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CASERTA – Istituti di credito, attenti a quei nove

Bce-euro

CASERTA (di Nando Silvestri) – Monte dei Paschi di Siena, Carige, Banca Popolare di Milano, Popolare di Vicenza, Bper, Banco Popolare, Banca Popolare di Sondrio, Credito Valtellinese, Veneto Banca. Sono i 9 Istituti di credito  italiani che non hanno passato lo stress test predisposto dalla Bce. In tutto sono 25 le banche europee che palesano maggiore difficoltà e incertezza in termini di stabilità finanziaria, attualmente impegnate a revisionare la qualità e la quantità delle proprie risorse attraverso interventi di ricapitalizzazione differenziata. E’ una riflessione che lascia poche speranze ai risparmiatori se la BCE non provvede a rivedere la propria politica monetaria in tempi utili, visto e considerato che la regola accreditata di controllo finanziario è quella del “bail in”. Si tratta di un principio che ha la presunzione di selezionare la qualità della composizione delle risorse bancarie e, al tempo stesso, quella delle stesse banche scelte dai correntisti, onde evitare di favorire depositi di capitali negli istituti a maggiore volatilità e rischiosità. In realtà il principio di “bail in” è un boomerang che si ritorce contro risparmiatori ed imprenditori sottoposti al rischio fondato di correre a salvare la banca di cui sono clienti nella verosimile ipotesi di fallimento. Azionisti, obbligazionisti, correntisti e “stakeholders”, nessuno può dormire sonni tranquilli a prescindere dalla somma investita nelle attività del proprio istituto di credito. Si rischia, in pratica, di finire sotto la mannaia del prelievo forzoso per ossigenare i conti della banca di “fiducia”. Si fa per dire. Sono ancora vividi i ricordi del prelievo coattivo sui conti correnti degli italiani sovversivamente predisposto dal governo Amato, mentre avanza l’ombra nefasta che una simile sciagura ritorni a flagellare con maggiore violenza le già stracciate tasche dei risparmiatori nazionali. Dunque vale la pena scegliere con cura attività finanziarie e banche di riferimento per scongiurare il pericolo di accelerare e aggravare il pericolo di sacrificare ulteriormente i propri risparmi e quelli delle generazioni passate. Del resto il governo Renzi sta già minando sufficientemente patrimoni e conti correnti con imposte patrimoniali travestite da aggravi, gabelle retroattive e nuovi balzelli protesi a fagocitare rendite non patrimoniali già tassate alla fonte. Occorre anche tenere presente che per diversi anni le nostre banche con il placet e il tornaconto delle istituzioni hanno finanziato il debito pubblico italiano, anziché sostenere l’imprenditorialità e l’innovazione finanziaria, subissando così i propri forzieri di pezzi di carta di scarso valore economico. Va detto in ultima analisi che neppure gli sforzi di ricapitalizzazione bancaria attualmente in corso possono alleviare le nostre angosce, tenuto conto che i vari dictat per la regolamentazione bancaria, ivi compresi gli accordi di Basilea, non riescono a radicare controlli puntuali ed affidabili sulle variegate partecipazioni bancarie internazionali. In verità queste ultime rappresentano un argomento estremamente scivoloso da trattare per via delle scarse certezze che sono in grado di offrire. Basti pensare che esse sono fisiologicamente vincolate alle sole norme locali vigenti e alle esigenze speculative senza deroghe di sorta in favore di sicurezza e solidità finanziaria generale.