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I due operai (coperti da un telo) schiacciati dall'impalcatura

PIEDIMONTE MATESE – Operai uccisi dalla negligenza, la Procura punta l’indice contro l’architetto Volpe

PIEDIMONTE MATESE – Le responsabilità dell’architetto Maria Cristina Volpe, nella qualità di Coordinatore della Sicurezza del cantiere sul quale persero la vita due operai , sono pesantissime. E’ questa l’idea della Procura di Santa Maria Capua Vetere che vuole processore la professionista di Piedimonte Matese, aspirate, nelle ultime ore, alla gestione dell’ufficio tecnico comunale. Perse la vita un operaio edile di Gioia Sannitica, Albino Tammaro di 48 anni, e il suo collega  Antonio Atzeri di 56 anni di Casoria.
La Procura di  Santa Maria Capua Vetere accusa l’architetto Volpe di aver omesso di recarsi in cantiere il giorno in cui si effettuavano le operazioni di allestimento della piattaforma mobile, benché a conoscenza della presenza di una nuova ditta sul cantiere e delle attività in corso, non ha verificato, con opportune azioni di coordinamento e controllo, l’applicazione corretta, da parte delle imprese esecutrici delle procedure di lavoro.
Secondo la Procura Volpe è venuta meno al compito di verifica dei rischi interferenziali tra le attività delle ditte operanti sul cantiere, nonché alla verifica di adeguatezza delle nuove operazioni che venivano effettuate in cantiere, ovvero alla verifica dell’idoneità dell’attrezzatura che si stava realizzando e delle specifiche modalità di montaggio, e consentendo l’allestimento della piattaforma senza che venissero rispettate basilari regole di sicurezza come la necessità di posizionare le torri montanti della stessa in maniera prospiciente la muratura per consentire un adeguato ancoraggio o quella di predisporre ancoraggi ogni 3/6 metri secondo quanto stabilito dal libretto d’uso e montaggio dell’attrezzatura. Seppur consapevole del montaggio in cantiere della piattaforma mobile da parte delle  ditte non ha preteso, prima dell’inizio delle attività, l’esibizione del POS al fine di verificarne la congruenza con il PSC, né tanto meno ha provveduto  ad adeguare il PSC rispetto alla nuova scelta di utilizzare la piattaforma mobile; invero la verifica del POS e l’adeguamento del PSC avrebbero evidenziato come l’attrezzatura utilizzata, se installata correttamente, ovvero con le colonne montanti in corrispondenza della parte esterna della navata principale, non fosse idonea a svolgere i lavori di manutenzione dell’intera facciata.
Inoltre la Procura di  Santa Maria Capua Vetere accusa l’architetto Volpe di aver omesso di recarsi in cantiere il giorno in cui si effettuavano le operazioni di allestimento della piattaforma mobile, benché a conoscenza della presenza di una nuova ditta sul cantiere e delle attività in corso, non ha verificato, con opportune azioni di coordinamento e controllo, l’applicazione corretta, da parte delle imprese esecutrici delle procedure di lavoro.
Con queste accuse, il prossimo febbraio, l’architetto Volpe e altre due indagati saranno davanti al giudice che dovrà stabilire se rinviare tutti sotto processo oppure archiviare.

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