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Solaio in acciaio: stabilità e sicurezza prima di tutto.

Tecnologia e Costruzioni  – Solaio in acciaio: stabilità e sicurezza prima di tutto.

(di Alessandro Staffiero) Quando si parla di costruzioni, in particolar modo quando trattiamo edifici commerciali o magazzini, non è raro sentir parlare di solai, ovvero vani compresi fra il tetto ed il soffitto sottostante, usato per lo più come ambiente di sgombro.

Questo genere di strutture sono nate in seguito all’esigenza di avere abitazioni su più livelli o di avere abitazioni rialzate rispetto al suolo, necessità che soprattutto in campagna a seconda del terreno può venire a crearsi con una certa frequenza. Nel corso degli anni sono nati solai in legno, in legno misto a calcestruzzo, seguiti da quelli in laterizio fino a quelli in acciaio e laterizio, che sono senz’altro i più utilizzati al giorno d’oggi grazie ai tantissimi vantaggi che essi presentano, come la grande elasticità e la capacità di resistere ai terremoti.

Ogni solaio ben fatto ha infatti la capacità di portare carichi senza deformarsi e quella di collegare e stabilizzare le pareti in muratura. Parlando invece di norme antisismiche, esso deve avere il cosiddetto “Comportamento Scatolare”, in virtù del quale le pareti verticali ed il solaio si comportano come un unico corpo che risponde in maniera corretta alle sollecitazioni di tipo sismico. Cosa succede inoltre durante un terremoto? Gli edifici oscillano, ecco perché è bene che questi siano leggeri. Non è un mistero dopotutto che gli edifici non costruiti a norma e con criterio sono immensamente soggetti al rischio di crollo, in particolare in una nazione come la nostra, così vessata da terremoti. Tra le varie tipologia fino ad ora esposte, è quindi chiaro per quale motivo il  solaio in acciaio è tra le soluzioni più utilizzate e più proposte dagli specialisti che si occupano di edilizia e logistica industriale.

Quando si iniziò ad utilizzare l’acciaio con una certa frequenza, si iniziarono a costruire solai con voltine alla romana, dove troviamo travetti in acciaio costituiti da profilati a doppio “T” chiamati putrelle, e da tavelle appoggiate in corrispondenza dell’ala inferiore del profilato, così da coprire e annullare la distanza tra i travetti, infine viene infine gettata una colata di calcestruzzo. Il nome di queste voltine nasce proprio dal fatto che furono molto utilizzate a Roma a partire dalla seconda metà dell’800, quando l’urbanizzazione era in fermento.

 

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