PIEDIMONTE MATESE – Concussione e abuso di potere, è ripreso questa mattina il processo a carico di Fabrizio Pepe, Piero Cappello e Antonio Ferrante. Una udienza, sostanzialmente, favorevole all’accusa. Ha parlato anche l’imprenditore al quale Pepe – allora come ora presidente comunità Montana del Matese – si rivolse per fornire mobili ad una donna, sua amica. L’imprenditore che aveva vinto un appalto all’ente montano, comprò i mobili consegnandoli poi alla signora. Oggi in aula quell’imprenditore ha confermato tutto aggiungendo poi che Pepe regolò quella “commissione” con circa 2mila euro versati in contanti. Si tornerà in aula il prossimo novembre per ascoltare altri testimoni.
Secondo l’accusa, Fabrizio Pepe, avrebbe abusato dei suoi poteri di presidente della Comunità Montana – ora come all’epoca dei fatti – Con l’accusa di concussione sarebbero finiti sotto processo anche Antonio Ferrante – assessore del Comune di Piedimonte di Matese – e Piero Cappello, all’epoca dei fatti assessore dell’Ente matesino. Secondo la Procura, Pepe, quale presidente della Comunità Montana del Matese, avrebbe indotto un imprenditore aggiudicatario dell’appalto relativo ai lavori di ripristino e adeguamento della strada Zappinelli-Cisterna ad acquistare mobili per l’arredamento della casa di un’altra persona. Pepe, per il magistrato, avrebbe approfittato della debolezza dell’imprenditore che ancora non aveva sottoscritto il contratto con l’Ente per le opere a lui aggiudicate, ingenerando con un ingiustificato temporeggiamento il timore che potessero insorgere problemi in relazione alla conclusione dell’iter procedimentale per il definitivo affidamento dei lavori. La richiesta sarebbe stata formulata come prestito, ma in realtà, secondo il magistrato, sarebbe stata finalizzata ad ottenere il mobilio poiché, dopo la dazione, non venne restituito l’importo speso. Agli atti della Procura, tuttavia, ci sarebbero anche altri due episodi. Sempre in virtù del suo ruolo amministrativo, Pepe avrebbe anche indotto un operaio, incaricato dal Comune di eseguire alcuni lavori presso l’area di stoccaggio rifiuti, ad effettuare opere all’interno di una sua abitazione nel centro storico della città senza, poi, pagare per le prestazioni ricevute. Anzi, secondo la Procura, Pepe avrebbe affermato che il dovuto gli sarebbe stato fatto recuperare addebitando la spesa al Comune. Ferrante e Cappello, invece, sono accusati di aver costretto, nell’estate del 2006, lo stesso operaio, titolare dei lavori presso l’area di stoccaggio, a promettere loro che avrebbe mandato via una ditta per assumerne un’altra. Gli imputati si mostrano sicuri di poter dimostrare la loro innocenza. L’imprenditore Pasquale Florio è costituito parte civile, assistito dall’avvocato Fabrizio Zarone.
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