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CASERTA – Il borgo di Casolla, dalle storiche memorie alle moderne delusioni

CASERTA  (di Nando Silvestri) – L’antico borgo medievale di Casolla, oggi pertinenza amministrativa comunale di Caserta, vanta una storia affascinante che le maestranze cittadine ignorano e nei fatti sminuiscono. “Casae Ullae” o “Casae Ollae” sono certamente i nomi originari del borgo e si riferiscono rispettivamente ad un gruppetto di case sparse a mo di campana (Ulla) e di famiglie dedite alla produzione di colla ricavata dalla bollitura di pelli animali in grossi orci, le “Ollae”. Sin dall’epoca medievale l’economia di Casolla gravitava intorno all’olio e alla colla e venne incoraggiata dai frati benedettini che, diversamente dagli attuali governanti, seppero dare lustro e ricchezza al territorio d’altura. Ne originò un insediamento sempre più popolato che nella seconda metà del Settecento contava già mille abitanti, farmacie, esercizi commerciali ed importanti edifici religiosi ospitanti virtuosi prelati. “La presenza di archi imponenti dominanti alcune antiche strutture abitative ancora in piedi testimonia l’antica attività dell’essiccazione delle pelli, vitale per il luogo” sottolinea l’archittetto Domenico Rossi, cittadino casertano residente a Casolla. “Sta di fatto che il patrimonio storico ed architettonico legato a Casolla, oggi affonda nei liquami delle inondazioni conseguenti  alle precipitazioni” spiega l’architetto. “La stessa via Montanara, il cui nome deriva da una celeberrima famiglia insediatasi nel borgo, è uno scellerato scempio fatto di terra, ingombranti erbacce e materiali di risulta che si staccano dalle ripe, i costoni di tufo delimitanti la strada e si riversano sulla carreggiata adorna sempre di voragini e rifiuti abbandonati”, continua Rossi. Il cronico abbandono e lo squallore in cui periferia, Parco Aranci, rione Tescione e frazioni stagnano diffusamente, lungi dalle sterili insinuazioni di mendacità urlate da chi vorrebbe farsi valere imitando il greco Procuste e celandosi dietro il tricolore, sono palesi dati di fatto. Insomma, tocca a noi cittadini, come conferma l’architetto Rossi, ripulire la nostra città. “A Casolla lo facciamo abitualmente armati di sacchi, decespugliatori, nessun gaudio e tanta rassegnazione”, conclude l’architetto.

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