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foto di repertorio

SANT’ANGELO D’ALIFE – Tutela allevamenti bufalini, prende corpo progetto Giardullo-Matroianni: si va verso nuova associazione

bufali

SANT’ANGELO D’ALIFE – Prende sempre più quota la possibilità che nasca  in paese una nuova associazione di tutela e valorizzazione degli allevamenti bufalini.  Due le sedi: una a Cancello ed Arnone; l’altra proprio a Sant’Angelo d’Alife. L’idea di dar luce ad un nuovo sodalizio con l’obiettivo di venire incontro alle esigenze degli imprenditori bufalini locali nacque poco più di un anno fa quando l’ex luogotenente dei Nas, Salvatore Giardullo, e Giovanni Mastroianni, dirigente bancario, ad oggi in pensione, lanciarono questo ambizioso progetto. Proprio Giardullo, intervistato, parla del progetto che sta prendendo corpo.

D: Come nasce l’idea di fondare questa nuova associazione in un contesto già ricco di tante associazioni e sigle sindacali?
R: L’associazione di tutela e valorizzazione degli allevamenti bufalini non è una nuova associazione: è un’associazione nuova. La grande novità consiste nell’affiancare gli allevatori nella gestione degli allevamenti, fornendo loro il necessario supporto giuridico-amministrativo in occasione delle svariate ispezioni cui sono soggetti, durante le quali essi subiscono in qualche circostanza anche azioni vessatorie da parte degli organismi di controllo che, spesso sovrapponendosi nei controlli, per una medesima fattispecie di illecito applicano norme diverse l’uno dall’altro. Vede, io sono un ex Luogotenente dei N.A.S. e per moltissimi anni ho effettuato svariati controlli nel settore degli allevamenti bufalini della Campania, quindi ben conosco le difficoltà che si incontrano per la corretta applicazione delle normative regionali, nazionali e comunitarie che regolano il settore.

D: A cosa si riferisce quando afferma che gli allevatori talvolta sono oppressi dalle attività di controllo?
R: Vede, quasi tutti gli allevatori casertani ritengono che i tanti controlli cui sono soggetti siano frutto di un fantomatico cartello di imprenditori del Nord-Italia che, a loro dire, si starebbe adoperando per trasferire la produzione della mozzarella di bufala nei loro territori. In realtà non è così; i controlli, tuttavia, sono tantissimi: spesso un allevamento viene controllato dai Carabinieri del NAS, piuttosto che dal Corpo Forestale delle Stato o dai membri della Polizia Provinciale e così via, fino a raggiunge sette o otto ispezione nell’arco di un mese. E’ proprio in questa situazione di improvvisazione da parte di taluni organismi di controllo che possono nascere inutili contenziosi con le Autorità Giudiziarie e/o Amministrative. Le procedure, infatti, per quanto molto spesso terminino con una sentenza di non luogo a procedere, causano comunque il fallimento delle aziende indagate, con le nefaste conseguenze che lei stesso può immaginare. Come le dicevo in precedenza, la corretta applicazione delle tantissime norme che regolano il settore non può essere frutto di improvvisazione ma piuttosto di appropriata specializzazione del personale che esegue i controlli. Talvolta, per violazioni di carattere amministrativo, vengono erroneamente applicate norme di carattere penale che danno vita a procedimenti giudiziari che inevitabilmente sono destinati a concludersi con il decreto di archiviazione del procedimento nella migliore delle ipotesi, o ancora peggio, dopo molti anni con la sentenza di assoluzione nel caso in cui il malcapitato allevatore venga rinviato a giudizio. Di contro, la norma speciale che proprio in virtù del principio della specialità, se applicata correttamente, sarebbe istruita in breve tempo.

D: Quali sono le prime iniziative che l’associazione intende intraprendere?
R: L’organismo associativo si avvarrà della consulenza e dell’assistenza di specialisti delle malattie enzootiche, di medici veterinari e di laboratori di analisi specializzati, individuati anche in ambito di altri Stati dell’Unione Europea o extraeuropei. In particolare verrà prestata la dovuta attenzione e cura al risanamento sanitario degli allevamenti e all’accertamento dell’assenza nei terreni di fonti di inquinamento ambientale rivenienti dalla diossina. L’associazione si rivolgerà a qualificati professionisti per assistere e difendere gli allevatori davanti alle Autorità Giudiziarie e Sanitarie nel caso di denunce o in presenza di altri provvedimenti penali e amministrativi. Uno dei primi obiettivi da perseguire con l’ausilio di luminari di fama internazionale, sarà quello del superamento delle situazioni di criticità correlate alla nota problematica dell’ipotizzato utilizzo di vaccino antibrucellosi rb51 che durano ormai da troppo tempo. A conclusione della predetta attività si provvederà al risanamento sanitario di tutte le aziende affiliate , fino al conseguimento della qualifica di stalla “ufficialmente indenne”, ponendo anche particolare attenzione all’inquinamento ambientale dei terreni. Sarà studiata ogni opportuna tutela per difendere il patrimonio bufalino casertano, evitando l’ulteriore diffusione della malattia BRC e riottenendo così il ruolo di leadership nella produzione del latte e della mozzarella di bufala DOP. A tal fine sarà opportuno circoscrivere i focolai di infezione da brucellosi eventualmente ancora presenti in qualche allevamento mediante l’identificazione e la tipizzazione delle brucelle circolanti nel patrimonio zootecnico della nostra provincia, servendosi, se necessario, di specialisti e laboratori di analisi da individuare anche negli Stati Uniti D’America.

D: Per quale motivo mi parla di laboratori di analisi esteri?
R: Sicuramente non per sminuire i nostri laboratori che sono di altissimo livello qualitativo e rappresentano delle vere e proprie eccellenze mondiali per la ricerca della brucella abortus. In realtà la necessità di servirsi di laboratori esteri è dovuta all’emanazione dell’ordinanza del ministero della Salute del 9 settembre 2012 che di fatto non autorizza i laboratori privati italiani ad eseguire gli esami per la ricerca della brucellosi animale. A dire il vero, credo che il divieto di eseguire, in autocontrollo, analisi per la ricerca della brucellosi sui capi allevati, più che impedire la diffusione della malattia, privi gli allevatori di un sicuro mezzo per contrastare l’infezione. Tenga presente che la profilassi ufficiale per la ricerca delle malattie zoonotiche degli allevamenti italiani viene eseguita dai pubblici servizi veterinari che, loro malgrado, a causa del taglio del personale, effettuano i prelievi a distanza di sette o otto mesi l’uno d’altro, mentre la malattia viene trasmessa dall’animale positivo ai restanti capi della mandria in pochi giorni. Di contro, con il sistema dell’autocontrollo, eventualmente vincolato all’obbligo dell’ autodenuncia delle positività da parte del veterinario aziendale, l’allevatore potrebbe monitorare sistematicamente gli animali della sua mandria ed evitare il diffondersi della brucellosi o di altre malattie che colpiscono il patrimonio zootecnico.

D: Mi parla delle altre iniziative che l’associazione intende perseguire?
R:Una grossa novità sarà quella di eseguire, con cadenza perlomeno semestrale, dei sopralluoghi presso ciascuna azienda iscritta, con lo scopo di verificare la corretta attività gestionale della stessa, scongiurando di fatto eventuali attività repressive (denunce penali e amministrative, sequestri, sanzioni ecc.) che potrebbero nascere a seguito dei controlli effettuati dalle preposte autorità e, talvolta, come le dicevo in precedenza, anche a causa di uffici che poco conoscono la normativa che regola il delicato settore. Sarà intrapresa, con l’ausilio di personale qualificato, una capillare attività di intelligence volta a verificare il corretto approvvigionamento del latte di bufala da parte dei grossi caseifici operanti anche in altre aree DOP del territorio italiano, segnalando e denunciando le eventuali irregolarità riscontrate all’Autorità Giudiziaria e a quella Sanitaria. L’associazione ha in animo un progetto che potrebbe coinvolgere nella commercializzazione dei prodotti lattiero-caseari rinomati imprenditori di fama internazionale e giovani trasformatori del posto. A tal proposito, uno dei nostri affiliati sarebbe disposto a cedere la gestione di un caseificio di nuova generazione ad oggi mai utilizzato.

D: Dopo i video della Four Paws diffuso in questi giorni in Italia dalla LAV che ha denunciato i casi documentati di maltrattamento degli animali, voi come pensate di intervenire?
R: In realtà in virtù della mia pregressa esperienza professionale posso tranquillamente dirle che gli episodi denunciati dalla LAV sono originati da qualche sciagurato ed improvvisato allevatore. In effetti oggi i vitelli maschi nati nelle aziende bufaline da un lato vengono utilizzati per la riproduzione, dall’altro vengono allevati per poi macellarli all’età di 15/18 mesi per la produzione dell’ottima carne di bufala che ormai è sempre più presente nella nostra filiera commerciale alimentare. Per quanto attiene ai vitelli nati in esubero rispetto alle esigenze dell’allevamento, essi vengono muniti di marche auricolari identificative, iscritti all’anagrafe nazionale di Teramo ed inviati alla macellazione presso strutture autorizzate.

D:Oltre gli aspetti sanitari che lei ha ben delineato, ci sono altri settori connessi alla gestione aziendale nei quali l’associazione intende intervenire?
R:Sicuramente sì! In primis sarà fornita la consulenza professionale relativa alla programmazione dello sviluppo rurale (PSR) della regione Campania per il periodo
2014 – 2020 che, stante la proposta di riparto approvata in sede di Conferenza Stato Regioni, prevede, per la nostra regione, lo stanziamento di importanti somme di denaro. In secondo luogo, gli allevatori usufruiranno della consulenza e l’assistenza finanziaria, nelle trattative con gli istituti di credito, con finanziarie accreditate anche attraverso il Confidi Gafisud di Caserta presso il quale le aziende potranno iscriversi. L’associazione non trascurerà di assicurare la corretta informazione mediatica dell’intero comparto, ivi compresa la filiera di produzione e commercializzazione dei prodotti, denunciando all’Autorità Giudiziaria gli autori di notizie diffamatorie e calunniose.

D:Non teme che l’associazione possa sovrapporsi ad altri organismi similari, quali ad esempio l’A.N.A.S.B. (Associazione Nazionale Specie Bufalina)?
R: Assolutamente no, perché come le ho detto il fine della nostra associazione è solo quello di tutelare gli interessi degli allevatori per superare i momenti critici che inevitabilmente si verificano nella gestione aziendale. Anzi, è nostra ferma intenzione interagire e confrontarci proprio con l’A.N.A.S.B. su alcuni aspetti connessi alla tutela della bufala mediterranea italiana, che come ben sa, con la legge 27 2002, n.292 è considerata patrimonio zootecnico nazionale regolamentata. A tal proposito, colgo l’occasione per sensibilizzare L’Associazione Nazionale della Specie Bufalina affinché ben sfrutti l’opportunità dell’Expo 2015 per promuovere nel modo la mozzarella e gli atri prodotti caseari ottenuti dalla trasformazione del latte di bufala. In ultimo, per far meglio comprendere ai non addetti ai lavori l’importanza dell’intera filiera le dico che il comparto bufalino campano comprende complessivamente circa 280.000 capi, pari al 74% del patrimonio bufalino nazionale, allevati in oltre 1400 aziende nelle quali sono impiegate 15.000 unità lavorative. Nell’anno 2013 sono stati prodotti 37 milioni di kg di mozzarella di bufala campana DOP, per un valore del fatturato alla produzione di oltre 315 milioni di euro. Il 92% della produzione di mozzarella di bufala DOP si concentra in Campania di cui il 58% viene prodotta tra le province di Caserta e Napoli, il 34% a Salerno. il 7% nel basso Lazio e l’1% tra Foggia e Venafro.

 

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