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Pietramelara – Abuso su minore, sentenza a novembre

pietramelara.  L’accusa è gravissima: lo zio avrebbe abusato della nipotina. Ieri è partito il processo con la testimonianza della vititma. Prossima udienza a novembre, quando ci saranno le arriche dell’accusa e della difesa. Quindi potrebbe essere emessa anche la sentenza.
Accuse gravi, contro Roberto Nicolò, verso le quali l’imputato si è sempre professato innocente.
Una dichiarazione di innocenza che sarebbe confermata, in parte, anche da alcune perizie – commissionate dall’accusa – che escluderebbero violenza sessuale sulla bimba.
Il rinvio a giudizio dell’uomo è stato deciso nel 2008. Non sembrarono avere però dubbi i magistrati sammaritani che decisero di processare lo stesso il 40enne di Pietramelara che si sarebbe reso colpevole dei fatti accaduti nel 2005.  
I fatti, secondo l’accusa, sarebbero accaduti nel 2005, quando la presunta vittima aveva appena nove anni; la fanciulla si trovava a Pietramelara – in compagnia della madre – per trascorrere un periodo di vacanza.
Un giorno, mentre la madre era assente, l’uomo avrebbe portato la propria nipotina nella sua abitazione e ne avrebbe approfittato. 
Le indagini svolte  dai carabinieri della locale stazione, su delega del pubblico ministero, avrebbero  raccolto alcune prove per instaurare il processo ma non tali da determinare l’arresto dell’imputato.
Intanto l’imputato si professa innocente e smentisce ogni accusa formulata dalla fanciulla; in particolare anche le perizie dell’accusa non avrebbero evidenziato alcuna violenza fisica sulla minore.
Sicuro dell’innocenza del proprio assistito, l’avvocato Michele Mozzi, che si dice sicuro di riuscire a dimostrare l’estraneità dell’uomo rispetto alle accuse che gli vengono mosse.
Fra circa un mese i giudici diprimo grado potrebbero fare chiarezza sull’intera vicenda che  in paese è molto seguita.
Purtroppo il fenomeno degli abusi sui minori mette in evidenza che le mura domestiche sono spesso quelle più pericolose nell’ambito delle quali, sovente, propri familiari o persone di cui le vittime si fidano ciecamente operano con tranquillità.
In molti casi le famiglie delle vittime non sporgono denuncia.

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