MARZANO APPIO – De Iorio: “L’eccidio di Campagnola avvenne sotto un’alta croce lasciata dai missionari”

MARZANO APPIO (Nicolina Moretta) – Vincenzo De Iorio ha novantadue anni e come le altre persone della sua età ricorda con estrema chiarezza i fatti accaduti nella sua gioventù. E’ nella sua casa in compagnia di sua figlia, Cesira De Iorio.  Gli chiediamo:

Cosa è accaduto il 10 Ottobre del 1943 a Campagnola?

“Quando i tedeschi stavano salendo a Campagnola da Vairano Scalo, io già ero scappato. Avevo venti anni e mi ero già rifugiato sulle colline degli “Aluisi”- colline che guardano Campagnola dal lato di Roccamonfina – Ci aspettavamo la rappresaglia”.

Perché?

“Un reduce della guerra in Russia aveva lanciato una bomba a mano contro dei tedeschi e ne ferì uno a morte”.

Temevate delle ripercussioni?

“Sì, c’erano i manifesti attaccati ai muri che dicevano che per un tedesco morto avrebbero ammazzato dieci italiani. Per questo tutti gli uomini del paese scapparono. Rimasero solo donne, bambini e vecchi. Quando arrivarono i tedeschi spararono all’impazzata. I morti ci sono stati”.

Dove?

“A quel tempo al posto attuale del monumento ai caduti c’era una grande croce missionaria, di circa tre metri, lasciata dai missionari nel 1902. Sotto la croce furono ammazzati cinque dei miei compaesani. Oggi il monumento si trova allo stesso posto della croce missionaria”.

E gli altri due?

“Li avevano fatti fuori con i colpi sparati all’impazzata, mentre attraversavano Campagnola. Ma quando si tratto di fucilare Alfonso De Quattro, i suoi dieci figli gli si strinsero intorno piangendo, il comandante tedesco si commosse e gli fece salva la vita , fermò le esecuzioni, e diede a De Quattro l’incarico di portare al cimitero i sette cadaveri dei cittadini da loro trucidati. De Quattro li caricò tutti su di un carretto e li portò al cimitero. Io ero fuggiasco, come tutti gli altri giovani per fare salva la vita. Questo mi fu raccontato da mia madre, Vincenza De Quattro, e dalle mie sorelle”.