STORIE SOSPESE: IL VIAGGIO SILENZIOSO DELL’INFERTILITÀ

(di Nicole Cusano) Ci sono desideri che non si spiegano con le parole. Vivono silenziosi sotto la pelle, come un sogno che prende forma lentamente. Il desiderio di diventare genitori è uno di questi. Ma quando quel sogno tarda ad arrivare, l’infertilità può diventare una ferita invisibile, un dolore che si muove tra l’anima e il corpo, spesso sottovalutato, raramente compreso. Circa una coppia su sei nel mondo affronta difficoltà nel concepire, ma dietro queste statistiche si nascondono storie complesse, speranze, frustrazione, lacrime trattenute e notti insonni. L’infertilità è un’esperienza esistenziale che scuote profondamente l’identità individuale e di coppia. Non è solo un corpo che non risponde, ma una vita sospesa. Molti si sentono persi, svuotati, in colpa. Molti mi chiedono “Cosa c’è che non va in me?” o “Perché proprio noi?” ed ancora quando mi raccontano che al classico pranzo di famiglia ci si sente dire: “Ma quando ce lo fate un nipotino?”, domande che restano lì, sospese, tra sensazioni di inadeguatezza ed impotenza. Il tempo assume un ritmo diverso, scandito da calendari ovulatori, analisi, tentativi falliti, test di gravidanza negativi. L’intimità di coppia può trasformarsi in un campo minato di aspettative e frustrazioni, e il silenzio sociale che circonda il tema può far sentire ancora più soli. L’infertilità tocca l’identità personale e relazionale. A volte logora l’intimità, genera sensi di colpa, alimenta la paura di essere “sbagliati”. Eppure, molte coppie affrontano tutto questo in solitudine, senza strumenti per dare voce al proprio vissuto. Negli ultimi anni, la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) è stata riconosciuta tra i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), e questo rappresenta un passo fondamentale: significa riconoscere l’infertilità come condizione clinica che merita ascolto, cura e dignità. Ma affrontare una PMA richiede coraggio, costanza e una dose immensa di pazienza. Ma soprattutto, richiede uno spazio emotivo sicuro dove poter accogliere paure, speranze, rabbia e stanchezza. Un supporto psicologico mirato può fare la differenza. Aiuta a nominare ciò che spesso resta indicibile, a riconoscere che ogni emozione è lecita: la tristezza, l’invidia verso chi “ce l’ha fatta”, la sensazione di ingiustizia, il senso di colpa, persino il desiderio di mollare tutto. Il terapeuta diventa testimone e compagno di viaggio, aiutando la coppia (o il singolo) a non perdersi, a restare in contatto con la propria umanità. A volte serve anche solo questo: essere visti, ascoltati, accolti senza giudizio. I percorsi di Procreazione Medicalmente Assistita sono, a tutti gli effetti, un viaggio. Un viaggio che spesso non segue una linea retta, ma curve, deviazioni, attese. È importante affrontarli con realismo, ma anche con delicatezza. Iniziare un percorso per una donna è molto impegnativo sia da un punto di vista fisico che psicologico. Decine di punture, ormoni impazziti, umore altalenante e quei giorni post transfer che non passano mai: tra curiosità di azzardare un test prima delle beta e la paura di vedere quella striscia bianco latte, i fantasintomi sempre presenti tra suggestione e speranza, le liste di attesa, i soldi che non bastano mai, le trasferte all’estero, le diete, gli integratori che promettono miracoli ed il cuore che corre all’impazzata. Immagini di donne nei corridoi dei Centri di PMA che odorano di disinfettante, la pancia gonfia di estrogeni in attesa del pick up, il cuore in gola che aspetta di sapere il numero di ovociti recuperati… Solo chi varca l’ingresso di quel reparto può comprendere la fatica di un percorso così destabilizzante. Ogni coppia (o persona single) porta con sé una storia unica: c’è chi arriva presto, chi dopo anni di tentativi, chi con speranza, chi con paura. Nessuno merita di essere trattato come un “caso clinico”. Serve empatia, comunicazione chiara, rispetto dei tempi psicologici di ognuno. La rete di supporto – fatta di professionisti specializzati, familiari non invadenti, amici sensibili – può essere la linfa che aiuta a reggere, anche quando tutto sembra troppo. Ci sono semi che crescono anche nei terreni più aridi, se trovano acqua e luce. Molte persone che affrontano questi percorsi riscoprono risorse interiori che non sapevano di avere, ridefiniscono le priorità, imparano a conoscersi davvero. A volte il viaggio porta alla meraviglia di un figlio. Altre volte porta a scelte diverse, altrettanto piene di significato: l’adozione, l’affido, o anche la decisione di costruire una vita piena in modi inaspettati. In ogni caso, è importante ricordare che il valore di una persona – e di una coppia – non si misura nella capacità di generare biologicamente, ma nella capacità di amare, di accogliere, di affrontare la vita con dignità. Se stai leggendo queste righe, forse il tema ti tocca da vicino. Forse conosci quel nodo alla gola, quella gioia che ti esplode nel petto quando vedi due lineette su un test altrui – e poi quel buco nero che ti risucchia subito dopo. Sappi che non sei solo. Esistono professionisti, comunità, parole che possono accompagnarti. E soprattutto: non c’è vergogna nel chiedere aiuto. Anzi, è uno dei più grandi atti di amore verso se stessi. Perché ogni storia di infertilità è, in fondo, una storia di desiderio. E ogni desiderio autentico merita ascolto, cura e rispetto.

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