riardo. Il progetto per la realizzazione di una fonderia, nelle verdi campagne riardesi, dovrà essere sottoposto ad autorizzazione VIA. Lo ha stabilito la commissione regionale per la valutazione dell’impatto ambientale nella seduta avvenuta alcune settimane fa. La commissione impone alla società proponente “una migliore analisi sulle motivazioni che hanno portato alla scelta del sito e sulle alternative prese in considerazione”.
Inoltre, la commissione Via di palazzo Santa Lucia, chiede di produrre una “dettagliata analisi delle caratteristiche del bacino idrogeologico soggiacente all’area d’intervento che comprenda il calcolo del bilancio idrogeologico e la ricognizione sul reale volume d’acqua emunto e la previsione degli effetti prodotti dagli emungimenti previsti dal progetto”. La Regione chiede a Ferracciai di produrre studio sui possibili danni ambientali che un eventuale incidente nell’impianto potrebbe causare. Appare evidente che il problema maggiore è garantire l’integrità delle falde acquifere, fra le più importanti d’Europa. L’ipotesi di una fonderia a poca distanza dalle sorgenti Ferrarelle allarma molti, anche la stessa Confindustria di Caserta che scrive al consorzio Asi di Terra di Lavoro per evidenziare il pericolo. Il progetto del gruppo Ragosta a circa un chilometro dalle sorgenti dell’acqua con le bollicine, potrebbe rappresentare un pericolo autentico per il futuro della Ferrarelle – e mettere a rischio centinaia di posti di lavoro – che ha fatto dell’ambiente incontaminato il proprio cavallo di battaglia. Anche secondo il P.T.R. ( Pianificazione Territoriale Regionale) il territorio di Riardo viene definito con espressa vocazione agricola-culturale. Ferracciai srl – questo il nome scelto dal gruppo Ragosta, per il probabile stabilimento riardese – rappresenta, quindi, una minaccia seria per Ferrarelle. L’amministrazione comunale di Riardo ha assunto una posizione ambigua sulla vicenda, sconfessando, nei fatti, una delibera di consiglio comunale, di circa una fa, in cui si opponeva anche al semplice studio di fattibilità proposto dal gruppo Ragosta. Sulla vicenda indagano anche i carabinieri della stazione di Pietramelara che, qualche mese fa, hanno acquisito l’intera documentazione compreso le osservazioni prodotte da Coldiretti, Ferrarelle, Consorzio Tutela della Mozzarella e dai circoli per l’Ambiente. Tutti fortemente contrari. Il gruppo Ragosta però insiste e garantisce che si tratta di una “fonderia a impatto zero” perché emetterà nell’aria un valore di anidride carbonica, quattro volte inferiore a quello fissato per legge. Stesso discorso per la diossina e per tutte le polveri pericolose. Tuttavia, nessuno, al momento, sembra essere in grado di quantificare (nell’arco di un anno), quanto inquinamento sarà realmente prodotto. gianni del monte
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