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CASERTA – Uccisero un noto imprenditore casertano, presi 4 spietati killer

CASERTA – Nelle prime ore dell’alba, nelle province di Caserta, Como, Sassari e l’Aquila, i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta, stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli, su richiesta della Dda, nei confronti di 4 indagati, ritenuti responsabili di concorso in omicidio e detenzione e porto illegale di armi, con l’aggravante del metodo mafioso. L’indagine ha consentito, tra l’altro, di individuare nei destinatari del provvedimento, tutti affiliati al clan dei “casalesi”, gli autori dell’omicidio dell’imprenditore edile Vincenzo Feola commesso il 21 ottobre 1992 a Caserta.  L’imprenditore edile fu ammazzato nella sua azienda “Appia Calcestruzzi” sul viale Carlo III.  Destinatari del provvedimento sono Francesco Bidognetti, 66enne, alias “Cicciotto ‘e mezzanotte”, Francesco Schiavone detto “Cicciariello” di 64 anni, Andrea Cusano di 59 anni ed Ettore De Angelis 54 anni domani.  L’indagine è partita nel 2015 dopo le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra i quali Nicola Panaro, Giuseppe Misso e Cipriano D’Alessandro. Secondo quanto ritenuto dal gip, l’omicidio era stato deciso dai capi dell’epoca del clan, ovvero Francesco Bidognetti e Francesco Schiavone ed eseguito da Nicola Panaro e Andre Cusano. L’imprenditore aveva inteso non aderire al consorzio Cedic Calcestruzzo che in maniera monopolistica gestiva e spartiva gli appalti relativi alla fornitura del cemento in provincia di Caserta. A tale consorzio, ideato da Antonio Bardellino, aderirono tutti i produttori di calcestruzzo casertani, titolari di cave e di impianti di produzione, determinando la gestione del mercato in maniera esclusiva da parte del sodalizio criminale.  Feola, già socio del Consorzio, chiese l’estromissione della propria azienda in quanto non intendeva più aderire alle condizioni economiche dettate dal clan ovvero la corresponsione di una percentuale, pari a 2mila lire per ogni metro cubo di cemento distribuito nell’ambito del normale espletamento dell’attività lavorativa. Feola, secondo quanto ricostruito dalla Dda, venne ucciso per la sua errata convinzione di poter determinare il prezzo del cemento sul mercato a prescindere dalla volontà del Consorzio, e di poter evitare di pagare una percentuale sui lavori che stava effettuando nell’area industriale di Marcianise.

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