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SAN TAMMARO – Estorsione, arrestato un appuntato dei carabinieri. Operava a Pavia

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SAN TAMMARO –  – Ha messo in scena un ricatto nei confronti dell’amico imprenditore. Ma dietro quei messaggi e quelle telefonate minacciose c’era proprio lui, l’appuntato dei carabinieri amico di famiglia. Un uomo fidato che ha finto di aiutare l’imprenditore consigliandogli di pagare e offrendosi anche come tramite tra il conoscente e gli inesistenti estorsori. Ma la vittima del ricatto ha capito che qualcosa non andava e si è rivolto alla polizia. Sono le accuse che fanno da sfondo all’arresto dell’appuntato dei carabinieri Antonio Merola di San Tammaro, in forza al reparto operativo della compagnia di Pavia.

Il militare è stato arrestato ieri mattina dagli agenti della squadra mobile della questura, sulla strada tra Bereguardo e Casorate. I poliziotti, all’interno della sua automobile, hanno recuperato due cellulari, uno dei quali intestato a un pakistano dal quale sarebbero partite le telefonate di minaccia. Il sottufficiale dell’Arma ieri pomeriggio è stato interrogato per diverse ore negli uffici della questura e dal suo racconto, secondo quanto è stato possibile sapere, sarebbe emersa un’altra estorsione organizzata allo stesso modo nei confronti di un’altra vittima. Circostanze che ora sono al vaglio degli inquirenti.

L’interrogatorio è andato avanti fino a tarda serata, alla presenza dell’avvocato difensore Fabrizio Gnocchi, del procuratore aggiunto Mario Venditti e del sostituto procuratore Mario Andrigo.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la vicenda sarebbe cominciata circa una settimana fa, quando l’imprenditore, che abita a Casorate, comincia a ricevere messaggi di minaccia rivolti contro la sua famiglia. «Se vuoi che non succeda nulla ci devi dare diecimila euro. Altrimenti ci sono persone che metteranno nei guai i tuoi figli e la tua famiglia».

Messaggi ripetuti, che spaventano l’imprenditore pavese e lo spingono a rivolgersi all’amico carabiniere. L’uomo chiama Merola, sottufficiale di grande esperienza investigativa. Gli spiega la vicenda e gli mostra i messaggi. Il carabiniere, a questo punto, inizia ad avere comportamenti strani per un investigatore. Invece di invitarlo a fare denuncia, consiglia all’amico di pagare. «Meglio non rischiare – avrebbe detto – quella è gente cattiva. Paga e così non si faranno più vivi. Fidati di me».

A questo punto, secondo l’accusa, il carabiniere avrebbe finto di avere contatti con i ricattatori. Ma l’imprenditore aveva già contattato la polizia e presentato denuncia contro ignoti. Gli investigatori della squadra mobile hanno sospettato subito che Merola fosse coinvolto nella vicenda. Lo hanno seguito e gli hanno messo il telefono sotto controllo. La vicenda si è conclusa ieri mattina. L’appuntato dei carabinieri è andato a Casorate dall’imprenditore a ritirare il denaro che avrebbe poi consegnato ai presunti estorsori. «Gente che arriva da Melegnano», avrebbe spiegato all’imprenditore. Non sapeva di avere tre poliziotti alle costole. Quando ha visto gli agenti ha capito e, secondo il racconto di chi era presente all’arresto, avrebbe anche cercato la fuga, disperatamente e senza successo.  (Fonte: La Provincia Pavese)

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