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Riardo – Fuoco all’oasi Ferrarelle, in cenere centinai di alberi

riardo.  Le fiamme attaccano e divorano parte del bosco dei cinquemila alberi nell’oasi Ferrarelle.
Ai danni prodotti qualche mese fa dall’opera distrutrtiva delle ruspe – sgunzagliate dalla stessa azienda Ferrarelle  nell’oasi per realizzare un canale abusivo, stoppate poi dall’intervento dei carabinieri – vanno aggiunti quelli prodotti dal fuoco pochi giorni fa. Chiaramente, risalire agli autori del rogo diventa, per ora, praticamente impossibile.
Quello che appare evidente però è  che da qualche tempo l’idea originale dell’oasi – sposata in un primo momento dalla Ferrarelle e utilizzata in maniera massiccia per vendersi, attraverso pressanti campagne pubblicitarie, una verginità ambientale unica – è stata definitivamente abbandonata dalla stessa Ferrarelle che in pochi mesi – utilizzando le ruspe – ha praticamente cancellato il lavoro fattoi n diversi anni dalla comunità montana.

Macchie di bosco cancellate
Il lavoro delle ruspe nell’ex oasi Ferrarelle è andato avanti, praticamente per diversi  mesi. Sono state anche cancellate diversi macchie di bosco che avevano visto gli uomini della comunità impegnati per la piantumazione.

Le foto
Alcune immagini, scattate  da alcuni ambientalisti del posto, potrebbero aiutare gli investigatori a capire esattamente  la differenza  che si è creata dopo gli interventi e la cancellazione delle macchie mediterranee.
Particolarmente grave, dal punto di vista ambientale, appare la distruzione di oltre cinquanta roverelle  figlie della ultracentenaria quercia di Roccaromana. Alberi che erano che erano stati messi a dimora dagli operai della comunità montana perchè producessore semi.

Arricchimento illecito
Quello che potrebbe configurarsi è un autentico arricchimento illecito ottenuto dall’azienda del gruppo guidato da Carlo Pontecorvo che ha ricevuto, per anni, gli interventi attuati dalla comunità montana del Montemaggiore, senza tuttavia dare nulla in cambio.
Appare infatti impensabile che un ente pubblico attui degli interventi così costosi e prolungati su un suolo privato senza che lo stesso venga sottoposto ad alcun vincolo in favore della collettvità.  Sembra essere esattemente ciò che è successo nell’oasi Ferrarelle dove l’imprenditore avrebbe ottenuto una serie di favori da parte dell’ente pubblico – Comunità Montana del Montemaggiore – per riprendere poi, quando ha ritenuto opportuno, il controllo della zona, trasformandola in qualcosa più simile ad un campo da golf che ad un’oasi naturale.

L’inchiesta
Potrebbe essere l’indagine avviata già qualche mese fa dai carabinieri della stazione di Pietramelara a spiegare l’intera vicenda e ad attribuire eventuali responsabilità.
Bisognerà capire, ora, se esistono danni arrecati alla collettività, la stessa collettività che per anni, attraverso le tasse, ha pagato gli operai della comunità Montana impegnati sui terreni della Ferrarelle.     gdm

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