Agli emigrati la gestione dei musei dell’emigrazione, eccezione per il museo di Gualdo Tadino

Gallo Matese (di Giuseppe Pace) –  A Gallo Matese (CE), nell’ultimo dopoguerra, si è verificata una massiccia emigrazione, che ha fatto emigrare due terzi della sua popolazione, ma in Campania non è solo quel paesetto montano ad aver avuto l’esodo biblico dell’emigrazione senza ritorno. A Letino (CE) gli emigrati sono la metà degli attuali residenti, che comunque superano i vicini gallesi. Pochi politici campani, per non dire alcuno, dedicano tempo a programmare una promozione della memoria e della cultura connessa all’emigrazione. Il libro sugli emigrati dell’Agro Caleno di Paolo Mesolella, è un eccezione nel panorama culturale campano poiché dà voce agli emigrati facendogli raccontare le loro storie con tanti aspetti vitali e professionali come le loro illusioni e delusioni, i traguardi raggiunti e quelli sperati, l’onestà mantenuta insieme alla creanza, come scriveva anche Emilio Spensieri di Vinchiaturo (CB) in “Vento dei Vicoli”, dove quasi faceva parlare i vocianti vicoli molisani del suo paesetto, dove volle il monumento all’emigrato dello scultore Taccola. La Campania come il Molise però, a differenza dell’Umbria ad esempio, non sono state ancora capaci di strutturare un moderno museo dell’Emigrazione anche se non sono mancate lodevoli iniziative culturali dedicate agli emigranti come il Museo diffuso in qualche paesetto molisano oppure la recita nella parlata baranellese animata da G. Di Maio ex Sindaco di Baranello, che ha recitato con la sua compagnia teatrale nei migliori teatri degli Stati Uniti d’America, dando dignità alla cultura barenellese nel mondo. Il Molise non è una Regione fertile come, invece, è la più estesa e popolata Campania, che deve il suo nome all’antica Capua, il cui territorio è notoriamente Terra laboris.
Il Molise fu abitato dai Sanniti, prima della conquista Romana che assoggettò Bovianum vetus, l’attuale Bojano (CB), dove i bojanesi ricordano la XV edizione del Ver sacrum o delle Primavere sacre con la fondazione di Bojano. L’Umbria ha un buon museo dell’emigrazione a Gualdo Tadino, che è stato allestito nel medioevale e centrale Palazzo del Podestà. Scopo del Museo è di documentare la storia dell’emigrazione umbra dall’inizio, nell’ultimo decennio del 1800, alla fine, negli anni Sessanta del 1900. In questo arco di tempo decine di migliaia di umbri emigrarono nei diversi paesi del mondo dove era possibile trovare lavoro. Il museo è composto da 3 sale, disposte una sopra l’altra. La prima sala, quella a cui si accede dall’entrata, documenta l’Arrivo. Qui è stato ricostruito lo spaccato di una miniera. Il lavoro nelle miniere è stato scelto in quanto paradigmatico di una delle principali e più diffuse attività che gli umbri andavano a svolgere all’estero, sia nel centro Europa che negli Stati Uniti. I pannelli raccontano gli altri lavori: l’edilizia, la fabbrica, l’agricoltura, etc. Una grande carta geografica del mondo illustra i luoghi dove gli umbri sono emigrati in circa 80 anni, e la quantità delle persone. Attraverso gli oggetti dell’emigrazione: passaporti, permessi di soggiorno, permessi di lavoro, e attraverso foto, immagini in movimento e pannelli esplicativi è stata ricostruita la vita dell’emigrante. Salendo di un piano si accede alla Sala del Viaggio. Qui si racconta di come  gli emigranti raggiungevano i nuovi luoghi di lavoro, sia per quanto riguarda i paesi europei che quelli transoceanici. Treni e navi erano i mezzi più diffusi. Napoli e Genova, in Italia, Le Havre e Cherbourg, in Francia, i porti di imbarco utilizzati dagli emigranti. Le valigie e i bauli esposti ricordano i contenitori nei quali gli emigranti riponevano i pochi oggetti che si portavano dietro.  Numerosi sono stati i rientri di chi, dopo un periodo più o meno breve, decise di tornare in patria. Viene anche ricordato il naufragio della nave Empress of Ireland, sul fiume S. Lorenzo, che nel 1914 riportava in Europa gli emigrati, in cui persero la vita 1.012 passeggeri su 1.477, fra i 5 italiani che si salvarono  c’erano anche due umbri. Salendo ancora di un piano si arriva nella sala della Partenza. Qui vengono raccontati e spiegati i motivi per cui gli umbri vennero costretti ad emigrare. Le cause socioeconomiche furono i principali motivi dell’espulsione: le varie crisi del mondo agricolo che si succedettero negli anni presi in esame, poi la crisi dei lavori artigianali ed edili nelle città, ma anche le chiusure delle miniere (Morgnano, Bastardoi) avvenute nel secondo dopoguerra. Non mancano anche aspetti culturali: attraverso l’emigrazione, soprattutto i giovani, vedevano una forma di emancipazione dalla famiglia e dal luogo di origine. Spazio è stato dato anche all’emigrazione politica. A pochi metri dal Museo si trova la videoteca che raccoglie documentari, fra cui la duplicazione di quelli in possesso della Rai, che raccontano la storia dell’emigrazione italiana all’estero. Si tratta della prima raccolta del genere in Italia. Il tema dell’emigrazione è particolarmente sentito a Gualdo T. per i moltissimi emigranti tra nell’ultimo ventennio del 1800 e la prima metà del 1900. All’isola dell’emigrazione nella baia di New York, il Prof. Alberto Cecconi di Gualdo Tadino e lo scrivente di Letino, hanno osservato i nomi e i cognomi degli emigrati sia gualdesi che letinesi, ritrovandovi molti parenti e paesani. La singolare esposizione degli emigranti in america era ordinata in tavole bronzee e gli emigranti erano segnati in ordine alfabetico senza distinzione di nazionalità d’origine. Un computer permetteva l’accesso ai dati particolareggiati degli emigranti che arrivavano a bordo di piroscafi superaffollati provenienti dai maggiori porti europei come quello di Napoli e Genova in Italia. In quell’isola della memoria vi erano oggetti, scritti e illustrazioni cartografiche molto interessanti per la memoria collettiva ed individuale e non solo della storia di quel vasto Paese. Certo gli Stati Uniti sono all’avanguardia per essere un crogiolo di lingue, nazioni, religioni, culture e spirito innovativo.
La loro storia è la nostra storia, europea soprattutto. Il Museo di Gualdo T. ha un tocco di signorilità di antico e moderno esemplare e merita di essere visitato in modo speciale dai  Professori e studenti come quelli di Deva che hanno visitato il Museo con notevole spirito critico e di ammirazione perchè la Romania è, da anni, soggetta ad un esodo di emigranti, quasi biblico, per difficoltà economiche non ben note in Unione Europea e un Museo analogo nella ex Dacia felix sarebbe opportuno. In epoca comunale l’Umbria conobbe un notevole sviluppo grazie ai traffici e ai commerci particolarmente attivi lungo le sue strade, che fungevano da collegamento tra diverse regioni. La strada Flaminia, proveniente da Roma, era diretta sulla costa marchigiana dell’Adriatico. A partire dal 1400, i traffici si spostarono verso la Toscana. Il conseguente progressivo isolamento dell’Umbria rafforzò il ruolo dei monasteri e degli ordini religiosi legati al lavoro dei campi.
L’ industrializzazione ne risenti e il suo ritardo determinò in Umbria uno stile di vita con maggiore conservazione dei segni del passato nel paesaggio locale. Perugia sorse in età etrusca, in cima ad un colle a 500 m. di quota e diventò luogo di attrazione amministrativa e di un ceto culturale di primaria importanza. Oggi Perugia e’ una media città con elevata qualità della vita. Essa ha due Università, di cui una per studenti stranieri, che provengono da vari Paesi, anche extraeuropei, e sono fonte di ricchezza per alloggi, mense, consumi per il tempo libero. Degli umbri attuali si conosce poco, e il luogo comune più diffuso che li riguarda li fa ritenere riservati, schietti e laboriosi, ma anche un pò diffidenti. L’ Umbria ha una superficie prevalentemente collinare pari al 70% e per il restante 30% da montagne, non ha pianure e le colline sono intervallate da conche e solcate da corsi d’acqua con numerose sorgenti, alcune di acque minerali note come “Acqua Minerale Naturale Rocchetta” di Gualdo T.. La parte orientale della regione è occupata dall’Appennino umbro-marchigiano, le cui cime non superano i 1500-1700 m di quota, fanno eccezione i monti Sibillini, a sud est, che raggiungono altitudini decisamente più elevate. Verso occidente la catena appenninica si articola in una serie di colline dalle forme tondeggianti e dai declivi morbidi. Fra un gruppo collinare e un altro si aprono numerose conche come quelle di Gubbio, Norcia, Cascia, Terni e valli come la Valle umbra e la Valle Tiberina.  Il clima è semicontinentale, con inverni rigidi ed estati calde, specialmente nella parte orientale della regione, dove la catena appenninica impedisce il passaggio di aria temperata proveniente dall’Adriatico. Verso occidente, in direzione del Tirreno, i rilievi invece si abbassano e lasciano penetrare aria più temperata ma anche umida. Di qui l’abbondanza di precipitazioni che caratterizzano la regione. In un anno cadono oltre 850 mm di acqua, che, d’inverno, oltre i 500-600 m si trasforma in neve. Il lago Trasimeno, completamente umbro, occupa 1/3 della superficie regionale. L’ Umbria ha molti boschi di latifoglie, soprattutto querce, ma ha anche castagneti, vigneti e uliveti di eccellente qualità. Al censimento del 2001, l’Umbria è risultata abitata da 815.588 persone residenti, con una densità tra le più basse d’Italia: 97 abitanti per kmq. Mancano in Umbria grandi agglomerati umani e prevalgono piccoli centri disseminati sulle colline e nelle conche. Le campagne umbre sono ricche di case sparse con poderi ben delimitati da filari di alberi e muretti. Chi abita nella parte settentrionale della Regione Umbria ha come punto di attrazione Firenze e la Toscana: si leggono giornali fiorentini, ci si serve dell’aeroporto di Firenze, ecc., mentre chi risiede nell’Umbria meridionale si rivolge a Roma. Perugia è una città di media grandezza demografica, ha 149.000 abitanti e la sua provincia 598.470 residenti, al censimento del 2002. Terni ha 110.000 abitanti e la sua provincia ne ha circa 218.000. Perugia ha un attraente centro storico circondato da possenti mura in cui si apre la Porta di Augusto, che immette nel cuore della città, dalle strette strade ed in pendio. Al periodo medioevale risalgono la pianta urbana e molti dei principali monumenti. In provincia sorgono ricche cittadine d’arte frequentate da molti turisti: Assisi, Gubbio, Spoleto, Orvieto, Gualdo T., Nocera Umbra, ecc. Ad Assisi, da poco, è stata realizzata la Strada di San Francesco, lunga 3 km e costituita da mattonelle, pagate dai volontari, con sopra incisi i loro nomi, cognomi e  comune di nascita. Tra queste milioni di mattonelle ve ne sono due dedicate a Paola e Luigi Pace di Padova, vi sono mattonelle con cognomi “Guerra” di Gualdo Tadino. Terni è la capitale industriale della regione con la vicina cascata delle Marmore. Già alla fine dell’Ottocento a Terni furono installate grandi acciaierie (il padovano V. Stefano Breda ne fu l’artefice), alle quali si affiancarono successivamente fabbriche di armi e chimiche, per la produzione di fibre artificiali. La città di Terni sorge sulle rive del fiume Nera. Il suo aspetto è moderno anche per la ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale a causa dei bombardamenti mirati a distruggere la locale grande centrale idroelettrica. L’ Umbria è una Regione prospera oggi. I suoi abitanti hanno un tenore di vita superiore alla media nazionale; ogni famiglia umbra spende mediamente in consumi di ogni genere circa 21.000 euro l’anno, contro i 19,5 nazionali. Circa 65 automobili ogni 100 abitanti e risultano installati 42 telefoni sempre ogni 100 abitanti. L’esempio dell’agriturismo umbro, di notevole qualità, è stato esemplare anche per altre Regioni d’Europa perchè ha saputo armonizzare tradizione e modernità senza alterare il paesaggio, e nelle sue campagne si respira aria salubre, si beve acqua potabile e i rapporti umani sono ancora solidi come quelli della famiglia, ancora vera cellula della società umana, come ribadisce spesso anche il Papa attuale dalla Cattedra di S. Pietro Apostolo. Gli umbri sono dediti all’agricoltura per il 7%, all’industria per il 31 % e per il 62 % ai servizi o settore economico terziario comprendente anche l’istruzione, i seminari, i conventi, ecc. Le aree agricole sono prevalenti rispetto a quelle boschive (i pascoli occupano soprattutto il settore orientale).  Le colture,  con molti oliveti e vigneti, interessano invece tutta la fascia collinare e le valli tra le conche. L’allevamento e’ costituito soprattutto da suini. Tra le coltivazioni specifiche dell’Umbria si segnalano quelle di tabacco, di noci e di tartufo nero, il Piemonte produce tartufo della varietà bianca. Per l’artigianato, le ceramiche di Gualdo T., ancor più di quelle di Gubbio e di Orvieto, sono pregiate anche per aver conservato tecniche tradizionali, oggi ritenute d’avanguardia artistica. In Umbria, elevata è la produzione artigianale di ferro battuto, che viene venduto in varie forme oggettistiche ai numerosi turisti.  Il turismo in Umbria, soprattutto di tipo religioso, conta oltre 4,5 milioni di presenze giornaliere. La rete viaria non è molto sviluppata e la superstrada E 45, che collega Cesena ad Orte, ha migliorato  lo scorrimento veloce nord-est sud-ovest e ridotto l’isolamento dell’Umbria. Ma vediamo di scrivere qualcosa sulla bella ed ospitale cittadina di Gualdo T.. Gualdo Tadino (PG), è una antichissima e piccola città  ai confini con le Marche, situata lungo la strada consolare romana, la Flaminia, che collegava Roma all’Adriatico marchigiano. La cittadina umbra di Gualdo T.  ha 15.100 abitanti, ma la sua lunga storia di comunità civile non è secondaria alla vicina e più grande città di Gubbio, né ad altre città della Regione. Questo fatto rende i gualdesi, abitanti di Gualdo T., particolarmente orgogliosi di appartenervi. Non amano essere confusi con gli abitanti di città oggi più note. Questo lo si riscontra nel palio ed in altre manifestazioni gualdesi, nelle quali si evince spesso la tendenza a distinguersi dagli altri umbri, come a voler affermare di non essere da meno ai loro corregionali, anzi…La presenza a Gualdo Tadino di fabbriche per la carta è documentata già a partire dal 1617 quando in S. Benedetto fu battezzato il 3 febbraio il figlio di tale Julio, cartaro. Nel 1400 Gualdo intratteneva rapporti commerciali con le famose cartiere di Fabriano, che ancora oggi produce varietà pregiate di carta, esportandole in tutto il mondo. I gualdesi, ricordano allo scrivente, per il loro modo di essere e di sentire l’amicizia e l’orgoglio d’appartenenza territoriale, i conterranei Sanniti tra Molise e Campania. Per il lettore si ricorda che i Sanniti derivano dai Sabini e con il rito antico delle Primavere Sacre migravano verso altri territori per il sostentamento di quella parte eccessiva della propria popolazione. I Sanniti avevano come animale sacro il bue, da cui l’origine di Bovianum vetus capitale del Sannio molisano. Essa non è ben identificabile per i pochi reperti disponibili senza che lascino dubbi, anche se i bojanesi dell’attuale Bojano (CB) e gli abitanti di Pietrabbondante (IS) se ne disputano il posto con molte pubblicazioni intrise di campanilismo,  mai condiviso dallo scrivente. Tantissima è la storia documentata di Gualdo Tadino, che ha probabilmente avuto molta importanza economica per la sua posizione geografica. La cittadina è situata tra l’ Appennino e i suoi contrafforti collinari con abbondanza di acque, utili per generare forza motrice e permettere l’origine di attività artigianali  i cui prodotti erano esportabili come testimoniano i due importanti dischi aurei di lamina sbalzata e decorata ritrovati in Valle di Santo Marzio o Valdigorgo (XIII secolo a. C.). Rudimentali tombe in pietra, arredate con varie suppellettili, sono state scoperte agli inizi degli anni novanta in quella che era, con molta probabilità, la riva del lago in località Cartiere. Del III secolo a. C.  sono le Tavole Eugubine, realizzate in bronzo e incise su due lati. In epoca romana la città di Tadium si sviluppò lungo la strada consolare Flaminia, costruita dal Console Flaminio intorno al 220 a. C.. In località Rasina è ancora visibile un pozzo di quell’epoca storica. Nel 217, la città, dopo essere stata assoggettata a Roma, viene saccheggiata dalle truppe di Annibale. Nel 552  d. C. Viene documentata la Battaglia di Tagina, vicenda che segnò l’epilogo della guerra che l’Impero di Romano d’Oriente persegui’ per eliminare l’egemonia instaurata nella penisola italiana dai germanici Goti all’indomani della divisione dell’Impero. Ne furono protagonisti il Re dei Goti, Totila, e Narsete, il comandante delle truppe imperiali. Tale vicenda storica segnò il formarsi del primo embrione di regno nazionale sul territorio italico. Inoltre la costituzione dell’esarcato con sede a Ravenna e, più tardi, del Corridoio Bizantino che lo avrebbe collegato a Roma, fu il presupposto per la divisione del territorio italico conclusasi solamente nel 1860 con la proclamazione del Regno d’Italia.  Nel 996, Ottone III distrugge (per punizione di aver parteggiato con la fazione romana dei Crescenzi, antimperiali) di nuovo Gualdo T., eretta dal Vescovo Facondino. Nel 1155 Gualdo Tadino ricevette l’atto di sottomissione di Gubbio all’Imperatore Federico Barbarossa. Nel 1180 Gualdo viene ricostruita presso le sorgenti della Rocchetta. Francesco d’Assisi venne giovanissimo a Gualdo Tadino che allora sorgeva in Val di Gorgo. Gli abitanti non compresero bene il senso del suo viaggio e la dottrina che egli proponeva, tant’è che presto lo cacciarono dalla città. Gualdo odierna nasce nel 1237; è la terza e viene eretta sul Col Sant’Angelo.  Del 1242 la Porta S. Benedetto riporta una sorta di certificato di nascita delle mura della città che erano interrotte da 4 porte e 17 torri. Dante Alghieri cita Gualdo cosi’: ”Intra Tupino e l’acqua che discende del colle eletto dal Beato Ubaldo, fertile costa dall’alto monte pende, onde Perugia sente freddo e caldo da Porta Sole; e di rietro le piange per grave giogo Nocera con Gualdo (La Divina Commedia, Paradiso, Canto XI). Gli statuti cittadini sono del 29 maggio 1378, mentre Papa Pio II vi passa nel 1464 mentre capitanava la guerra contro i turchi. Nel 1751 un terribile terremoto sconvolse il territorio di Gualdo Tadino; nel 1764, invece, una grave carestia colpì i gualdesi, forse a causa di imbrogli del fornaio.  Nel 1798, a seguito della Repubblica Romana Giacobina, Gualdo diventò Cantone con una propria Municipalità. Nel 1809-1814 Gualdo fu annesso a Nocera Umbra. Nel 1833 Papa Gregorio XVI concede a Gualdo il titolo di città. E’ in quella stessa data che al nome di Gualdo verrà aggiunto Tadino: il primo termine di tradizione  longobarda il secondo romana. Dal 1860 Gualdo non fa parte più dello Stato Pontificio ed è annessa al Regno d’Italia dal Generale dell’esercito dei Savoia Raffaele Cadorna, che entra vittorioso nella citta’ di Gualdo Tadino. Il 28 aprile 1866 il primo treno a vapore arriva a Gualdo Tadino tra lo stupore della popolazione. Fu la Società delle Ferrovie Romane a realizzare la linea Roma-Ancona. Nel 1893 la popolazione supera, per la prima volta, le 10.000 unità ed il Consiglio comunale passa da 20 a 30 Consiglieri. Non è facile esaminare l’attuale Gualdo T., che comunque è il risultato sia della sua lunga storia suddetta che il dopo boom economico che ha investito tutta l’Italia dal 1953 al 1973. Come già ricordato, la posizione geostorica della cittadina ha permesso sempre una fiorente classe artigianale e lo testimonia il grande amore che Federico II, Imperatore di Germania, ebbe per Gualdo del 1242. Egli ne rimase favorevolmente impressionato sia per l’accoglienza che gli fu riservata, sia per le bellezze che questi luoghi offrivano. La sua benevolenza si esternò con l’ erezione della cinta muraria della città e con la riedificazione della Rocca Flea, che ospita oggi il Museo Civico con la mostra dedicata all’Artista locale rinascimentale Matteo da Gualdo. Sono 26 oggi le aziende di ceramiche artistiche esistenti a Gualdo T. ed esse, insieme ad altre attività artigianali, determinano l’economia prevalente locale. La piena occupazione è garantita e molti sono gli extracomunitari presenti localmente, compresi i romeni. Ottime sono le aziende agrituristiche disseminate in Umbria ed in particolare a Gualdo T., che sta adibendo un ex carcere ad ostello per i giovani e a scuola speciale per portatori di handicap. Secondo quanto ha scritto il Prof. Alberto Cecconi sulla Cultura ed Economia di Gualdo T., al Simposio svoltosi all’Università Ecologica “Traiano” di Deva-Hunedoara: “Gualdo ha la tradizione della Ceramica a terzo fuoco con testimonianze remotissime (Monina 1600); ora ci sono oltre 60 aziende, con oltre 1000 addetti” Egli segnala anche per l’“Ambiente: Valsorda, Rocchetta, Serra Santa, sentieristica; Monumenti: Rocca (antiquarium, musei), San Francesco, S. Benedetto, San Pellegrino, SS. Annunziata. Folclore:Giochi delle Porte, Venerdi santo, Corso del fuoco di Grello; Santi e personaggi nonchè legami con San Francesco, Matteo, Castore Durante, Raffaele Casimiri. Gualdo T. è un centro vivace anche dal punto di vista culturale; è stato terra di emigranti dalla fine del 1800 sin verso al 1960. Ora è terra di immigrazione: sono più di mille le persone arrivate dall’estero, molte si sono integrate nel mondo del lavoro. Circa un centinaio sono le associazioni sportive, culturali, ricreative e del tempo libero attive. C’è infine la Pro Tadino, che svolgeva varie attività culturali interessanti come concerti e il premio letterario internazionale giunto alla XXXVII edizione. Lo scrivente è stato collega d’esame finale di Stato (Liceo scientifico “G. Marconi” di New York ) del gualdese Prof. di Storia e Filosofia, Alberto Cecconi. Una delegazione di 16 gualdesi, guidati da A. Cecconi, dal 23 al 30 luglio 2004 ha visitato il Colegiul Tehnic “Transilvania” e la città di Deva oltre che il Municipio ed altre realtà romene. Resta ora la speranza che anche in Campania e Molise un Museo interregionale dell’Emigrazione possa realizzarsi e possibilmente gestito e controllato dagli emigrati stessi poiché se a farlo e a gestirlo sono i politicanti campano-molisani c’è poco da sperare sia per negligenze proprie dovute al sistema di sottobosco clientelare diffuso sia per la scarsa sensibilità, per non dire insensibilità. Di emigrazione ne parla meglio chi è stato emigrante perché ne conosce molti aspetti nonchè le speranze, le delusioni, le illusioni, le realizzazioni, le soddisfazioni e le incomprensioni anche quando ritorna tra i compaesani rimasti più provinciali e chiusi al nuovo che avanza nei giovani e in più di qualche anziano saggio.

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