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RIARDO – Bufale dopate, parla un pentito della banda: tremano gli imputati

riardo.  Bufale dopate affinché producessero più latte con sostanze altamente nocive per la salute umana e  per gli stessi animali che vennero drogati perché rendessero di più. Ieri il processo stralcio che vede alla sbarra altri 15 imputati, davanti ai giudici del collegio presieduto dal dottor Gianpaolo Guglielmo,  a latere Luigi D’Angiolella e Tommaso Perrello del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, per la vicenda che vede coinvolta la Italiavet di Riardo, il deposito farmaceutico che sarebbe stato gestito dalla camorra. La vendita clandestina dei micidiali farmaci avrebbe fatto guadagnare alla camorra circa 30mila euro alla settimana. Queste le rivelazioni del pentito Santino Cantone che è stato sentito ieri.
Il collaboratore, uno degli intestatari fittizi del deposito farmaceutico, nonché autista personale di Carmine Romano, la mente dell’organizzazione, stava per far saltare l’udienza poiché in un primo momento, per qualche oscuro motivo, ha dichiarato di avvalersi della facoltà di non rispondere. La sua affermazione ha lasciato sorpresi i giudici che preso atto di quanto dichiarato da Cantone, imputato di reato connesso, avevano già dato la data del rinvio. Senonché Cantone, raggiunto telefonicamente nel sito remoto dove era stato effettuato il video collegamento, è ritornato sulla sua decisione, dicendo che voleva collaborare e che vi era stato un fraintendimento. Il pm Maurizio Giordano immediatamente è partito sparando a raffica una serie di domande per stimolare il ricordo del collaborante e per cercare di fare luce sull’intrigato castello accusatorio. Nel processo sono coinvolti medici veterinari, allevatori e informatori scientifici,  nonché due cittadini albanesi che avrebbero avuto i contatti con organizzazioni criminali straniere per il traffico delle sostanze dopanti come la Ketamina e la Somatotropina e olii di hashish medicinali che sono stati importati clandestinamente in Italia e spacciati dal deposito farmaceutico di Riardo con la compiacenza dei medici veterinari presso le numerose aziende bufaline sia del casertano che nel napoletano. Alla sbarra sono finiti Enrico Armini; Enzo Auriemma, Giancarlo Ceruti, Domenico Esposito, Giuseppe Gallico, Maria Pia Leggiero, la farmacista della Italiavet; Samuale Nuzzo, Carmine Romano ed i figli Emilio Antonio e Mario, Fredi Seferi, Raffaele Siani, Maria Toscano, Giovanni Matarazzo e Lvudmula Shulhach. Cantone ha riferito di essere stato alle dipendenze di Carmine Romano che gli versava anche uno stipendio di 600euro al mese per la gestione della farmacia. Cantone ha accusato pesantemente Romano affermando che dietro tutta l’organizzazione c’era sempre lui e che la farmacia di Riardo era un bene dei casalesi. Romano avrebbe poi provveduto a corrompere i veterinari affinché questi si servissero della farmacia di Riardo per acquistare anche i prodotti non legali da smerciare presso le varie aziende bufaline dove andavano a fare i controlli per la brucellosi. Grazie a questa attività Romano incassava dai 20 mila ai 30mila euro a settimana. Cantone ha affermato che proprio da Romano aveva saputo che la farmacia di Riardo non era solo sua ma che dietro c’erano i casalesi e che non potevano sgarrare. I veterinari erano gli anelli di congiunzione. Di essi Romano si sarebbe serviti proprio per contrabbandare le sostanze dopanti corrompendoli con i soldi anche se non ha saputo quantificare le cifre. Cantone ha detto che a lui spettava il compito di consegnare solo i farmaci che venivano acquistati. Inoltre il pentito ha parlato anche dei numerosi viaggi di Romano in Albania, grazie a dei contatti che aveva avuto attraverso Fredi. Secondo la ricostruzione della Dda dietro la farmacia di Riardo c’era il gruppo di Bidognetti, in particolare Domenico o’ Buttaccione, ora collaboratore di giustizia, il quale all’epoca dei fatti era collegato a Franco Tarantino già condannato a 7 anni di reclusione e ad Alfonso Schiavone.

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