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MARZANO APPIO/PRESENZANO – SCOLARESCHE IN VISITA ALLE “CIAMPATE DEL DIAVOLO”

MARZANO APPIO/PRESENZANO (di Nicolina Moretta) – Lunedì ventinove maggio, piccoli alunni delle scuole primarie di Marzano Appio e Presenzano sono in visita con le insegnanti al sito d’importanza mondiale: le ‘Ciampate del diavolo’; in loro suscita molto interesse l’idea di questo uomo preistorico che circa 350.000 anni fa ha calpestato questo territorio sito in Tora e Piccilli. La nostra giovane guida-archeologa, Norma Mazzoccoli, è brava e spiega con dovizia di particolari e semplicità ai bambini il significato e l’importanza del sito preistorico. Le domande che le rivolgono i bambini sono simpatiche e diversificate. Lei quando entra nel sito, un po’ per il rispetto della sacralità del luogo, un po’ per la fragilità di quella che sembra roccia dura, si toglie la scarpe e mima a piedi scalzi il percorso fatto dagli Homo Erectus , affinché i bambini capiscano bene, mentre questi la osservano attenti da dietro la ringhiera della passerella che sovrasta le orme degli uomini preistorici. Quando Norma spiega ai bambini come  l’Homo Erectus ha lasciato, oltre alle impronte dei piedi, l’impronta della mano sulla roccia, dice che questo accadde perché l’uomo preistorico stava perdendo l’equilibrio e per non cadere poggiò la mano a terra, che rimase impressa nella roccia. Poi si parla della credenza popolare delle persone del luogo e sento raccontare per l’ennesima volta una versione errata dell’oralità popolare tramandata. Norma racconta, come altre persone di cultura, che le persone del luogo sostenevano che le impronte fossero del diavolo perché credevano che solo il diavolo potesse camminare sulla lava. Non è proprio così! Io sono nativa di Piccilli e i ricordi della mia infanzia sono nitidi. Quando ero bambina le donne anziane nelle serate estive raccontavano al fresco dei portoni delle ‘Ciampate del diavolo’, in particolar modo dell’impronta della mano e mentre sussurravano: “Esiste, esiste davvero!”. Riferendosi al “Maligno”, spiegavano:” Il diavolo è l’unico che poteva lasciare l’impronta della mano sulla roccia: è salito dall’Inferno, ha poggiato la sua mano rovente sulla roccia e ha lasciato l’impronta”. E aggiungevano timorose: “Solo lui lo poteva fare!”. Questa è la spiegazione popolare esatta e lo dico a Norma, perché i contadini del luogo non possedevano una visione scientifica né avevano conservato una memoria storica millenaria delle eruzioni vulcaniche, quindi, non sapendo dell’esistenza della lava, la spiegazione che si davano era quella del corpo rovente del diavolo che con il proprio calore del corpo al contatto con la roccia aveva sciolto la stessa roccia e impresso le orme. Norma, con infinita modestia, mi risponde: “Ne parli con il professore Adolfo Panarello”, il “padre” scientifico scopritore delle ‘Ciampate del diavolo’.

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