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Marzano Appio – Immigrati: temono più il deserto, i predoni del deserto e Tripoli che il Mediterraneo. Il racconto di David

Marzano Appio (di Nicolina Moretta) – Immigranti, li muove ciò che spinge i nostri ragazzi ad andare all’estero: la speranza di un mondo migliore, più giusto e che valuti attraverso il merito. Sono queste le motivazioni che hanno spinto David (nome di convenienza, non vuole essere riconosciuto), un ragazzo di trenta anni, proveniente dalla città di Accrà, la capitale del Ghana. David è in Italia da pochi giorni. Provo a fargli una domanda: Perché hai lasciato il tuo Paese? Ma subito mi accorgo che parla come un fiume in piena. La forza che lo spinge è il desiderio crescente di comunicare. Mi limito così a raccogliere la sua testimonianza.
Nel mio Paese, il Ghana, non c’è lavoro, il tasso di povertà è molto elevato, però la nostra economia non funziona. Non ci sono fabbriche, non c’è occupazione. Abbiamo un problema politico. Abbiamo elezioni ogni quattro anni; invece ogni governo eletto dovrebbe rimanere in carica otto anni. Non c’è stabilità e continuità politica e non c’è trasparenza nella spesa pubblica; c’è un’altissima percentuale di corruzione e mancanza di trasparenza nel controllo della spesa pubblica. Per trovare lavoro bisogna andare solo tramite raccomandazione. Ogni volta che cambia il governo lavorano solo gli amici e gli amici degli amici dei politici. Il 40 – 50 % dei ghanesi va all’università. Però il problema è che l’università costa molto e quindi c’è anche un alto tasso di abbandono. Io stesso volevo fare ingegneria all’università, ma ho abbandonato gli studi perché non avevo i soldi. In Ghana l’istruzione non serve per trovare il lavoro, perché devi trovare qualcuno che ti dà il lavoro. Il Paese non è industrializzato e alla fine finisci a fare il body guard. Anche i medici non trovano lavoro e se ne vanno nel Regno Unito. Io ho rischiato la vita per trovare il lavoro. Ho visto in televisione con i miei occhi le persone che venivano soccorse dai medici senza frontiera, ma non avevo scelta; sono andato in Togo e ho comprato una macchina e sono andato ad Agades in Niger. Ho trascorso tre giorni nel deserto. A Agades trovi le persone che ti imbarcano. Devi pagare. A Agades ho negoziato il prezzo del viaggio, ma secondo me è più pericoloso attraversare il deserto che il Mediterraneo. Nel deserto ho visto corpi di morti. Si viaggia costipati anche sui camion che viaggiano nel deserto. Se cadi dal camion nessuno si ferma a prenderti. Sul camion devi reggerti vicino alle aste di legno, servono per non farti cadere. Nel deserto si possono incontrare i predoni che ti rubano i soldi, il cibo e qualche volta ti uccidono. Io mi ero informato, ho attraversato il deserto nel mese del ramadan, allora i predoni non attaccano. Una volta raggiunta la città di Saba, sono entrato illegalmente in Libia, nascosto, assieme ad altri, sui camion, sotto i tappeti. E’ pericoloso perché i libici sono cattivi. Se non capisci la loro lingua, subito ti colpiscono. Io non ho capito cosa mi ha detto un libico e lui mi ha colpito con il calcio della pistola sulla testa – Si abbassa e mi mostra la ferita ancora evidente sul cranio rasato – Tripoli non è facile. Non si vede girare una donna e quelli che girano sono tutti armati. Siccome c’è l’esercito ovunque, i trafficanti di uomini ti introducono nascosto come un sacco di patate. A tripoli ho comprato il passaggio in barca, è costato cinquecento dollari. Ti danno un telefono satellitare e ti dicono navigate fino a largo per due ore e aggiungono:- Poi chiamate e dite che siete in pericolo e vi vengono a prendere.

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