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VAIRANO PATENORA – “L’Abbandono” in mostra a Palazzo D’Arezzo

VAIRANO PATENORA –“L’Abbandono” è in mostra a Palazzo D’Arezzo.Inaugurata lo scorso 12 agosto sarà visitabile fino al prossimo 28 agosto, tutti i giorni dalle ore 18 alle ore 21. Una iniziativa voluta dal delegato alla cultura Domenica Pelosi.
Se fu per paura o per coraggio ancora si dibatte, certo è però che il “gran rifiuto” con cui nel 1294 abdicò al papato e di cui Dante parla nella Divina Commedia, ha reso Celestino V uno dei papi più celebri della storia. Anche se il Sommo Poeta lo relega nel girone degli ignavi della sua Divina commedia, mentre del resto, Francesco Petrarca diede invece del suo gesto un’interpretazione diametralmente opposta, ritenendo che si dovesse considerare ”il suo operato come quello di uno spirito altissimo e libero, che non conosceva imposizioni, di uno spirito veramente divino”. E la discussione, a distanza di tanti secoli, ancora si alimenta, ed e’ tornata di nuovo all’attenzione di tutto il mondo in particolare quando papa Ratzinger, Benedetto XVI, abbandonò a sua volta il Soglio Pontificio nel 2013.  Per celebrare il 720/mo anniversario della morte di Celestino V, canonizzato nel 1313 da papa Clemente V, e per sollevare l’attenzione collettiva sulla necessità di salvaguardare la pericolante Abbazia Cistercense della Ferrara di Vairano Patenora (CE), e soprattutto sulla necessita’ di mettere in sicurezza l’importante affresco duecentesco che vi e’ conservato in cui sono raffigurati i funerali di Malgerio Sorel con l’immagine coeva proprio di Celestino V, l’Associazione culturale Castello di Fumone ha organizzato una importante mostra d’arte contemporanea dal titolo “L’Abbandono”. Realizzate da otto importanti artisti italiani – Bruno d’Arcevia, Fausto Roma, Massimo Lippi, Carlo Cecchi, Rocco Iannelli, Claudio Marini, Patrizia Molinari e Francesco Colacicchi – le opere, di pittura e scultura, commissionate specificamente dall’Associazione, interpretano ognuna con il proprio linguaggio la figura complessa di Celestino V (l’eremita Pietro da Morrone) e il senso del suo sacrificio, che si concluse con la prigionia e la morte in una torre dell’antico Castello di Fumone. Una fortezza il cui nome risale alla antica consuetudine di annunciare dalle sue mura possenti l’arrivo dei nemici con i segnali di fumo, e la cui storia rimanda alla Roma antica, con i riferimenti alla grande importanza militare che esso rivestì durante l’invasione di Annibale o nel corso delle guerre civili tra Mario e Silla, e tra Cesare e Pompeo. Fino ad arrivare a quando il Castello, divenuto di proprietà vaticana, fu usato dai Papi per oltre 500 anni come prigione per detenuti politici. Così lo utilizzò anche Bonifacio VIII che, succeduto a Celestino V, qui lo rinchiuse dopo la rinuncia, confinandolo in una angusta cella che da luogo di prigionia divenne, dopo la sua scomparsa, santuario per i cristiani. Ormai da cinque secoli, il Castello e’ proprieta’ privata, della famiglia Longhi de Paolis, che lo apre al pubblico e ai pellegrini, ed e’ sede dell’Associazione culturale Castello di Fumone e di molte delle sue attivita’.

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