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 ALIFE – Spaccio di droga gestito dalla famiglia Fargnoli, chiesti 107 anni di carcere

ALIFE – E’ stata pesantissima la richiesta del pubblico ministero a carico degli imputanti. La pubblica accusa ha chiesto un totale di 107 anni di carcere per 9 imputati. E’ avvenuto durante l’udienza fissata per questa mattina. Fra poco più di un mese si tornerà in aula per la discussione degli avvocati difensori e poi, quindi, ci sarà la sentenza.
L’accusa chiede la condanna a 18 anni di carcere per Robert Fargnoli e Assunta Di Chello; 12 anni di carcere per Robert Fargnoli junior, Maurizio Nardelli e Cristian Nardelli; 8 anni di reclusione a carico di Giuseppina Tedi; 7 anni e 6 mesi di reclusione a carico di  Loredana Lombardi e Filomena Marcello; 12 anni di carcere per Riccardo Raffaele.

I fatti:
Avevano organizzato  un gruppo dedito allo spaccio di droga, tutto in stile “Gomorra”. Vennero arrestati, dai carabinieri, alcuni mesi fa ed ora sono davanti ai giudici. Hanno scelto il rito abbreviato Robert Fargnoli, Maria Assunrta Di Chello, Maurizio Nardelli, Robert Fargnoli junior, Cristian Nardelli, Loredana Lombardi, Giuseppina Teti, Filomena Marcello, Raffaele Riccardo.
Secondo l’indagine, che lo scorso mese di febbraio ha portato a ben 12 arresti, entrambe le bande si sarebbero rifornite da Raffaele Riccardo, di Frignano. La prima piazza di spaccio era stata creata nel comune di Alife, presso la palazzina delle case popolari occupata dal nucleo famigliare dei Fargnoli, dove si concentrava in maniera ininterrotta – sia in orario diurno che notturno – una quantità notevole di assuntori di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, crack ed hashish, provenienti principalmente dai comuni dell’alto casertano e del beneventano, che avevano possibilità di acquistare indistintamente i tre tipi di sostanza in relazione alle proprie esigenze. In tale luogo, dove Robert Fargnoli e Maria Assunta Di Chello – organizzatori della stabile attività di spaccio – continuavano a svolgere traffici di sostanze stupefacenti seppur sottoposti al regime degli arresti domiciliari per precedenti delitti specifici, era sempre garantita la presenza di uno dei componenti della famiglia che poteva soddisfare le notevoli richieste di stupefacenti avanzate dagli acquirenti, i quali solitamente risultavano essere già noti tossicodipendenti. Nella medesima abitazione veniva anche effettuata la preparazione del crack, mediante un processo di lavorazione della cocaina.  Ad occuparsi dello spaccio al dettaglio, invece, Maurizio Nardelli, Robert Junior Fargnoli, Cristian Nardelli, Loredana Lombardi, Giuseppina Teti, Filomena Marcello e due minorenni, tutti incaricati di ricevere le direttive dai dirigenti della struttura, di occuparsi del trasporto delle sostanze stupefacenti e di procedere alle cessioni al dettaglio.  La seconda piazza di spaccio, retta da Toni Porreca e Luigi Verolla è stata individuata a Piedimonte Matese ed era destinata a soddisfare le richieste di una fascia diversa di acquirenti. Si trattava per lo più di giovani locali, quasi tutti studenti o operai, che acquistavano sostanza stupefacente del tipo hashish per consumo personale o di gruppo. Si torna in aula alla metà di novembre. Nel collegio difensivo, fra gli altri,  gli avvocati  Giuseppe De Lucia e Angelo Raucci.

 

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