CASERTA – Il settantenne casertano Leopoldo Roviello dimesso da un reparto dell’Ospedale di Caserta mentre arriva al cortile accusa un malore. Condotto immediatamente al Pronto Soccorso muore di li a poco precisamente il 14 giugno scorso. I familiari denunziano il caso e vengono sequestrati atti e cartella clinica e i sanitari del dipartimento di geratria di Caserta ( dott.ssa Gina Varricchio, Amedeo Donatiello, Sergio Sacco e Luigi Schiavo ) sono raggiunti da informazione di garanzia. Viene raggiunto anche da avviso di garanzia un dirigente medico del Pronto Soccorso. Intanto il Pubblico Ministero della Procura Sammaritana dispone l’autopsia. Ma il corpo di Leopoldo Roviello per decisione interna dell’Ospedale e’ stato sottoposto al riscontro diagnostico. Anche questo accertamento, al pari dell’autopsia, e’ invasivo. Scoppia il caso: poteva o non poteva la Direzione dell’Ospedale disporre un accertamento del genere ? Secondo il penalista avv. Raffaele Crisileo, difensore del dott. Domenico Cantiello dirigente medico dell’Ospedale Civile di Caserta Il riscontro diagnostico disposto dall’Azienda Ospedaliera di Caserta sul corpo di Roviello Leopoldo deceduto per cause da accertare e’ stato lecito e legittimo. “Debbo subito chiarire – precisa l’avv. Crisileo – che il riscontro diagnostico e l’autopsia giudiziaria sono interventi lesivi del cadavere previsti da esplicite norme. Il D.P.R. 10/09/90, n. 285 (Regolamento di Polizia Mortuaria) fa una distinzione fra riscontro diagnostico ed autopsia giudiziaria quindi sulle diverse finalità: clinico-scientifiche o giuridico-forensi. Debbo evidenziare che Il riscontro diagnostico sui cadaveri è regolato dalla legge 13/2/61, n. 83 e dall’art. 37 del Regolamento di Polizia Mortuaria; è un’operazione anatomo-patologica che consente di riscontrare al tavolo anatomico la causa della morte per le seguenti finalità:1) verifica anatomica della diagnosi clinica; 2) chiarimento dei quesiti clinico-scientifici; 3) riscontro di malattie infettive e diffusive o sospette tali, ai fini dell’igiene pubblica; 4) accertamento delle cause di morte di deceduti senza assistenza medica, trasportati in ospedale o in obitorio; 5) accertamento delle cause di morte delle persone decedute a domicilio quando sussiste dubbio sulla causa stessa. Il riscontro diagnostico è obbligatorio per i cadaveri delle persone decedute senza assistenza medica, trasportati ad un ospedale o ad un deposito di osservazione o ad un obitorio. Negli altri casi – come e’ avvenuto per il sig. Leopoldo Roviello – è disposto d’autorità dai direttori, primari o medici curanti di persone decedute negli ospedali per il controllo della diagnosi o per il chiarimento dei quesiti clinico-scientifici. E’ disposto dal coordinatore sanitario dell’U.S.L. sui cadaveri di persone decedute a domicilio quando la morte sia dovuta a malattia infettiva e diffusiva o sospetta di esserlo, o a richiesta del medico curante quando sussista il dubbio sulla causa della morte. Nessuno si può opporre al riscontro diagnostico. Nel nostro caso – come dicevamo – e’ stato disposto correttamente ed e’ stato eseguito dall’anatomo-patologo ospedaliero per la individuazione delle cause del decesso ed e’ stata redatta un’apposita relazione. L’autopsia invece è l’attività settoria che viene eseguita per disposizione dell’autorità giudiziaria. Nel nostro caso il Pubblico Ministero il dott. Alessandro Di Vico l’ha disposta e verra’ eseguita nei prossimi giorni e si differenzia dal riscontro diagnostico perchè non ha lo specifico fine di riscontrare l’esattezza della diagnosi clinica, nè è soggetta alle limitazioni vigenti per i riscontri diagnostici che vietano le operazioni settorie non necessarie ad accertare la causa della morte. Alla luce di cio’ ritengo che la Direzione Sanitaria dell’Azienda Ospedaliera di Caserta abbia operato correttamente nel disporre il riscontro diagnostico e siffatto accertamento e’ compatibile con l’autopsia “
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