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Nella foto: Mario Ruggieri, Stefania Sagliocco, Marialuisa Foglia, Mamadi Kourouma, Rosamaria Mennillo, Giulia Cerbo, Andrea Francesco Nacca, Rebecca Della Rosa, Stefania De Cristofano, Christian Mirto, Federico Compagnone

Piedimonte Matese / Caiazzo / Pietravairano – Lotta alle diseguaglianze, il progetto di Emanuela Vallo. Le testimonianze dei protagonisti

Piedimonte Matese / Caiazzo / Pietravairano – Emanuela Vallo è una fotografa amatoriale di Piedimonte Matese, è un’attivista che cerca di comunicare i problemi di oggi attraverso le foto. Ha realizzato due progetti: uno sul bodyshaming e l’altro sulla disuguaglianza, quest’ultimo sarà completato in breve tempo. “Al giorno d’oggi – precisa Vallo – ci sono discriminazioni sul modo di essere di una persona, sulle sue tradizioni, colore, religione, stile e tanto altro ancora. Attraverso le immagini, conclude Vallo, voglio cercare di esprimere quello che invece è l’uguaglianza”. Ecco le testimonianze dei ragazzi che hanno partecipato al progetto:

Il mio nome è Giulia Cerbo, vengo da Pietravairano e ho 24 anni. Per fortuna non  sono mai stata vittima di bullismo anche se a volte mi è capitato di vivere delle situazioni spiacevoli che mi hanno fatta sentire a disagio, come ad esempio: essere fissata o indicata dalle persone per via del trucco e del mio abbigliamento. In quei momenti mi sono sentita spesso fuori luogo ma poi pian piano ho capito che non vale la pena cambiare per gli altri, anche se ad oggi mi rendo conto che se al mio posto ci fosse stata una persona più fragile magari si sarebbe fatta influenzare ed in qualche modo avrebbe cambiato il suo modo di essere. A volte mi chiedo: “Perché ci sono persone che si sentono autorizzate a giudicare gli altri?” ci ho riflettuto molto e credo che il problema principale sia il contesto sociale e familiare nel quale si vive. Un’idea fissa dalla quale nasce una convinzione sbagliata di vedere le cose.

Il mio nome è Andrea Francesco Nacca, sono di Caiazzo e ho 17 anni. Io vorrei soffermarmi su tutte le micro aggressioni che ho ricevuto nel corso della vita fin da bambino. Un esempio portante è la parola “frocio”. Tantissime persone come me si sono sentite toccate da queste piccole ma grandi parole. Quando si parla di famiglia arcobaleno, omogenitorialità, matrimonio equalitario, ci sono sempre persone pronte ad alzare il tono della voce, non per difendere ma solo attaccare la libertà altrui. Una persona non nasce con l’idea che possa esistere un altro orientamento, semplicemente ci se ne rende conto dopo sempre per colpa della società. Quando vieni preso di mira inizi a vedere un mondo con maggiore diffidenza, quando realizzi di avere qualcosa di diverso rispetto agli altri ti senti in qualche modo anche messo da parte in alcuni contesti. L’atteggiamento principale degli altri che mi fa sentire diverso è quando tendono a voler nascondere il fatto che io sia omosessuale, io sono questo. Vorrei chiedere a queste persone se a fine giornata quando tornano a casa prima di addormentarsi ci pensano ai danni che hanno potuto provocare a quella persona. Si interviene solo quando ci sono aggressioni, quando le persone si sono ammazzate, solo in quel momento si dice “ah, l’omofobia è un problema”, ma in quel caso è già troppo tardi.

Il mio nome è Mamadi Kourouma, vengo dalla Guinea ho 29 anni e sono in Italia ormai da ben 6 anni. Un giorno mi sono trovato a prendere il treno diretto a Napoli. C’era questa ragazza che cercava un posto a sedere, si è guardata intorno e ha visto che gli unici posti liberi erano vicino a me. Non ha voluto sedersi, è rimasta lì ferma e alzata. Le ho chiesto perché non volesse sedersi ma non mi ha dato risposta. Quest’esperienza mi ha fatto capire che per alcune persone non siamo tutti uguali. Si pensa ancora al fatto che magari un colore diverso della pelle possa far sentire superiore l’altro, ed è per questo anche, secondo me, il motivo dell’esperienza con quella ragazza. Ma questo non mi ha frenato, penso che una persona intelligente certe cose non le avrebbe fatte. Non possiamo tutti reagire nello stesso modo, ma bisogna far capire che siamo tutti esseri umani, tutti uguali, nessuna differenza tra noi. Il colore della pelle non dev’essere considerato un elemento frenante per conoscere una persona.

Il mio nome è Marialuisa Foglia, ho 19 anni e vengo da Alife. Posso dire di essere abbastanza alta e a volte per questo riscontro alcune situazioni spiacevoli. Ad esempio mi capita di uscire con delle scarpe più alte e ricevere dei commenti non richiesti come : ” perché metti questi tacchi?” ” sei già alta!” ” sei bella, ma sei troppo alta”. A volte dette anche con poca malizia , ma come dico io con “disapprovazione convita” ovvero con aria decisa. Ho preso parte a questo meraviglioso progetto, innanzitutto sperando che queste persone capiscano cosa significa sentirsi dire determinate frasi, a volte apparentemente innocenti, ma che in alcuni casi, non parlando del mio specifico, risultano essere dannosi. Vedo anche che purtroppo, a volte, tutta questa disapprovazione verso moltitudini di canoni estetici e stature nasce da quelle persone (come influencer ecc.) che continuano a propagandare “la perfezione”  attraverso i social, che altro non è che un “falso dio” la quale tutti continuano a rincorrere ininterrottamente prendendone i risvolti negativi. Spero che tenendo conto di queste iniziative qualcuno prima o poi provi a immedesimarsi per qualche istante per capire che determinati comportamenti oggi giorno non dovrebbero più esistere.

Che le immagini, esperienze e parole possano riuscire un giorno a convincere e a far rendere conto che differenze non ci sono, che solo tramite ciò l’odio tra noi aumenta, solo perché non ci si sente accettati in una società che dovrebbe vedere un po’ di più. Io vedo una grande armonia dell’essere e il voler essere ciò che si è. Una semplice libertà di sentirsi ognuno uguale all’altro, io vedo questo, e tu?

 

Ringraziamenti a Mario Sarro e Gianluca Sarro per il terreno.

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