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TEANO – Omicidio Mollicone, parla l’ex maresciallo Franco Mottola: Noi e Serena abbiamo bisogno di giustizia

TEANO – “Serena ha bisogno di giustizia ma anche noi, che siamo innocenti, reclamiamo forte la nostra estraneità ai fatti per cui è processo“. Sono parole di Franco Mottola, durante l’ultima udienza del processo nato dal delitto di Arce, commesso oltre venti anni fa. Ha parlato l’ex maresciallo Franco Mottola, all’epoca dei fatti comandante della caserma di Arce. E’ imputato, insieme alla moglie e al figlio dell’omicidio di Serena Mollicone. Mottola ha resto spontanee dichiarazioni: l’ex maresciallo ha voluto rimarcare la sua “totale innocenza e quella della mia famiglia e l’assoluta estraneità ai fatti che ci vengono contestati. Vorrei anzitutto precisare che la mattina del primo  giugno 2001  tornai ad Arce, da Frosinone, dove avevo partecipato alla Festa dell’Arma, verso le 10 e 10 del mattino e ridiscesi prima delle 11 poiché Quatrale e Tuzi avrebbero dovuto completare il servizio esterno che avevo già impartito. In quella circostanza, né in altre, Serena non è mai entrata in Caserma. Assolutamente mai. Tuzi purtroppo ha fatto moltissima confusione e dopo sette anni, improvvisamente, dopo pressioni, battute e minacce che sono agli atti o per il solo timore di essere incriminato per l’omicidio, riferisce vagamente di una ragazza entrata presso lo stabile della Caserma senza però mai dire che ciò fosse accaduto il primo giugno e che ella fosse Serena Mollicone: le registrazioni delle sua sommarie informazioni, che sono incontrovertibili, lo dimostrano senza alcuna ombra di dubbio. Se ciò fosse stato vero, lo avrebbe detto sin dalla sera quando vennero i familiari di Serena a denunciarne la scomparsa sin dalla mattina e ne avrebbe parlato in famiglia, circostanza smentita dalla stessa Maria Tuzi. Ed è falso, come ipotizza chi mi accusa, che io possa aver minacciato, ricattato o promesso chissà cosa a Tuzi e Quatrale affinché negassero che Serena fosse entrata in Caserma: queste sono ipotesi tutte campate in aria, smentite dall’istruttoria dibattimentale e senza alcuna prova.  Io, mia moglie, mio figlio e la mia famiglia non sappiamo nulla della morte di Serena”.
Mottola poi fa chiarezza in merito alla porta contro la quale, secondo la Procura, è stata sbattuta la testa della povera Serena:  “Se la porta fosse l’arma del delitto, vi pare che dal 2001 al 2002 non avremmo potuto aggiustarla oppure coprire il danneggiamento? Che non avremmo concordato una versione comune da imparare a memoria? La nostra ingenuità prova la nostra assoluta innocenza”.

 

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