I DUE VOLTI DEL DISTURBO BIPOLARE: LA VOCE DI LUCA

(di Nicole Cusano) Luca, 47 anni, imprenditore, mente illuminata e volto attraente. In pochi anni ha messo in piedi un’attività di ristorazione che fa invidia a molti e che in poco tempo ha riscosso un meritato successo. Padre di due figli, ha sacrificato ogni cosa per realizzare il suo sogno.  Arriva al mio studio su invio dello specialista psichiatra che gli consiglia un percorso di psicoterapia. Lo accompagna sua moglie, segnata dalla sofferenza e dal senso di impotenza. Luca appare depresso, trascurato, angosciato ed a tratti spaventato. I due mi raccontano una storia opposta: lei, disperata, mi introduce l’immagine di un uomo fuori controllo, che non dormiva più, che non aveva orari, che sperperava denaro e non si occupava dei figli. Irascibile e nervoso aveva iniziato ad avere difficoltà a relazionarsi anche con i suoi dipendenti. Di contro, Luca, sostiene che sua moglie non lo comprende, che qualche tempo fa lui stava bene, che il lavoro andava alla grande, che era il momento giusto di investire, che non poteva fermarsi in quanto aveva obiettivi grandiosi da raggiungere. Ma poi il buio lo ha inghiottito. Improvvisamente una visione catastrofica del mondo ha gettato un uomo al vertice della sua carriera nel baratro: era arrivata la depressione. Luca ha provato a fronteggiarla bevendo un bicchiere di vino, poi due, poi l’intera bottiglia, pensando di automedicarsi, di anestetizzarsi dall’angoscia. Gli amici avevano iniziato ad isolarlo, i dipendenti a non considerarlo, i figli a denigrarlo. Dalla torre più alta del castello ai suoi bui sotterranei.     “Ieri, per la prima volta, uno psichiatra ha definito il mio stato di disagio e sofferenza con un termine che avevo già sentito pronunciare da un vecchio elettricista: BipolareSorpreso ho chiesto spiegazioni e lui con decisione e sicurezza mi ha fatto ripercorrere il mio ultimo anno ricostruendo le mie marcate risalite e discese umorali.  Ero confuso, ma sentivo che una nuova, “bruciante” consapevolezza mi rendeva più malato di prima e la sola pronuncia del termine Bipolare mi paralizzava la lingua.  Il medico, poi, mi ha consigliato una terapia a vita con farmaci definiti stabilizzanti ed io sono stato rapito da un vecchio ricordo, lo stabilizzatore della corrente posto sotto il televisore di mia nonna, ed ho pensato e ripensato ad un suo detto: “L’equilibrio dà valore alla vita”.  Completamente disorientato sono andato a casa e ho cercato su Google: Bipolare. Unipolare. Maniacale. Psicosi. Le parole chiave mi hanno aperto diverse finestre su un mondo che avevo vissuto, ma che non conoscevo appieno.  Come una doccia fredda ho realizzato di essere un malato cronico, peraltro, a rischio di suicidio e con necessità di cura per tutta la vita. Preso da una sofferenza ed un’angoscia devastante ho ricontattato lo psichiatra. Pensando di essere irrecuperabile, gli ho riferito di non tollerare il farmaco e di aver navigato in rete tutta la notte in cerca di rassicurazioni, peraltro, tutte disattese.  Egli, con fare sicuro, mi ha delicatamente introdotto in un mondo riservato ai bipolari fatto di artisti, scrittori, uomini e donne dello spettacolo, politici: Van Gogh, Cossiga, Mel Gibson o ancora Virginia Wolf, Beethoven”.     Inizia così il viaggio verso la consapevolezza di Luca e la sua altalena umorale. Napoleone contro Leopardi, due identità contrastanti, come il giorno e la notte, eppure accomunate dallo stesso disturbo. Il fascino del paziente bipolare, “magneticamente”, attrae gioia e dolore, ricchezza e povertà, amore e odio, amicizia e profonda solitudine. Come comprendere e far comprendere che solo riflettendo attraverso lo specchio della consapevolezza tale poliedrico e mimetico disturbo, si può riuscire a vivere, convivere e sopravvivere allo stesso! Una sua negazione, da parte del paziente, equivale così ad un suicidio simbolico e ad una strage degli affetti e delle persone che convivono con esso. L’umore può andare in alto ed in basso, seguendo tempi e durate diverse con espressioni che vanno dall’euforia immotivata alla malinconia estrema. Gioia, dolore o sentimenti misti e confusi che avvicinano piacere e sofferenza. Vissuti che si sintetizzano negli impopolari concetti di depressione e mania. I cambiamenti temperamentali sono eccessivi ben oltre i riferimenti comuni ed oggettivamente rilevabili.  L’altalena umorale espone le persone affette, i familiari ed i curanti ad una continua instabilità relazionale, affettiva con sofferenza ed angosce spesso confluenti in sensi di colpa. La negazione del disturbo, l’occultamento per vergogna e alcune posizioni di onnipotenza determinano il ripetersi degli scompensi. Ogni crisi sia essa di euforia o di depressione sottrae al paziente un pezzo della sua esistenza frantumando i suoi rapporti lavorativi ed affettivi. Gli svantaggi accumulati minano la credibilità della persona ed alimentano la sua solitudine. La psicoterapia, in aggiunta alla terapia farmacologica, può rappresentare un aiuto concreto per chi soffre di disturbo bipolare. È importante sottolineare, che essa non sostituisce in alcun modo il trattamento farmacologico e, da sola, non è efficace nel prevenire le ricadute ed i gravi episodi di crisi. Recenti studi, hanno indicato che gli interventi psicologici possono migliorare la stabilità dell’umore, ridurre le ospedalizzazioni e migliorare il funzionamento globale. La psicoterapia è un percorso, un viaggio dell’anima, che può essere intrapreso in qualsiasi momento della malattia e può diventare uno strumento di supporto, utile a rendere sempre più consapevoli delle migliaia di sfumature della vita bipolare. Lo scopo è assicurare strategie che permettano di prendere in carico la propria condizione e riportare la vita sulla “diritta via”. Essere bipolare non coinvolge solamente il paziente affetto, ma chiunque condivida la sua vita: figli, genitori, amici, partner… Essi potrebbero sentirsi confusi e lontani, quando un loro caro vive un episodio di crisi. Le emozioni dei caregiver si muovono su un continuum che va dalla rabbia alla paura scivolando nella vergogna o nell’impotenza. Vivere il bipolare, condividere con lui attimi di vita, scegliere di sintonizzarsi con i suoi sbalzi d’umore può richiedere un incondizionato atto d’amore, ma essere bipolari non è una colpa, né una scelta di vita!     “Sono scivolato tante volte in basso e così in basso che il solo ricordo mi spaventa. Nei momenti di vuoto, di solitudine e di immotivata sofferenza ho pensato alla morte ed il freddo che avvolgeva e soffocava il mio cuore sembrava scomparire. I miei figli, la mia famiglia, il mio lavoro mi ancoravano alla vita ed alle mie responsabilità ma, a volte, tutto ciò si confondeva nella nebbia ed io entravo in un tunnel senza stimoli né sensazioni, un buco nero dove tutto scompariva ed il mio corpo si perdeva…solo la dolce voce di mia figlia mi richiamava alla vita ricordandomi che c’era ancora un domani. Più volte sono stato sul punto di… ma il richiamo alla speranza scivolava sulle dolci note pronunciate dalla parola papà… ed io tornavo a lottare…”      Luca oggi prosegue il suo percorso di psicoterapia ed ha ripreso a gestire in equilibrio la sua attività, assumendo regolarmente la terapia farmacologica. L’impegno a ritrovare i suoi affetti compromessi e a ripristinare rapporti è ancora in corso.  Non sappiamo se sarà una storia a lieto fine…     «La realtà è che l’uomo e la natura stessa sono bipolari, il giorno e la notte, l’estate e l’inverno, l’infanzia e la vecchiaia trascorrono fra infinite variazioni dell’umore, fra grandi gioie ed esaltazioni, grandi dolori e abbattimenti. Ma solo alcune persone predisposte soffrono di depressione e di mania» (A. Koukopulos)

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