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CASERTA / NAPOLI – ASL, PERSONALE NEGLIGENTE PAGAVA DUE VOLTE LE FATTURE AI FORNITORI. DANNO PER OLTRE 32 MILIONI DI EURO

CASERTA / NAPOLI   – Ammonta a circa 32,3 milioni di euro il danno all’Erario accertato dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli all’esito di complesse indagini delegate dalla Procura Regionale della Corte dei Conti per la Campania, determinato da condotte di negligente gestione in seno all’A.S.L. Napoli 1 Centro, consistenti nella indebita ripetizione dei pagamenti delle fatture a favore di vari fornitori.

L’indagine, che ha avuto inizio da una pregressa attività di polizia giudiziaria delegata dalla locale Procura della Repubblica e svolta dal Nucleo Polizia Tributaria Napoli, ha consentito di evidenziare come sia stato sistematicamente “bissato” il pagamento di numerosissime prestazioni fruite a vario titolo dal suddetto Ente ospedaliero (c.d. “doppi pagamenti”), con un conseguente danno patrimoniale di oltre € 31 milioni negli anni 2000-2012.

L’ASL Napoli 1 Centro, infatti, nonostante retribuisse regolarmente alla scadenza le prestazioni di cui aveva fruito, non era in grado di dimostrare l’avvenuto pagamento, non essendo capace di gestire correttamente il  proprio sistema di contabilità. Ciò accadeva anche nel caso in cui il fornitore avesse citato l’Ente in giudizio sostenendo di non essere stato pagato.

Pertanto i pagamenti spontanei/dovuti per le prestazioni fruite si sono sistematicamente sommati (nella quasi totalità dei casi precedendoli) agli ulteriori e successivi pagamenti delle medesime prestazioni, coercitivamente imposti a mezzo di procedure esecutive avviate dai creditori interessati.

Quanto sopra è imputabile al gravissimo disordine amministrativo/contabile nel quale versa l’Ente ospedaliero, che non è mai stato in grado di opporsi validamente alle suddette procedure esecutive per contestare il già avvenuto pagamento delle fatture. In particolare, le registrazioni in contabilità della documentazione inerente alle ingiunzioni di pagamento non avvenivano nel corso dell’anno in cui la stessa era stata trasmessa da parte del tesoriere (Banco di Napoli), bensì con ritardi sempre crescenti, con un conseguente gravissimo stato di “ignoranza” da parte dell’ASL di quanto effettivamente già pagato in riferimento ai contesti a base dei vari decreti ingiuntivi.

La situazione, che si è protratta per oltre un decennio senza che i vertici dell’Ente si attivassero con misure adeguate, ha portato a una cronica inefficienza, che è ancor più evidente se si pensa che gli importi del danno finora accertato dai militari del Corpo è basato esclusivamente sull’esame della documentazione di spesa già contabilizzata dagli uffici dell’ASL: presso gli “archivi” dell’Ente giacciono ancora documenti da contabilizzare per una spesa complessiva stimata in circa € 560 milioni di euro, per la quale gli accertamenti saranno svolti in epoca successiva.

Lo stato di degrado e disordine assoluto in cui i predetti archivi versavano, prima dell’attività di riordino avviata solo di recente, appare plasticamente dai rilievi fotografici eseguiti dai militari della Guardia di Finanza nel corso delle indagini.

Tale situazione di disordine imponeva ai dipendenti di sottoporsi a stressanti ricerche, di carattere manuale, nell’archivio cartaceo. Attività, questa, resa estremamente complessa e non sempre efficace, attesa la totale assenza di catalogazione ed archiviazione secondo regole precise e sistematiche.

Una così ingente dispersione di denaro pubblico ha comportato una notevole riduzione della qualità del servizio sanitario. A comprova di tale situazione vi sono le dichiarazioni dall’attuale direttore generale della ASL Napoli 1 Centro, il quale ha asserito che – al fine di migliorare la qualità del servizio sanitario erogato dalle strutture di competenza della ASL (con abbattimento delle liste di attesa, riduzione del ricorso alle strutture private accreditate, riduzione dei costi di manutenzione dei macchinari vetusti, miglioramento delle prestazioni diagnostiche e terapeutiche, migliore gestione del rischio clinico e così via) – risulterebbe necessario e indispensabile procedere all’immediato acquisto di beni e servizi tecnico/sanitari per un ammontare di oltre 20 milioni di euro.

Secondo la ricostruzione della Procura della Corte dei Conti, laddove si fosse agito con cura e coscienza e fossero state adottate, nel rispetto di un ordinario criterio di diligenza professionale, tutte le misure organizzative necessarie a evitare il colpevole acuirsi del grave ed evidente stato di disordine contabile accertato, si sarebbe potuto evitare il disperdersi di quelle ingenti risorse finanziarie pubbliche, oggi indicate come necessarie ed essenziali, per normalizzare i livelli di qualità di un servizio sanitario in evidente sofferenza.

A tutto ciò va aggiunto un comprovato danno all’efficienza, equamente calcolato dalla Procura Contabile in una somma pari a circa il 5% del danno erariale accertato, da quantificarsi in ulteriori 1,2 milioni di euro.

La chiusura dell’indagine ha portato all’individuazione, per condotta gravemente negligente, di n. 15 responsabili, così suddivisi:

  • 7 dirigenti pubblici;
  • 5 membri del Collegio Sindacale dell’Azienda Sanitaria;
  • 3 dirigenti della Regione Campania, quale organo preposto al controllo dei bilanci d’esercizio.

Quanto sopra, con la conseguente notifica di provvedimenti di sequestro conservativo di conti correnti, beni mobili e immobili nei confronti dei suddetti soggetti. Il provvedimento cautelare disposto dalla Corte dei Conti ha riguardato, in particolare, immobili e conti correnti riconducibili agli amministratori e dirigenti dell’Azienda Sanitaria e della Regione Campania coinvolti nella vicenda, i quali dovranno rispondere, ove fosse confermato l’impianto accusatorio, con il proprio patrimonio personale a ristoro del danno patito dall’A.S.L. Napoli 1 Centro.

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