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TEANO – Frazione, Di Benedetto: solo degrado e abbandono

TEANO – Le frazioni sprofondano e le strade sembrano quelle di Kabul. Purtroppo non è una questione di soldi. Le nostre strade sono impraticabili, buche dappertutto e rappezzi sconci; le caditoie sono completamente otturate e ogni volta che piove l’acqua scorre come un fiume; i marciapiedi sono una trappola per gli anziani e per i bimbi. Questo è lo stato pietoso della viabilità comunale.
Non ci sono soldi: questa è la risposta e, per incanto, tutto il disagio ci appare sopportabile e scusabile. Lo dicevano i nostri vecchi: Senza soldi non si cantano messe. Ma è proprio vero?
Certo, lo sanno tutti che questo è un periodo difficile e che i Comuni sono costretti a tagliare e non possono garantire la qualità dei servizi.
Ma se queste sono le motivazioni, è giusto però chiedersi perché quei pochi soldi disponibili non vengano spesi con attenzione, e con intelligenza, utilizzando, con semplicità, lo stesso criterio che usa il buon padre di famiglia quando deve far quadrare i conti di casa sua.
Ma se la situazione finanziaria di tutti i Comuni è così grave, perché il disastro è così evidente solo da noi? Perché da noi si riparano sempre le stesse buche?
Perché una riparazione fatta oggi sulle nostre strade diventa inutile dopo qualche giorno? Perché si aspetta la voragine per intervenire “urgentemente” e non si programmano normali lavori di manutenzione? I costi di un intervento “urgente” sono secondo voi gli stessi di quelli ottenibili in condizioni normali? Le risposte sono ovvie e scontate.
Che le cose stiano realmente in maniera diversa, lo dimostra cosa sta accadendo in questi giorni. Si rimane sconfortati quando si assiste allo sconcio di Tuoro: soldi disponibili, appalto concluso, lavori avviati e mai completati, disagi enormi per i residenti che giustamente protestano, inerzia spaventosa, assenza di iniziativa e controllo degli amministratori.
Allora è veramente solo un problema di soldi? No, non è proprio così. Non è assolutamente così. Questo è l’ennesimo esempio di cattiva amministrazione, dell’incapacità di risolvere il minimo problema, del disinteresse per i disagi dei propri cittadini.
Si può essere così sordi e ciechi? È possibile che un lavoro così semplice sia così maldestramente condotto? Purtroppo si, è tutto vero.
E allora una riflessione un po’ più cattiva si insinua nella mente. Con lavori affidati a luglio dello scorso anno e, quindi, con tutto il tempo, necessario per fare, a disposizione, perché si attendono gli ultimi giorni pre-elettorali per risolvere (speriamo) un problema creato ad arte?
Forse perché si spera che qualche cittadino ricordi solo l’avvenuta soluzione del disagio e ringrazi il “solito” amministratore che si è interessato? Non ci abituiamo a sopportare i problemi, evitiamo che i nostri diritti ci vengano concessi come delle elemosine.
Cambiare oggi si può. Nella cabina elettorale, fermiamoci  qualche secondo in più, chiudiamo gli occhi e riviviamo i nostri mille problemi quotidiani, diamogli un volto e un nome e poi …. scegliamo. Questa la protesta di Di Benedetto, candidato sindaco del gruppo civico un’opportunita’ per Teano, sprona il suo gruppo a costruire qualcosa di veramente nuovo per favorire un vero ricambio generazionale.
Come era prevedibile tutto è per noi più difficile, qualsiasi passo in avanti ci è costato e ci costa tanto, forse troppo. Penso però che ne sia valsa e ne valga veramente la pena, se tutto questo ci servirà a conquistare la fiducia della gente. Devo però ammettere che, forse, ho perso sin troppo tempo a cercare di dialogare con persone che ci hanno voluto incontrare solo per annusare l’aria, solo per tentare di pesarci e di dividerci.
Era però nostro dovere cercare di ricomporre, di unire per il bene della nostra comunità. Mi ero illuso che questo interesse fosse anche di qualcun altro. Con il senno di poi devo riconoscere che è stato un errore di valutazione abbastanza grave. Speriamo che la gente riesca a capire e a distinguere tra quelli che possono vantare una grande “esperienza” costellata di insuccessi da quelli che, giudicati “inesperti”, possono offrire ancora una speranza.

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