DRAGONI – Cimitero: l’accordo con la ditta che eseguì i lavori era cosa fatta. Anzi no, Lavornia ci ripensò e rinnegò tutto. Anzi attaccò i giornalisti che avevano diffuso la notizia accusandoli di non fare bene il proprio lavoro perchè scarsamente documentati. Questa la polemica che per qualche settimana tenne banco, qualche mese fa, in paese. Poi più nulla.
Ma il tempo, si sa, è galantuomo e il suo semplice scorrere lavora in favore della verità permettendo alle bugie di scivolare in fondo e alla verità di salire in superficie. Un lavoro lento ma inesorabile.
Così ora c’è la certezza che l’accordo fra Lavornia e l’impresa era stato sottoscritto – proprio dallo stesso sindaco – nero su bianco. Poi il patto naufragò, forse per la polemica nell’opinione pubblica; forse per il pare negativo che espresse – nero su bianco – il legale dell’ente dragonese.
Quella firma apposta da Silvio Lavornia però potrebbe, ora,costare carissima al comune. Infatti quell’atto potrebbe essere esibito in giudizio dalla ditta e questo potrebbe spostare l’ago della bilancia in favore dell’impresa che, finora, non sembrava avera alcuna possibilità di successo.
Ingenuità, fretta, oppure altro? Cosa avrà spinto Lavornia a siglare un’intesa in modo così azzardato senza immaginarne le possibili conseguenze?
Anche in questo sarà solo il tempo a saper fornire le spiegazioni giuste.
La questione è relativa al contenzioso fra i comune di Dragoni e la Ati Cogena srl (Natale srl, D’Angelo costruzioni srl) con capogruppo Cogena srl. Il parere negativo del legale nasce dal fatto che le modalità dell’accordo non avrebbero apportato alcun vantaggio per l’ente. Inoltre, l’accordo raggiunto e poi rinnegato avrebbe riconsociuto il pagamento dell’intera sorte capitale. Ma la vicenda si sarebbe complicata – così come avrebbe fatto notare il legale dell’ente – anche per la figura dell’allora responsabile del servizio lavori pubblici, geom. Massimo Facchini – sottoscrittore dei contratti di concessione , è persona sotto la lente della magistratura ordinaria e dalla Corte dei Conti. Stesso problema per persone riconducibili ad una delle imprese coinvolte nella vicenda.