Dragoni – “L’ho uccisa perché andava fatto”, questa la frase che Massimo Bianchi avrebbe rivolto agli investigatori che chiedevano spiegazioni sulle ragioni alla base dell’efferato delitto. L’assassino non avrebbe mostrato alcun pentimento, almeno nell’immediatezza dei fatti, per la propria azione scellerata. Bianchi – impiegato della comunità montana del Montemaggiore – avrebbe raccontato con freddezza e lucidità i momenti più salienti della vicenda. Dopo aver sparato tre colpi di pistola al petto della donna, ad esempio, avrebbe atteso impassibile, che Maria spirasse, poi le avrebbe chiuso gli occhi. Avrebbe riposto la pistola (legalmente detenuta) nella cintura, dietro la schiena, ed avrebbe atteso con calma, l’arrivo dei carabinieri, ai quali si sarebbe consegnato senza opporre alcuna resistenza. Un delitto, quindi, che Bianchi avrebbe pianificato con lucidità e freddezza. L’unica colpa di Maria Tino, agli occhi del suo carnefice, era quella di non voler più continuare una relazione sentimentale con lui.
Il video del delitto
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