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ALIFE – “Giù le mani da don Ovidio”, la rivolta dei Totari

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ALIFE (di Francesco Mantovani) – Il vescovo Valentino Di Cerbo non attua le direttive di Papa Francesco. Anzi, sembra remare nella direzione diametralmente opposta. E’ questo il pensiero dei fedeli della parrocchia di Totari a seguito della decisione del vescovo di mandare via dalla comunità della frazione il parroco don Ovidio, rispedendolo in terra colombiana. Questa sera, tanti fedeli della piccola frazione hanno organizzato un falò per omaggiare il prete colombiano che nel corso di questi anni è riuscito a entrare nei cuori di tutti i cittadini grazie alle sue eccezionali capacità comunicative e alla sua mai doma opera di carità in favore dei bisognosi e dei sofferenti. Un parroco che è riuscito a coinvolgere nel progetto universale di evangelizzazione ogni singolo soggetto. Anche in questa circostanza – va sottolineato – il prete si è contraddistinto mettendo ancora una volta tutto il suo stile. Don Ovidio, a tal riguardo, non ha preso parte al falò. Lo ha fatto per “non mettere in cattiva luce il suo popolo, la sua gente. E’ uscito dalla porta secondaria come fanno le persone umili e non le prime donne sempre pronte a salire sugli altari sotto le luci della ribalta. Don Ovidio, questa sera, anteponendo il silenzio alle parole ha lanciato l’ennesimo grido di umanità e misericordia che si è stagliato alto nel cielo diocesano. Un messaggio a chi ha mistificato la realtà delle cose confondendo il suo essere espansivo e gioviale con egocentrismo. A Totari la gente invece lo ha amato fin dai suoi primi passi nella parrocchia, fin dai suoi primi passi per le strade della comunità. Fin dai primi sorrisi, fin dal suo modo così straordinario di portare la chiesa fuori dal palazzo ove si annida l’egemonia di un potere costituito che sembra vivere lontano mille miglia dal pianeta terra e dai problemi della gente. A Totari, così come nelle altre parrocchie che il prete colombiano ha guidato, certamente nessuno dimenticherà mai don Ovidio. Dopotutto, solo chi fa cose grandi in vita riecheggerà nell’eternità. E il parroco degli umili, dei poveri, dei deboli, facendosi amare praticamente ovunque e implicitamente riuscendo a rompere un assordante muro di omertà e silenzio ha già contribuito a rendere la missione di Papa Francesco meno dura del previsto.

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