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CASERTA – Rifiuti, mancano impianti giusti: l’Europa infligge 20milioni di multa.

CASERTA – La mancata, corretta, gestione dei rifiuti ha già causato danni enormi all’intera provincia casertana. Anni di emergenze e di politiche sbagliate hanno prodotto inquinamento con danni ai cittadini, all’economia, all’agricoltura e all’immagine di un territorio che dal turismo potrebbe trarre linfa vitale.  In Italia la produzione dei rifiuti a persona è di circa 1 kg al giorno. Il loro smaltimento, che è un grave problema per le città, può essere risolto con la raccolta differenziata e con la realizzazione di impianti giusti, capaci di garantire il riutilizzo o la trasformazione dei rifiuti. I vantaggi sono molteplici sia in termini economici che sociali.
La cattiva gestione dei rifiuti condiziona negativamente la qualità dell’ambiente, la salute degli abitanti e l’economia. Basti pensare alla «Terra dei fuochi», vasta area situata tra le province di Napoli e Caserta. I rifiuti devono essere considerati una risorsa: si possono ottenere nuovi materiali e utilizzarli come fonti di energia alternativa. Qualche mese fa la scoperta, in un’area compresa fra i comuni di Sparanise e Calvi Risorta, della discarica abusiva più grande d’Europa. Sarebbe stata realizzata nel corso di alcuni decenni dallo sversamento sistematico di rifiuti industriali, ammassati su circa 25 ettari dalla maggiore azienda che operava in quella zona.
Dopo il danno arriva anche la beffa, infatti, il 16 luglio 2015, la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha inflitto una maxi multa da 20 milioni di euro all’Italia per la pessima gestione del ciclo dei rifiuti in Campania, in barba alla normativa comunitaria, a partire dalla crisi del 2007.  Inoltre, la sanzione prevede “una penalità di 120 mila euro per ciascun giorno di mancata applicazione delle corretta direttiva comunitaria, dall’emissione della sentenza”. La multa europea è inflitta per la mancata applicazione della direttiva relativa ai rifiuti; una direttiva che ha l’obiettivo di proteggere la salute umana e l’ambiente in cui gli Stati membri abbiano il compito di assicurare lo smaltimento e il recupero dei rifiuti, nonché di limitare la loro produzione, in particolare promuovendo tecnologie pulite e prodotti riciclabili e riutilizzabili.
Le origini di questa sentenza partono dopo la crisi dei rifiuti scoppiata in Campania nel 2007, momento in cui la Commissione propose un ricorso per inadempimento contro l’Italia, “imputandole la mancata creazione, in quella regione, di una rete integrata e adeguata di impianti atta a garantire l’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti sulla base del criterio della prossimità geografica”.  La Commissione ha verificato la mancanza di impianti di trattamento dei rifiuti destinati a discarica per circa 1.829.000 tonnellate annue, impianti di termovalorizzazione per circa 1.190.000 tonnellate annue ed ancor più grave, sono risultati non realizzati gli impianti di trattamento dei rifiuti organici per circa 382.500 tonnellate annue.
La Commissione ha evidenziato, infine, che le regioni devono dotarsi, in una misura e per un periodo significativi, di infrastrutture sufficienti per soddisfare le proprie esigenze in termini di smaltimento dei rifiuti. Se ciascuna regione facesse affidamento sulla cooperazione delle altre regioni e su quella dell’insieme del sistema nazionale di smaltimento dei rifiuti, il rischio di crisi di tale sistema aumenterebbe. Appare indispensabile, quindi, avviare quei processi necessari per ridurre la produzione dei rifiuti e per la loro corretta gestione.  Le amministrazioni comunali e le autorità hanno doveri e responsabilità con l’obiettivo deve essere quello di lasciare alle nuove generazioni un mondo migliore.

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