilità artistica al giudice Borsellino, convinto che sono le entità a cercare gli artisti. Lo scrittore ha letteralmente incantato i convenuti intorno alla figura dell’uomo Borsellino più intimo, raccontando anche il momento in cui, ad opera conclusa, la sottoponeva alla moglie del giudice, Agnese, ben disposto a rintanare quelle pagine nel fondale di un cassetto qualora non avessero corrisposto a uno stato di realtà.Così non è stato.  La vedova Borsellino, discreta, e gelosa della memoria del marito talvolta defraudata, ha apprezzato oltremisura l’opera dell’autore campano, e il testo ha visto la luce, come romanzo, e poi, al di là delle aspettative, è approdato in teatro, in ogni parte d’Italia. Il vescovo Arturo Aiello, partendo da questa voce intima, ne ha allargato l’orizzonte, giocando sull’orlo dell’antitesi. Troppo riduttivo rimanere nel solco della storia, parlare di Paolo come il giudice fedele a un ideale, come l’uomo del dovere, servitore della patria, vittima della mafia. Sono tutte affermazioni vere, ma perché affrettarsi in un elenco incompleto quando basterebbe dire che Borsellino è un eroe? E un eroe è un santo. Ha sottolineato il Vescovo: È andato oltre il comandamento “Non uccidere”, che implica anche se stessi, ha dribblato i razionali consigli di chi lo dissuadeva dal dovere, ha scientemente accettato di morire, quasi si è consegnato alla morte. E perché questa scelta di vita da bestemmia diventa una benedizione? Perché in gioco c’era una causa più grande.  cs

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