PIGNATARO MAGGIORE – Due operai sospesi per sei giorni, un terzo licenziato. La loro colpa è stata quella di denunciare pubblicamente (clicca qui per il video denuncia) le problematiche all’interno dell’azienda e la probabile complicità dei sindacati. Una brutta pagina di storia, in tema di diritti per i lavoratori, è stata scritta in questi giorni alla STS di Pignataro Maggiore. Mette in luce lo strapotere delle aziende, l’assuefazione dei sindacati che in tantissimi casi appaiono incapaci di arginare gli abusi contro le maestranze, mentre in altri casi, sono adeguatamente “al servizio” delle stesse aziende e quindi privati delle loro funzioni. Capita così che chi protesta paga direttamente le conseguenze.
L’esempio è quanto accaduto a tre operai della STS di Pignataro Maggiore, uno stabilimento già tristemente famoso per la morte di un operaio, schiacciato da una pressa (leggi qui l’articolo sulla morte di Borrelli).
Era il 28 gennaio scorso quando alcuni lavoratori, stremati da una serie di fattori, chiedono l’intervento della nostra testata (www.paesenews.it) per denunciare pubblicamente condizioni non più sostenibile. Arrivati sul posto cerchiamo i sindacati, senza successo, però. Si defilano, scompaiono, si nascondono dietro ad una assemblea con i lavoratori e solo dopo – assicurano – avrebbero parlato della vicenda.
Solo quattro coraggiosi lavoratori (uno di loro sarà un futuro rappresentante del sindacato USB, non ancora ufficialmente presente nello stabilimento) accettano di essere intervistati e con chiarezza e determinazione mettono in luce una serie di problematiche (clicca qui per il video con l’intervista dei lavoratori).
Appena l’intervista viene pubblicata la reazione dell’azienda è durissima. I lavoratori che hanno avuto il coraggio di parlare davanti alle telecamere, tranne l’aspirante sindacalista, sono bersaglio di provvedimenti disciplinari. Due lavoratori sono sospesi per sei giorni, un terzo, invece è licenziato. In altri tempi i sindacati avrebbero messo a ferro e fuoco la città. Oggi, invece, tutti zitti.
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